LA FAMIGLIA: IL MISTERO GRANDE


Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe
Quando una madre prega per suo figlio entra in una situazione di perenne attesa, come se portasse in sé una presenza da cui non potrà mai più separarsi. E’ la sua vocazione, sembra di sentire la madre di Samuele: “…per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto.” (dal Primo Libro di Samuele)
Nella preghiera si ritrova la fiducia, ci sono tante storie che si potrebbero raccontare dove si sono realizzati fatti umanamente inspiegabili grazie alla preghiera. E’ per questo che bisogna da subito insegnare a pregare ai fanciulli, offrendo seri esempi proprio all’interno della vita quotidiana della famiglia. La giornata può essere scandita, senza affanni, da brevi momenti di silenzio, brevi preghiere, come quelle del mattino, della sera, prima dei pasti. Un papà e una mamma che si fermano, mano nella mano, invitando i figli a fare altrettanto troveranno pace e serenità, gioia e letizia nei rapporti fra loro e con loro: “…perché sole e scudo è il Signore Dio; il Signore concede grazia e gloria, non rifiuta il bene a chi cammina nell’integrità.” (dal Salmo 84)

NON SI VIVE SENZA IL NATALE


Quarta Domenica di Avvento(Anno C)
La nascita di Gesù è da festeggiare solennemente, ma il Natale è subordinato liturgicamente alla Pasqua che è il centro attorno al quale ruota l’intero anno cristiano. Che la festa del Natale sia sotto attacco da parte del sistema consumistico per trasformarla in una festa “laica” a prescindere dalla causa prima dell’avvenimento è ormai un dato di fatto, ma noi dobbiamo essere coscienti della verità contenuta nell’epistola agli Ebrei: “…mediante quella volontà siamo santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre.”
Mi è capitato di vedere un presepe che veniva rappresentato in modo tradizionale, dove il paesaggio si elevava, nella parte opposta alla capanna, verso un’ondulata collina alla cima della quale si stagliavano tre croci. Dall’incarnazione alla resa di morte per il Figlio di Dio che prelude alla Resurrezione e alla sconfitta della morte affinché si realizzino tutte le profezie: “…Egli si leverà e pascerà con la forza del Signore, suo Dio, con la maestà del nome del Signore.” (dal Libro del Profeta Michea).

LA PAGLIA


Terza Domenica di Avvento (Anno C) 
Quando ho letto nel Vangelo che la paglia brucerà con un fuoco inestinguibile, mi è venuto in mente che la paglia viene sì bruciata dopo la trebbiatura, ma può anche essere utilizzata per altri fini. Pensavo, però, in particolare, al presepe dove, di solito, nella mangiatoia all’interno della grotta, mettiamo un poco di paglia che aiuta a tenere il caldo e a far stare bene il bambinello.
Mi piace immaginare Giuseppe che, disteso seppur un po' esausto dopo le apprensioni del parto di Maria, sia corso al covone a prenderne a bracciate e timidamente distenderla nella “culla”.
Sorrido al pensiero e rileggo il Salmo suggerito dal Profeta Isaia: “…ecco, Dio è la mia salvezza; io avrò fiducia, non avrò timore, perché mia forza e mio canto è il Signore.”

LA SORTE DELLA CHIESA


Seconda domenica di Avvento (Anno C)
C’è qualcuno disposto a percorrere tutta la regione, tutte le contrade, tutte le nazioni per chiedere alla gente una conversione di vita radicale?
“…egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati…voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore.” (dal Vangelo di Luca). C’è oggi sempre più bisogno di profeti veri che sappiano indirizzare i cuori verso Cristo,
affinché non restino intrisi di tutto e il contrario di tutto. Mi sovviene Papa Benedetto XVI che si domandava:
“Che ne è stato della nostra fede? In che misura sappiamo noi oggi comunicarla? La certezza che Cristo è risorto ci assicura che nessuna forza avversa potrà mai distruggere la Chiesa.” Fa eco a quanto ci ricorda il Salmo: “…quando il Signore ristabilì la sorte di Sion, ci sembrava di sognare. Allora la nostra bocca si riempì di sorriso, la nostra lingua di gioia.”

LA VEGLIA


Prima Domenica d’Avvento (Anno C) 
Comincia il periodo liturgico dell’attesa più significativo di tutto l’anno. Quasi coincide con l’inizio di dicembre, il mese che porta diretto al Natale e a tutto l’indotto che prospera su questa festa il cui principio religioso è forse, ormai, del tutto dimenticato. Al punto tale che in alcune scuole primarie vogliono far cantare ai bambini canzoni di Natale sostituendo il nome di Gesù con altri termini, purché non si ricordi chi si festeggia. Inutile sottolineare che ogni opposizione a questi stravolgimenti è da sostenere. Da applausi l’iniziativa di quella bambina di 10 anni che è riuscita a coalizzare tutte le scolaresche per ottenere che si ritornasse a cantare Gesù nella recita natalizia. Quindi, c’è molto da lavorare e tutti siamo invitati a fare la nostra parte. Per cominciare sarebbe cosa buona e giusta soffermarsi sulla Parola che ascoltiamo:
“…farò germogliare un germoglio giusto che eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra.” (dal Libro del Profeta Geremia).Quel germoglio prenderà vita, come sappiamo, in quel Sì di quella giovane donna di nome Maria di Nazaret. 

