Ascensione del Signore (Anno B)
Di
fronte al dogma dell’Ascensione di nostro Signore Gesù Cristo rimango estasiato,
per via del grande mistero che in essa è racchiuso. Mi piace pensarla come ad
una staffetta dove il testimone che mi viene passato è niente di meno che la
vita stessa di Gesù. Indipendentemente dalle qualità degli staffettisti la
fiducia che in essi viene posta da parte del Signore è consolidata dalla
promessa dello Spirito Santo che viene in nostro soccorso con il Sacramento del
Battesimo.
Noi,
adesso, possiamo comprenderlo benissimo perché ci è stato trasmesso, nella
fede, dai nostri genitori, dal parroco, dai catechisti della nostra infanzia,
dalla vita di una Chiesa che cerca di vivere il mandato ricevuto dagli Atti
degli Apostoli:
“…e
di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai
confini della terra.”
Sono
stati così fedeli a quella richiesta che sono proprio giunti fino ai confini
della nostra esistenza a distanza di migliaia di anni. C’è da domandarsi se, a
nostra volta, riprendiamo con impegno serio e duraturo quell’imperativo.
Ciascuno provi a darsi una risposta. Mi sembra di poter dire che qualche lacuna
c’è, qualche diserzione pure e, ascoltando il Salmo, anche un diffuso
tradimento:
“…i
capi dei popoli si sono raccolti come popolo del Dio di Abramo.”
Non
è forse vero che nazioni una volta cattolicissime come la Francia, il Belgio,
la Spagna, l’Olanda hanno voltato le spalle alla loro storia costruita sulla
religione di un popolo credente nel Dio di Abramo, di Gesù? Non è forse vero
che l’intera Europa ha rinnegato il valore della sua civiltà fondata sul
Cristianesimo? E’ triste doverlo ammettere, ma quel Salmo attesta solo una
rovina che sempre più lascia disordini e disastri attorno alle città dell’uomo
d’oggi. Le condizioni di vita si stanno deteriorando: il deserto dell’ateismo o
dell’indifferenza avanza, le chiese si svuotano, il cristianesimo deriso, i
valori scardinati, la famiglia cancellata, la patria screditata e noi stiamo a
guardare. Eppure:
“…comportatevi
in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e
magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare
l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace.” (dalla lettera di San
Paolo agli Efesini).
Ci
sarebbe da stendere tutto un trattato su questa meravigliosa esortazione
dell’apostolo delle genti, ma ci rimanga solo da monito perché almeno in parte,
da domani, cominciamo a vivere secondo quello schema.
Sono certo, ne avremo tutti un bel giovamento e quei popoli, di cui facciamo
parte, poco per volta potranno cambiare volto e ritornare agli splendori del
diritto e della giustizia. E pure la Chiesa tornerà ad essere fedele e tenace
testimone del Vangelo, quello della vita e della famiglia. Ogni anno ne
celebriamo i fasti, prossimamente ci sarà la Giornata Mondiale della Famiglia,
ma cerchiamo di renderli concreti con la vita di tutti i giorni:
“…andate
in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà
battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato.” (dal Vangelo di
Marco).
Quale
grande responsabilità è sopra la nostra testa, corrode i nostri cuori ed
accende il nostro spirito. E se non sarò capace di trasmettere come si deve il
Vangelo alla creatura che domani incontrerò e questi incorrerà nella condanna,
come potrò presentarmi al cospetto del Signore, mi domando. Eppure il comando è
tassativo, andate in tutto il mondo, vivete il Vangelo e raccontatelo a tutti, e
già, intanto, però, Lui è salito al
Cielo. Già, ma proprio perché Lui è il Cielo, che può essere con noi, come una
guida che ci conduce su sicuri sentieri. Proprio così, è questo il dogma:
“uomini di Galilea”, uomini di Vigevano, “non state a guardare il cielo”. Quel
Gesù che è stato assunto, allo stesso modo è in noi, oggi, attraverso
l’Eucaristia, via, verità e vita, cui possiamo guardare per trovare la strada
che conduce tutti al suo Amore.
At 1,1-11 / Sal 46(47) / Ef 4,1-13 / Mc 16,15-20
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