27 agosto 2016

L’ESALTATO E L’UMILIATO



XXII Domenica del Tempo Ordinario
La frase principale del Vangelo: “…chiunque si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato…” è entrata nella filosofia popolare e proprio tutti la conoscono e la citano non appena ne capita l’occasione. Se ne capisce il senso, ma quasi sempre lo si applica, nella prassi, appena è possibile, distorcendone la buona logica della mitezza.
E’ forte la tentazione di fare il primo della classe, il gallo nel pollaio, il bullo del quartiere, il padrone di uomini, il Don Rodrigo della zona, insomma, l’altezzoso, laico, prete o religioso che sia.
E proprio perché il Buon Dio conosce bene i suoi polli, non limita la misericordia ad una logica fine a sé stessa, ma dispensa consigli a tutto spiano: “…Figlio compi le tue opere con mitezza e sarai amato più di un uomo generoso”. (Siracide). Si potrebbe anche tradurre “figlio, nella ricchezza cammina con modestia” e già questa sintesi sarebbe una gran bella cosa.
Quante persone operano nel servizio al prossimo con il sorriso sul viso, con la fiducia del buon fare, con la discrezione di chi possiede beni e ricchezza. Li si può incontrare tutti i giorni. Basta fare un salto in qualsiasi associazione di volontariato.

20 agosto 2016

LA PORTA STRETTA


XXI Domenica del Tempo Orinario
All’ascolto della Parola restiamo con uno stato d’animo che si strascica incerto verso due condizioni:
- quella della felicità: ”Genti tutte, lodate il Signore, popoli tutti, cantate la sua lode,   perché forte è il suo amore per noi e la fedeltà del Signore dura per sempre” (Salmo);
- quella della inquietudine: “…sforzatevi di entrare per la porta stretta…(Vangelo).
Provo, allora, a riflettere.
Isaia ci preannuncia che:…”Io verrò a radunare tutte le genti…e li manderò…alle Isole lontane che non hanno udito parlare di me”.
Il Vangelo al versetto 29 “Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio” ce lo conferma.
Quanto sopra spiega e potenzia l’atteggiamento della preghiera che recita il Salmo e giustifica la condizione di chi si sente felice quando partecipa al banchetto eucaristico.
E fin qui tutto bene, poi arriva la mazzata. In sintesi, se volete salvarvi sforzatevi di entrare nel mio regno dalla porta stretta e sbracciatevi pure perché molti cercheranno di entrarci, ma pochi ce la faranno.

14 agosto 2016

INNO ALLA VITA



Assunzione B.V. Maria : INNO ALLA VITA
“Ecco la serva del Signore, avvenga per me secondo la tua parola.” (Lc 1,38).
Dopo questa adesione di Maria tutto è cambiato.
Davvero: “…un segno grandioso apparve nel cielo, una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul capo una corona di dodici stelle. Era incinta…” (Ap). L’universo intero si trasforma, il sole e la luna - l’umanità ritrova linfa nuova, la corona e le dodici stelle – la vita s’incarna, era incinta.
Davvero: “…l’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi” (1Cor).
Sotto i suoi piedi non solo più la luna, ma la morte, il nemico per eccellenza dell’uomo.
E così tutto è sotto i suoi piedi che rimarcano il cammino pronto e faticoso di chi è pronto: “Maria si alzò e andò in fretta…” (Lc1,39).
Come un andare ad ogni angolo del mondo: “…per narrare alla generazione futura: questo è Dio, il nostro Dio in eterno e per sempre; egli è colui che ci guida in ogni tempo” (Salmo).
Lui ci guida e il bello è che, qualora per qualsiasi motivo ne smarrissimo la strada, c’è Lei, la Madre, che ci guida, ci riporta verso Lui. Non è forse così che si possono spiegare le innumerevoli e continue apparizioni, soprattutto quando i tempi sono grami come quello che stiamo vivendo?
L’invito alla preghiera, alla conversione, non sono frasi di circostanza, è il pungolo costante per riprendere quel cammino, con il Rosario in mano, con la penitenza, con l’ascolto della devozione mariana che si presenta e ripresenta sempre più viva, unico e forse ultimo baluardo contro il nemico, Satana, che non demorde di voler fare suo il mondo.
Questa devozione, valorizzata dal Dogma, semplice e facilmente comprensibile, esplode nella gioia dell’Assunzione in Cielo del corpo di nostra Madre.
Ci sarebbe da riflettere approfonditamente sul significato che ha il corpo nel disegno di salvezza per ciascuno di noi, ma mi preme evidenziare il significato del passo evangelico: “Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il Frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del Mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo…” (Lc 1,41-43).
E’ un duplice significato. Il primo zampilla dalla vita che c’è, non viene nascosta, non si vede nei grembi delle due donne, ma l’evangelista la rende partecipe del Mistero, è il Mistero stesso e che dà senso alla nostra vita, e di tutti gli esseri umani che hanno costellato il tempo fino ad oggi, anche quelli che non hanno visto la luce del sole perché uccisi prima di nascere.
Il secondo significato esplode dalla presenza della Santissima Trinità. Anche in questo episodio detto “La visitazione” le Tre persone si muovono all’unisono.
E’ favoloso: allora quando sappiamo che nel grembo di una donna, e nello specifico di una donna amata, ma pure no, la vita si perpetua in un nuovo essere umano, noi non sappiamo chi è, chi sarà, cosa farà, come vivrà, ma sappiamo che in quel nuovo essere umano c’è il sigillo dell’Amore, dell’Amore Trinitario.
Nessuno può strapparlo, ciascuno deve, invece, custodirlo come segno indelebile della Gloria di Dio che trova il suo Trono nella briciola della mia vita, della tua vita.
Ap 11,19a;12,1-6a.10ab / Sal 44(45) / 1Cor 15,20–27a / Lc 1,39-56

digiemme

13 agosto 2016

IL FUOCO VIVO

XX Domenica del Tempo Ordinario

C’è da farsi tremare le vene dei polsi. Questo passo del Vangelo è difficilmente digeribile, è ostico, il Buon Dio ci presenta il fuoco, ci nasconde la pace, dà per certa la divisione in ogni casa, in ogni città, fra amici e compagni, fra popoli e razze.
“Sono venuto a gettare fuoco sulla terra e come vorrei che fosse già acceso…”(Luca).
Mi viene da pensare che, essendo Lui il fuoco, possiamo stare allora certi che non è un fuoco di distruzione, quello che riduce tutto in cenere, non è neppure un fuoco di guerra, quello che brucia vite e speranze. 
E’, sicuramente, quel fuoco che accende i cuori.