DALLA PARTE DELLA VERITA’


Solennità di Cristo Re (Anno B)
In un periodo storico dove a farla da padrone è il relativismo, è strambo proporre un discorso serio sulla verità. Nessuno di noi ce l’ha in tasca perché una verità soggettiva è un non senso, ma se leggiamo ed ascoltiamo attentamente e senza paraocchi ciò che ci dice la Scrittura, allora le nubi cominceranno a diradarsi:
“…Ecco, viene con le nubi e ogni occhio lo vedrà, anche quelli che lo trafissero e per lui tutte le tribù della terra si batteranno il petto.” (dal Libro dell’Apocalisse)

LA PIANTA DI FICO


XXXIII Domenica T.O. (Anno B)
Arrampicarsi su una pianta di fico è un gioco da ragazzi, infatti, da bambino, nell’orto del mio compagno di scuola, ci divertivamo a salirvi e scendere nell’esercizio delle nostre giocose iniziative. Non sapevo dell’importanza di questa pianta nell’economia narrativa dei racconti biblici:
“…dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.” (dal Vangelo di Marco)
Quanto accade intorno a noi sembra quasi preludere a quella profezia.

LA CASA DI SAREPTA


Domenica XXXII T.O.(Anno B)
Se invece della casa di Sarepta dove ad attendere Elia stava una vedova ormai stremata dalla carestia e dalla povertà, il Buon Dio volesse indicare, ora, la casa nostra, dove abitiamo e cerchiamo di resistere nella carestia di valori e, per alcuni, anche di sostegni economici? Quale accoglienza per l’uomo di Dio saremo in grado di offrire? Gli diremo che non abbiamo tempo di ascoltarlo, di andare alla mensa dei frati che un primo e un secondo, alla domenica, li danno a tutti. Siamo talmente poveri di “timor di Dio” che non c’importa nulla della sua Chiesa, ormai quasi come un deserto, che preti e simili stanno meglio di tanti poveri disgraziati. Eppure quello si presenta proprio alla tua porta, e quel poco che hai, te l’hanno insegnato e testimoniato i tuoi genitori, il tuo vecchio parroco, lo condividi, hai fiducia nel Signore ed ecco:“…la farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunciato per mezzo di Elia.” (dal Primo Libro dei Re).

LA GIOIA DI VEDERE


Domenica XXX T.O. (Anno B)
Nella Chiesa cattolica ha un ruolo fondamentale la figura del sacerdote:
“…ogni sommo sacerdote, infatti, è scelto fra gli uomini e per gli uomini viene costituito tale nelle cose che riguardano Dio.” (dalla Lettera agli Ebrei)
In parole povere, il compito del sacerdote dovrebbe essere quello di condurre i fedeli, in primis, gli uomini, in generale, ad incontrare nella loro vita il Creatore, colui che ha donato la vita ed ha offerta la stessa sua vita per amore loro.
Quindi non è un sociologo, uno psicologo, un tuttologo, è colui che fa vivere in terra le cose di Dio per farle, poi, godere per l’eternità.
Ci viene in soccorso, per sottolineare il concetto:
“…ecco, li riconduco…e li raduno…fra loro sono il cieco e lo zoppo, la donna incinta e la partoriente.” (dal Libro del Profeta Geremia)
Il sacerdote guarda i suoi e gioisce per l’umanità che ha di fronte. Sa che incontrerà delle difficoltà, delle opposizioni, delle infedeltà, delle delusioni, ma non demorde.

GRANDE E SOMMO


XXIX Domenica T.O.(Anno B)
Capita di sentirsi estraneo a ciò che ci sta attorno, di essere assenti, come se un grande vuoto ci trascinasse fuori dai nostri pensieri, dalle nostre occupazioni. Non c’è nessuno che ti può aiutare in quei frangenti, la solitudine interiore è la sola unica compagnia, cerchi di fuggire le occasioni prossime di incontri, come pure di tentazioni e senti di galleggiare in quella specie di limbo quale anticamera di un bisogno più grande. Poi, basta passare davanti ad una chiesa e ti senti attratto, non hai voglia di pregare, ma entri ed allora capisci che non sei più solo: “…dunque, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione di fede.” (dalla Lettera agli Ebrei).

