XXI Domenica T.O. (Anno B)
La
tentazione è forte, quella di voltare le spalle e andarsene perché quanto dice
Gesù è troppo difficile da seguire nella vita di tutti i giorni. E, infatti, molti
dei suoi discepoli che gli andavano dietro se ne tornarono alle loro abitudini.
In
verità, oggi, sembrerebbe che la gente se ne vada dal frequentare la Chiesa
perché, chi di dovere non parla più loro di Gesù, ma di ben altro. Immigrati,
gay, sogni vari, famiglie varie, insomma tanti begli argomenti, ma che si potrebbero
benissimo sentire in altri luoghi, così come d’altronde avviene.
“…se
sembra male ai vostri occhi servire il Signore, scegliete oggi chi
servire…quanto a me e alla mia casa, serviremo il Signore.” (dal Libro di Giosuè).
Insomma,
queste cose accadevano già nei tempi antichi. E la storia si ripete. Chi mai
serve il Signore nella Chiesa di oggi? Chi mai, oggi, è felice di poter cantare
il Salmo:
“…benedirò
il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode…i poveri ascoltino
e si rallegrino.” ( dal Salmo 33).
I
poveri, cioè i semplici, i puri di cuore, i bambini, chi è capace di
ringraziare il Buon Dio semplicemente per il dono della vita, siano aiutati a
conoscere sempre meglio quel Buon Dio nella persona di Gesù Cristo, perché
nell’incontro con Lui, nell’esistenza di tutti i giorni, possano sentirsi
confortati e sostenuti nella speranza. E’ questo il senso del nostro pregare,
sennò come mai potremmo capire la Parola di San Paolo agli Efesini che,
politicamente scorretto, ci parla della famiglia:
“…e
come la Chiesa è sottomessa a Cristo, così anche le mogli lo siano ai loro
mariti in tutto…e voi mariti amate le vostre mogli come anche Cristo ha amato
la Chiesa e ha dato se stesso per lei...”. (dalla Lettera agli Efesini).
E
già, la famiglia, quella su cui la Chiesa ha costruito la sua storia di santità
perché così ha voluto il Buon Dio fin dal principio e che Gesù Cristo ha
confermato, sottoscrivendo il patto con la sua Chiesa, parlando dell’amore fra
un uomo e una donna. Non fra un uomo e un uomo, una donna e una donna o altre
varianti possibili di depravazione. Eppure proprio in questi giorni, nella sua
Chiesa, si sta vivendo la Giornata mondiale della Famiglia in Irlanda e, proprio
per l’incapacità a comprendere la portata di tale rivoluzione, si svolgono in
contemporanea due congressi per parlare della famiglia, da una parte, e di
famiglie dall’altra. Che confusione, senza contare che questo appuntamento
viene registrato proprio in quella terra, una volta culla del cattolicesimo,
l’Irlanda dove recentemente è stato legalizzato il diritto d’aborto, preceduto,
qualche anno fa, del riconoscimento del matrimonio omosessuale. Non credo che
la Chiesa voglia e possa sdoganare nessuna altra “famiglia”, ma evidentemente
ci sono problemi, vedi l’omosessualità e i preti pedofili o pederasti, che sono
dirompenti per la comprensione di quei poveri di cui si diceva nel Salmo.
Allora il disamoramento e l’allontanamento dalla Chiesa diventa una realtà cui
bisogna dare una risposta. Il Vangelo di oggi lo è:
“…disse
allora Gesù ai dodici: “volete andarvene anche voi?” gli ripose Simon Pietro:
“Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna e noi abbiamo
creduto e conosciuto che Tu sei il Santo di Dio.” (dal Vangelo di Giovanni).
No,
non daremo le dimissioni perché ci identifichiamo nelle parole di Pietro,
perché conosciamo e riconosciamo che la Chiesa è il solo luogo dove possiamo
avere parole per la vita eterna. Nessun altro, non c’è altro Dio, potere
finanziario o politico che possano dare senso alla nostra
vita. Non diamo in pasto ai porci quella verità che riguarda la Chiesa: Cristo
ha dato la vita per Lei, non per altre religioni dell’uomo, e ci ha detto che
anche noi dobbiamo fare altrettanto, ricordandoci anche il come, che è nelle
nostre possibilità, restando fedeli nell’amore che si coltiva nella famiglia
fra un uomo e una donna e fra loro e i loro figli. San Paolo aggiunge che
questo è un Mistero grande ed è vero, ma proprio in questo sta il senso della
nostra fede.
Gs 24,1-2°.15-17.18b
/ Sal 33(34) / Ef 5,21-32 / Gv 6,60-69
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