Santa Famiglia di
Gesù, Maria e Giuseppe
Quando una madre prega per suo figlio
entra in una situazione di perenne attesa, come se portasse in sé una presenza
da cui non potrà mai più separarsi. E’ la sua vocazione, sembra di sentire la
madre di Samuele: “…per questo fanciullo ho pregato e il
Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto.” (dal Primo Libro di
Samuele)
Nella preghiera si ritrova la fiducia, ci
sono tante storie che si potrebbero raccontare dove si sono realizzati fatti
umanamente inspiegabili grazie alla preghiera. E’ per questo che bisogna da
subito insegnare a pregare ai fanciulli, offrendo seri esempi proprio
all’interno della vita quotidiana della famiglia. La giornata può essere
scandita, senza affanni, da brevi momenti di silenzio, brevi preghiere, come
quelle del mattino, della sera, prima dei pasti. Un papà e una mamma che si
fermano, mano nella mano, invitando i figli a fare altrettanto troveranno pace
e serenità, gioia e letizia nei rapporti fra loro e con loro: “…perché sole e scudo è il Signore Dio; il
Signore concede grazia e gloria, non rifiuta il bene a chi cammina
nell’integrità.” (dal Salmo 84)
Tanto più a chi cammina insieme ai propri
figli, alla propria moglie, al proprio marito. Certo, oggi non è così semplice,
ci si lascia trascinare, anche senza accorgersene da “un mondo che ha fretta.
Tutti sembrano correre come pazzi dietro a uno sviluppo e a un arricchimento
maggiori, di modo che, da una parte, i figli sembrano avere molto poco tempo
per i genitori, e allo stesso tempo ai genitori manca il tempo per i figli e
per sé stessi. Così è proprio dal focolare domestico che si mette in moto la
rottura della pace nel mondo.” (Madre Teresa di Calcutta)
Si comprende, così, perché la pace è lontana
dal realizzarsi veramente. Si comprende, così, la profondità dell’esortazione
che ci viene dalla Prima Lettera di Giovanni: “…carissimi se il nostro cuore non ci
rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la
riceviamo da lui perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che
gli è gradito.”
In realtà noi smettiamo di chiedere, cioè di
pregare, perché in coscienza sappiamo di non essere a posto e non vogliamo
entrare nel merito, tanto più andare al confessionale. Se questa condizione
s’incancrenisce ecco spiegato il perché non si trova soddisfazione quelle poche
volte che, in extremis, ci rivolgiamo a Lui per risolvere problemi creati da
noi stessi.
Facciamo, allora, quello che gli è gradito,
cioè vivere nell’amore in famiglia, come d’altronde ci si era promesso, e
vedremo che tutto cambierà e scopriremo che la preghiera diventa il fertilizzante
del nostro giardino (Il Signore ha messo un seme nella terra del mio
giardino...cantavamo alcuni anni fa).
Quella canzone diceva “io volevo che fiorisse
il fiore…ma il tempo del germoglio lo conosce il mio Signore…” E’ questo il
tempo dell’attesa, della perenne attesa di una madre, dell’attesa del
compimento dell’amore dal fidanzamento al matrimonio, dell’attesa da una
generazione all’altra, dell’attesa dell’incontro: “…dopo tre giorni lo trovarono nel tempio…”
I tre giorni dalla morte, dell’angoscia, che
rimandano, però, alla resurrezione, alla rinascita, all’eternità; “…ma essi non compresero ciò che aveva detto
loro…”
Le difficoltà, le incomprensioni che tutti i
genitori incontrano, prima o poi, nel rapporto con il figlio: anche in questo
caso si tratta di accettare l’attesa; “…scese dunque con loro e venne a Nazaret e
stava loro sottomesso.” (dal Vangelo di Luca)
Tutto si dipana, quindi, secondo un progetto
ben preciso, un progetto divino che fa capo alla famiglia, all’amore fra un
uomo e una donna che forma la famiglia, in cui tutti i
componenti sono chiamati ad un compito, una responsabilità che si assume il
bene degli altri. Non si può depotenziare questo fondamento dell’esistenza
umana, neanche volendo, come il mondo cerca di fare. Perché nella famiglia è
pienamente presente il Mistero Grande, la famiglia è Mistero Grande, ne abbiamo
testimonianza in quella di Nazaret.
1Sam 1,20-22.24-28 / Sal 83(84) / 1Gv 3,1-2.21-24 / Lc 2,41-52
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