L’ALTRA EREDITA’


XXVIII Domenica T.O. (Anno B)
Chi non è stato, prima o poi, in ballo, nella sua vita, con problemi legati ad una eredità: con parenti, con il fisco o con la burocrazia. Si auspica sempre un qualche lascito, una casa o un terreno, oppure un bel gruzzolo. Pur sapendo che, alla fin fine, non è quello che ci permetterà di pareggiare i conti al tramonto dell’esistenza:“…mille anni, ai tuoi occhi, sono come il giorno di ieri che è passato, come un turno di veglia nella notte.” (dal Salmo).E’ proprio vero, quasi non ce ne accorgiamo e siamo alla soglia della vecchiaia, ci voltiamo un attimo e la vita di tizio o di caio è già finita, eppure erano giovani. Ci diciamo, ma ho ancora tanto tempo da vivere, perciò devo fare in modo di godermelo. Stolti che siamo! Quando, durante il servizio militare, ero di guardia, il turno di sentinella sembrava non finisse mai. Ci si inventava varianti su varianti per fare trascorrere quel tempo che scandiva l’andare avanti e indietro nel silenzio più assoluto. Eppure, in realtà, non era così. Il tempo si bruciava e ci si trovava al cambio guardia senza la dovuta attenzione. Il capoposto ci trovava addormentati o impegnati nella lettura di un libro e questo non era né saggio, né prudente:
“…Per questo pregai e mi fu elargita la prudenza, implorai e venne in me lo spirito di saggezza.” (dal Libro della Sapienza).

IL BENE DELLA CHIESA

XXVII Domenica T.O.  (Anno B)
Pace sulla Chiesa. Parafrasando un breve del Salmo, fermiamoci a chiedere davvero la benedizione del Signore sulla Chiesa di oggi. Da sempre, non sono mancate le persecuzioni, le distruzioni, le diaspore, le crisi. Anche oggi una crisi, forse d’inaspettata gravità, serpeggia fra i palazzi vescovili e le semideserte navate di un popolo di Dio sempre più smarrito. Si fatica a capirne le cause. Ma ormai è assodato che il nemico è in casa nostra. I peccati che si consumano nelle stanze ecclesiali sono sacrilegi che si sommano alle inadempienze morali di una chiesa che vuole inseguire a tutti i costi il mondo. Per questo torna più che mai urgente ritornare a pregare:“…ti benedica il Signore…possa tu vedere il bene di Gerusalemme tutti i giorni della tua vita. Possa tu vedere i figli dei tuoi figli. Pace su Israele.” (dal Salmo 127)

IL PROFETA NASCOSTO


XXVI Domenica T.O.(Anno B)
Francesco d’Assisi era sicuramente un battezzato, di buona famiglia, come si diceva una volta, con buone prospettive future in società e nel lavoro. Pieno di vita, dunque, pronto a goderla come pure metterla in gioco per vanagloria. Osservante e rispettoso della religione e dei costumi, solo che un bel giorno:
“…e lo Spirito si posò su di loro; erano fra gli scritti, ma non erano usciti per andare alla tenda. Si misero a profetizzare nell’accampamento.” (dal Libro dei Numeri).
Francesco non era uscito per andare alla cattedrale, a sentire il Vescovo, perché lo Spirito lo spinse verso le rovine di una chiesa, nella quale vide la desolazione e l’abbandono. Si mise allora d’impegno per ricostruire le mura e per fare questo, “pietra su pietra”, si mise a profetizzare per le vie della sua Assisi, per le contrade più sperdute, cercando di vivere in povertà e invitando i ricchi, com’era lui, a dare altrettanto:“…e ora a voi ricchi: piangete e gridate per le sciagure che cadranno su di voi” (dalla Lettera di San Giacomo)
Dopo secoli e secoli, verrebbe da dire, caro Francesco, la situazione non è mutata. La dimensione profetica è quasi del tutto scomparsa nel clero, ai laici non si vuol dare credito, i ricchi padroneggiano ancora sulla povertà. Si vive come se Dio non esistesse più, le nostre città sono ridotte peggio di Sodoma e Gomorra o Ninive, c’è l’imbarazzo della scelta. Le chiese sono abbattute, vendute, donate agli islamici per farne moschee, i crocifissi tolti dalle aule scolastiche, con una chiesa in “uscita” che più libera non si può.

IL PRIMO E L’ULTIMO


XXV Domenica T.O. (Anno B)
Si discute, gente, si discute su tutto, di tutto. A volte sui canali radio-tv si discute contemporaneamente di politica, di religione, di spettacolo, di sport, di filosofia, di morale, di economia, di animali, di scienza, di diritti, di doveri, di pace, di razzismo, di scuola e si addiviene a che cosa?? Che la sapienza ne rimane comunque esclusa ed estranea e la verità ricondotta a mera tesi di supporto per i propri interessi che non sempre coincidono con la giustizia. In ogni caso si esclude che Dio possa avere un ruolo e se qualcuno lo chiama a testimonianza per la giustificazione della propria vita, subito ne viene deriso, quando va bene, se non addirittura osteggiato:
“…tendiamo insidie al giusto…mettiamolo alla prova con violenze e tormenti…condanniamolo a una morte infamante, perché secondo le sue parole, il soccorso gli verrà.” (dal Libro della Sapienza)

LA VERITA’ NEL CUORE


XXII Domenica T.O.  (Anno B)
Chi mente e sa di mentire è disonesto due volte. Si possono anche accettare alcune menzogne se sono dettate da veniali tornaconti, per esempio di tipo commerciale, ma quando le conseguenze ricadono pesantemente sulla reputazione di altri, persone o istituzioni, allora la domanda di verità diventa dirompente. Purtroppo dobbiamo farci i conti ogni giorno, soprattutto se il diritto e la giustizia non si specchiano nella Legge del Signore:
“…le osserverete (le leggi) dunque e le metterete in pratica perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli…Infatti quale grande nazione ha gli dei cosi vicini a sé, come il Signore Dio è vicino a noi ogni qual volta lo invochiamo?”. (dal Libro del Deuteronomio)
Basterebbe, quindi, osservare quelle leggi per mettersi in linea con la saggezza che, è vero, si acquisisce con la maturità e con l’intelligenza che si fonda sul rispetto dell’altro, per avere inoltre, per noi credenti, l’opportunità di ricorrere al Buon Dio ogni qual volta lo preghiamo sotto la sua tenda:
“…Signore chi abiterà nella tua tenda? Colui che…dice la verità che ha nel cuore, non sparge calunnie…e non lancia insulti al suo vicino.” (dal Salmo 14).

DIMISSIONI E COSI’ VIA


XXI Domenica T.O. (Anno B)
La tentazione è forte, quella di voltare le spalle e andarsene perché quanto dice Gesù è troppo difficile da seguire nella vita di tutti i giorni. E, infatti, molti dei suoi discepoli che gli andavano dietro se ne tornarono alle loro abitudini.
In verità, oggi, sembrerebbe che la gente se ne vada dal frequentare la Chiesa perché, chi di dovere non parla più loro di Gesù, ma di ben altro. Immigrati, gay, sogni vari, famiglie varie, insomma tanti begli argomenti, ma che si potrebbero benissimo sentire in altri luoghi, così come d’altronde avviene.
“…se sembra male ai vostri occhi servire il Signore, scegliete oggi chi servire…quanto a me e alla mia casa, serviremo il Signore.” (dal Libro di Giosuè).

PER LA VITA DEL MONDO


XIX Domenica T.O. (Anno B)
Il profeta Elia si sentiva esausto, stanco della vita, deluso dai risultati ottenuti e voleva farla finita, rifugiarsi lontano dai suoi, in un deserto come se il mondo non fosse altro che un deserto. Se guardo a quegli uomini, a quelle donne parcheggiate alla fine dei loro anni, se guardo a quelle mamme abbandonate nelle loro amare gravidanze, posso certificare che il senso di svuotamento di quelle vite porta al rifiuto di ogni qualsiasi senso da dare alla vita.
I suicidi cruenti e tangibili in continuo aumento accentuano quelle condizioni anche e soprattutto nelle nuove generazioni. Mai come in questi nostri anni si è riusciti ad estendere l’aridità del deserto, dove le solitudini e gli abbandoni sono l’humus su cui cresce il vuoto di esistenze senza senso. Eppure l’Angelo del Signore non manca di accostarsi a ciascuno come si evince dall’ascolto dal Primo Libro dei Re: “…si alzò, mangiò e bevve. Con la forza di quel cibo camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb.”

ALLA RICERCA


XVIII Domenica T.O.( Anno B)
Quando s’incontra qualcuno o qualcosa che ti colpisce si è pronti a qualsiasi cosa pur di poter capire il vero motivo di quell’attrazione. E’ ciò che succede a coloro che incontrano Gesù sulla loro strada, accadeva ai tempi della prima missione in terra ebraica, si ripete oggi nelle vicende di ciascuno. Ogni occasione è buona per cercare, per anticipare, per trovarsi là dove riteniamo si possa concretamente sentire una presenza. E’ il processo che riporta ogni qual volta alla Messa, all’apice dell’incontro. O ci si crede veramente, oppure è tutto solo sentimentalismo, quando va bene, autoreferenzialismo quando ci si mette al centro della scena.“…ho inteso la mormorazione degli israeliti. Parla loro così: “al tramonto mangerete carne e alla mattina vi sazierete di pane; saprete che io sono il Signore, vostro Dio”…” (dal Libro dell’Esodo).

LA BISACCIA


XVII Domenica T.O.(Anno B)
Per il pellegrino medievale la bisaccia, che veniva benedetta prima della partenza per uno dei tre grandi itinerari di fede, a Gerusalemme, a Roma, a Santiago di Compostela, assumeva diversi significati. La bisaccia avrebbe dovuto essere stretta perché il pellegrino non deve portare con sé altro che una piccola e modesta quantità di denaro in quanto privo di mezzi, povero come Cristo, povero come gli apostoli, avrebbe dovuto fare affidamento solo nella divina provvidenza. Inoltre, la bisaccia ricordava al pellegrino la necessità di mortificare la carne afflitta dai vizi e dalle concupiscenze. Di essere pronto, quindi, a soffrire la fame, la sete, il freddo, le umiliazioni, la fatica. Infine la bisaccia non avrebbe dovuto essere chiusa da lacci, e anzi, doveva avere l’imboccatura sempre aperta, perché il pellegrino deve dividere i propri averi con i poveri e, dopo, essere pronto a ricevere e donare.
Il riferimento alla bisaccia, invece, per il Profeta Eliseo è segno della benevolenza di Dio per il suo popolo:
“…venne un uomo, che portò pane di primizie all’uomo di Dio: venti pani d’orzo e grano novello che aveva nella bisaccia.” (dal secondo Libro dei Re)

IL GERMOGLIO GIUSTO


XVI Domenica T.O. (Anno B)
Quando ci rechiamo alla Santa Messa domenicale sappiamo di presentarci al cospetto del Signore che ci accoglie nella sua Casa e: “…davanti a me tu prepari una mensa, sotto gli occhi dei miei nemici…”(dal Salmo).
Abbiamo nemici? Purtroppo è proprio così. Siamo sotto una morsa di chi non ci vuole bene. I cristiani sono coloro che a causa della fede sono i più perseguitati nel mondo. Il guaio è che spesso e volentieri a non volerci bene sono pure quelli che a parole dovrebbero difendere e salvaguardare l’integrità della propria professione di fede. “Guai ai pastori che fanno perire e disperdono il gregge del mio pascolo…” (dal Profeta Geremia). Chissà, oggi, in quante omelie si sentirà piangere un “mea culpa” in relazione all’attuale vita della Chiesa che è in affanno. Non disperiamo, però: “…Ecco, verranno giorni nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto, che regnerà da vero Re e sarà saggio ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra…e lo chiameranno con questo nome: Signore-nostra-giustizia.” (dal Profeta Geremia).

LA POLVERE DEI CALZARI


XV Domenica T.O.(Anno B)
Efrem il Siro così si rivolgeva a Dio: “Signore e Sovrano della mia vita, non darmi uno spirito di pigrizia, di scoraggiamento, di dominio e di vana loquacità! Concedi invece al tuo servo uno spirito di castità, di umiltà, di pazienza e di carità.” Possiamo ben associare questo pensiero, questo proposito, questa preghiera ad ogni uomo che sente la chiamata al servizio di Dio. Sicuramente sarà stato così anche per il profeta Amos: “…il Signore mi prese, mi chiamò mentre seguivo il gregge…”. Un uomo che viveva la sua vita in semplicità accontentandosi della sua famiglia, della sua terra, ma ecco che gli viene chiesto di mettersi davanti al gregge, di fare veramente il pastore perché le perdite non possono più essere accettate. Allora come oggi.

LA SOLITUDINE DEL PROFETA


XIV Domenica T.O. (Anno B)
Ogni tanto, fra la moltitudine di notizie giornaliere, riesce a trovare spazio il genocidio di cristiani che sta avvenendo in Nigeria. D’altronde qui da noi sono tutti concentrati a piangere per i presunti migranti che non trovano più aperti i porti italiani. In compenso, anche nella chiesa cattolica, delle migliaia di persone uccise, le loro case e chiese distrutte, famiglie costrette a fuggire a causa del loro credo, non fa né caldo né freddo. Sarà perché a commettere quei crimini sono musulmani? E, quindi, guai a parlare male di questi? Allora che il Salmo si riversi su di noi:
“…pietà di noi, Signore, pietà di noi, siamo già troppo sazi di disprezzo dei superbi…
dello scherno dei gaudenti.” 
E quando succederà anche da noi, bisognerà proprio vedere come reagiremo. In parte già lo constatiamo quando vediamo come siamo disprezzati nella politica come nell’andazzo sociale, con tutti quei gay-pride che altro non sono che uno sfregio alla Santa Chiesa.

AI PIEDI DI GESU’


XIII Domenica T.O. (Anno B)
L’espressione  “talita kum” che troviamo nel Vangelo di oggi, letteralmente, in aramaico significa “agnellino, alzati”.
Mi piace, indipendentemente dalle interpretazioni filologiche di quelle parole, riconoscere un tocco quasi voluto di tenerezza che esprime tutta la compassione di Gesù per i suoi “agnellini”. E’ un riandare a quell’altra immagine del Cristo Buon Pastore con sulle spalle la pecorella smarrita. Come dire, con gesti semplici, seppur misteriosi, come il ritorno alla vita della figlia di Giairo, quanto il Libro della Sapienza ci consegna: “…perché Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi…ma per l’invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo e ne fanno esperienza coloro che le appartengono.”

IL TEMPO E’ ORA


Domenica 24 Giugno 2018   
Natività di San Giovanni Battista
La nostra vita è nel tempo che ci è dato come spazio per guadagnarci il tempo dell’eternità accanto al Creatore della nostra vita. Dobbiamo renderci conto di questo grande impegno che dobbiamo assumerci per evitare di cadere nel tranello del nulla ben impersonato dal tentatore, da colui che rifiutando la sovranità del Creatore vuole condurre nella sua desolazione quanti più uomini possibili. Per questo è bene ricordare il passo degli Atti degli Apostoli: “…dalla discendenza di Davide, Dio inviò come salvatore Gesù. Giovanni aveva preparato la sua venuta predicando un battesimo di conversione a tutto il popolo..” E’ per questa sua azione che viene ricordato come il Battista.

L’ALBERO DELLA VITA


Undicesima Domenica T.O.(Anno B)
Scriveva il poeta D. Mallok: “se non potete essere un pino sulla vetta del monte, siate una scopa nella valle, ma siate la migliore piccola scopa sulla sponda del ruscello, siate un cespuglio se non potete essere un albero…”
Mi sono venuti in mente questi antichi versi quando ho ascoltato le parole del profeta Ezechiele:
“…sapranno tutti gli alberi della foresta che io sono il Signore, che umilio l’albero alto e innalzo l’albero basso.”
E’ una similitudine molto semplice da comprendere: più uno crede di essere importante, più si crede bello e forte e in quel modo esercita la sua grandezza e la sua potenza per farsi vedere, più il Signore gli preferirà quell’umile poveraccio che riconosce i suoi limiti e con dignità impegna tutto sé stesso

DOVE SEI?


Decima Domenica T.O.(Anno B)
E’ una domanda, dove sei?, che vale per tutti noi, in qualche modo vale pure per quelli che ci hanno preceduto. Ora, per loro, la domanda possiamo porla solo noi, mentre il Signore Dio ben sa dove si trovano, in paradiso con lui, in purgatorio, nella sofferenza della purgazione, o nell’inferno della dannazione eterna.
Noi invece abbiamo ancora qualche opportunità da giocarci, e la domanda non ci lascia scampo:
“…ma il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: “Dove sei?”. Gli rispose: “ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo e mi sono nascosto.” (dal Libro della Genesi).

I PICCOLI


Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (Anno B)
Voglio introdurre questa solennità del Corpus Domini con un pensiero di Chiara Lubich, fondatrice dei Focolarini:
“Quando l’ombra della croce appare, l’anima si raccoglie nel tabernacolo del suo intimo e, scordando il tintinnio della campana, ti “vede” e ti parla. Sei tu che mi vieni a visitare. Sono io che ti rispondo: “Eccomi Signore, te voglio, te ho voluto”.
All’altare c’è la croce, a quella, una volta, il sacerdote guardava e, implicitamente, invitava a guardare tutti i fedeli, che non venivano ancora “chiamati” popolo.
All’altare c’è il tabernacolo, è lì che viene custodita la verità della nostra fede, il nucleo della nostra intimità con Dio, del nostro parlare con Lui. Noi che siamo miseri, che ci rechiamo titubanti in chiesa, pensiamo di fare un favore a Dio varcando quella sacra soglia, in verità, come dice Chiara Lubich, è Lui che ci viene incontro in quell’Ostia Santa, il suo Corpo donato per noi, per me, per te.
“…pietoso e giusto è il Signore, il nostro Dio è Misericordioso. Il Signore protegge i piccoli: ero misero ed egli mi ha salvato” (dal Salmo 115).

I DUBBI


Santissima Trinità(Anno B) 
Oggi celebriamo un Mistero Grande, il Dogma per eccellenza, che ci introduce all’Amore che attraversa e raccoglie le Tre Persone della Santissima Trinità. E noi ci lasciamo prendere per mano, come un bambino da accompagnare a scuola, fiducioso che poco per volta, poi, comprenderà l’importanza dell’ascolto del maestro, dei suoi insegnamenti, dell’educazione cui sarà sottoposto.
Quel bambino, crescendo, andrà sempre più spedito ed autonomamente alla scuola della vita, certo, con un bagaglio di dubbi che diventerà sempre più pesante. Non c’è da meravigliarsene, leggiamo il Vangelo: “… gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva indicato loro. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.” (dal Vangelo di Matteo).

FIN DAL PRINCIPIO


Domenica di Pentecoste (Anno B)
Pentecoste - El Greco
Possiamo ben dire che quando dei cristiani vogliono ottenere veramente qualcosa dal Buon Dio devono trovarsi tutti insieme in un determinato posto, diciamo in Chiesa, ed essere un solo corpo nell’implorare le grazie a beneficio di chi ne ha bisogno.
“…si trovavano tutti insieme nello stesso luogo…” (dagli Atti degli Apostoli) e solo allora ricevettero lo Spirito Santo, grazie al quale poterono, perentoriamente, cominciare a parlare di Dio a tutte le genti al punto che: “…tutti erano stupiti e fuori di sé per la meraviglia.” (dagli Atti degli Apostoli).

Il CENTRO DI AIUTO ALLA VITA 
organizza nell'AUDITORIUM SAN DIONIGI a VIGEVANO 
il convegno
"CONSEGUENZE FISICHE E PSICHICHE DELL'ABORTO"
sabato 26 Maggio



A quarant'anni di distanza dall'entrata in vigore della legge 194, si persiste nel non parlare delle conseguenze 
fisiche e psichiche 
cui può andare incontro 
una donna che sceglie l'interruzione volontaria di gravidanza.

E' un tema molto delicato ma ancora così misconosciuto 



Nella realtà sociale attuale si ravvisano preoccupanti segni di una deriva eugenetica che porta ad un vero e proprio genocidio preconcezionale e prenatale quale risultato di una cultura dello scarto, alimentata da una situazione di ignoranza cui non viene posto rimedio.

LA GUIDA DAL CIELO


Ascensione del Signore (Anno B)
Di fronte al dogma dell’Ascensione di nostro Signore Gesù Cristo rimango estasiato, per via del grande mistero che in essa è racchiuso. Mi piace pensarla come ad una staffetta dove il testimone che mi viene passato è niente di meno che la vita stessa di Gesù. Indipendentemente dalle qualità degli staffettisti la fiducia che in essi viene posta da parte del Signore è consolidata dalla promessa dello Spirito Santo che viene in nostro soccorso con il Sacramento del Battesimo.

GLI AMICI


Sesta Domenica di Pasqua(Anno B)
Di una cosa sono sicuro, è sull’amicizia che si costruiscono rapporti veri, sinceri, duraturi. Questo vuole dire che se da un incontro con una persona scaturisce quella scintilla di empatia, se custodita come si deve, questa si trasforma in un sentimento che si appaga proprio in uno stato che viene, appunto, chiamato amicizia.
“…Non vi chiamo più servi…ma vi ho chiamato amici perché tutto quello che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.” (dal Vangelo di Giovanni).
Ecco, vedete, così è avvenuto per i discepoli che, incontrando sulla loro strada Gesù, ne furono subito attratti e, proseguendo nella conoscenza, capirono di potersi fidare di Lui. E il loro rapporto si consolidò nel rispetto, nella lealtà, nella stima. E’ così che avvenne anche per noi. Ripensiamo un attimo agli amici della nostra vita e scopriremo che fu così che nacque l’amicizia

IL TRALCIO


Quinta Domenica di Pasqua(AnnoB)
Nessuno è obbligato a farsi cristiano. Il Cristianesimo può benissimo non essere condiviso, ma è fuor di dubbio che è una religione di pace perché mette al centro della sua missione la persona nella sua interezza, temporale e spirituale:
“…la Chiesa era dunque in pace…si consolidava e camminava nel timore del Signore.” (dagli Atti degli Apostoli).
Nel momento che si aderisce alla sua proposta di vita, si diventa discepoli di Cristo e alla sua sequela si vive il nostro tempo, sappiamo che il timore di cui parlano gli Atti attiene alla paura di restarsene lontano.
Non a caso il Vangelo parla della vite e dei tralci. Se questi ultimi non sono strettamente legati alla pianta si ammalano e si seccano e non sono belli da vedere:
“Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete fare nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco…” (dal Vangelo di Giovanni).

IL RIFUGIO

Quarta Domenica di Pasqua(Anno B)
Quando ci si appresta, zaino in spalla, ad un’escursione di giornata in alta montagna, ha quasi sempre come meta il “rifugio”. Penso, per esempio, a quello di “Città di Vigevano”, partendo da Alagna Valsesia. La camminata è lunga, impervia, faticosa. Il rischio che il tempo cambi è sempre alto, le soste per riprendere fiato doverose. Ma poi, quando si raggiunge l’ultimo strappo ed in alto si vede la sagoma del “rifugio”, quando vi si entra e si tira un sospiro di sollievo, si sente il calore dell’accoglienza, allora capisci di essere al sicuro, di non doverti più preoccupare, sei importante, tutti sono pronti ad ascoltarti, pronti al servizio perché sanno la fatica che hai affrontato:
“…è meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nell’uomo. E’ meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nei potenti.” (Sal 117)
E’ Lui il rifugio, quando nel corso della nostra vita decidiamo, infine, di caricarci sulle spalle tutte le nostre malefatte, che zaino pesante, e guardando all’alto della croce, con capo chino, cominciamo, una buona volta, a pregare il Buon Dio affinché ci guidi nel giusto sentiero.

L’AUTORE DELLA VITA


Terza Domenica di Pasqua (Anno B)
E’ mai possibile che possa esserci qualcuno che non si ponga la domanda chiave circa la sua vita, il suo essere al mondo, la sua situazione, il perché della morte e così via? Fin da bambino, guardando il mondo che mi circondava, mi meravigliavo per le cose che vedevo, che avevo, che toccavo con mano. Non provavo invidia se i miei amici avevano la bicicletta, chiedevo se me la facevano provare ed ero felice, mi piaceva se andavo a giocare a casa di Tiziano perché c’era il riscaldamento con i termosifoni accesi e non mi scocciava se poi dovevo andare a casa ad accendere la stufa economica nel gelo della cucina. Voglio dire che si assapora la vita se a questa dai un senso, ed io lo trovavo in casa, fra i miei, all’oratorio, in Chiesa, a scuola, con i compagni. Oggi, ho l’impressione che tutto sia un non senso, si è persa di vista la ragione stessa dell’esistenza umana al punto tale che parlare di Dio sia quasi una “bestemmia”. Al punto che suona logica l’espressione quasi angosciosa del Salmo:“…fino a quando, voi uomini, calpesterete il mio onore, amerete cose vane e cercherete la menzogna?”

LA VITTORIA SUL MONDO


Seconda Domenica di Pasqua  - 
            Divina Misericordia (Anno B)
Se siamo discepoli del Signore come si conviene, nulla ci deve preoccupare, la vittoria sul mondo è alla nostra portata. Anche quando sembra che tutto vada in direzione opposta. Prendete, per esempio, il fatto che quest’anno si celebri il quarantesimo dell’approvazione della legge che ha legalizzato l’aborto di Stato e che ancora non è possibile parlare male di queste norme senza incorrere nel reato di lesa maestà nei confronti dell’autodeterminazione della donna. Ne abbiamo la prova nel caso del cartellone dell’Associazione Pro Vita, raffigurante un bambino di 11 settimane nel grembo materno, fatto rimuovere con la forza dal sindaco di Roma. Una sconfitta dunque? Può darsi, siamo poveri, indifesi, ma siamo forti delle promesse del Signore:“…è meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nell’uomo. E’ meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nei potenti.” (dal Salmo).

LA PIETRA


Domenica di Pasqua (Anno B)        
                       Risurrezione del Signore
Nella nuda pietra di un sepolcro il corpo di Gesù è stato amorevolmente deposto. Una possente pietra è stata posta a sigillo di quel luogo di morte e silenzio. Ogni luce è stata bandita con il rotolare faticosamente avviato di quei pochi coraggiosi che hanno accompagnato la Via Crucis del Signore. Sempre una pietra: “…la pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo…(dal Salmo).

I DISCEPOLI


Domenica delle Palme (Anno B) 
       Inizio della Settimana Santa
Quando succede di sentire la domenica “…la Messa è finita, come discepoli di Cristo, andate in pace!”, mi domando se le persone che si allontano dai banchi della chiesa e si avviano per andare a casa si rendono conto della responsabilità che li identifica. Ovviamente, a maggior ragione, la cosa vale ancora di più per i presbiteri, i diaconi, i religiosi cui dovrebbe sempre riecheggiare nei loro cuori quanto riporta il Profeta Isaia: “…il Signore mi ha dato una lingua da discepolo, perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato.”
Essere discepoli vuole dire, allora, prima di tutto, vivere dell’ascolto della Parola per essere degni di saper dire una parola ai poveri, agli abbandonati, ai malati, ai moribondi e dare così loro sollievo e speranza nell’abbandono alla volontà del Signore. Con le sole forze umane, questo non è possibile, occorre chiedere e richiedere sempre nella preghiera, come nel Salmo di oggi: “…ma Tu Signore, non stare lontano, mia forza, vieni presto in mio aiuto. Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli, ti loderò in mezzo all’assemblea.”

IL SERVITORE



Quinta Domenica di Quaresima(Anno B)
“…se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore..”
Ma perché mai dovrei fare il servitore di qualcuno. Io non ho padroni, io scelgo cosa fare, non c’è nessuno che possa impormi cosa devo fare, dove devo andare, come impostare la mia vita. E’ questo, a grandi linee, il ragionamento che potrebbe farci una persona che si dichiara atea.
Se fatto con onestà, può essere sicuramente rispettato purché simile atteggiamento possa esserci anche nei confronti di chi, invece, crede in Dio, creatore e amante della vita.