Assunzione B.V. Maria : INNO ALLA VITA
“Ecco
la serva del Signore, avvenga per me secondo la tua parola.” (Lc 1,38).
Dopo
questa adesione di Maria tutto è cambiato.
Davvero:
“…un segno grandioso apparve nel cielo, una donna vestita di sole, con la luna
sotto i suoi piedi e sul capo una corona di dodici stelle. Era incinta…” (Ap).
L’universo intero si trasforma, il sole e la luna - l’umanità ritrova linfa
nuova, la corona e le dodici stelle – la vita s’incarna, era incinta.
Davvero:
“…l’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha posto
sotto i suoi piedi” (1Cor).
Sotto
i suoi piedi non solo più la luna, ma la morte, il nemico per eccellenza
dell’uomo.
E
così tutto è sotto i suoi piedi che rimarcano il cammino pronto e faticoso di
chi è pronto: “Maria si alzò e andò in fretta…” (Lc1,39).
Come
un andare ad ogni angolo del mondo: “…per narrare alla generazione futura:
questo è Dio, il nostro Dio in eterno e per sempre; egli è colui che ci guida in
ogni tempo” (Salmo).
Lui
ci guida e il bello è che, qualora per qualsiasi motivo ne smarrissimo la
strada, c’è Lei, la Madre, che ci guida, ci riporta verso Lui. Non è forse così
che si possono spiegare le innumerevoli e continue apparizioni, soprattutto
quando i tempi sono grami come quello che stiamo vivendo?
L’invito
alla preghiera, alla conversione, non sono frasi di circostanza, è il pungolo
costante per riprendere quel cammino, con il Rosario in mano, con la penitenza,
con l’ascolto della devozione mariana che si presenta e ripresenta sempre più
viva, unico e forse ultimo baluardo contro il nemico, Satana, che non demorde
di voler fare suo il mondo.
Questa
devozione, valorizzata dal Dogma, semplice e facilmente comprensibile, esplode
nella gioia dell’Assunzione in Cielo del corpo di nostra Madre.
Ci
sarebbe da riflettere approfonditamente sul significato che ha il corpo nel
disegno di salvezza per ciascuno di noi, ma mi preme evidenziare il significato
del passo evangelico: “Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito
Santo ed esclamò a gran voce:
“Benedetta tu fra le donne e benedetto il Frutto
del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del Mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto
ai miei orecchi, il bambino ha sussultato
di gioia nel mio grembo…” (Lc 1,41-43).
E’
un duplice significato. Il primo zampilla dalla vita che c’è, non viene nascosta, non si vede nei grembi
delle due donne, ma l’evangelista la rende partecipe del Mistero, è il Mistero
stesso e che dà senso alla nostra vita, e di tutti gli esseri umani che hanno
costellato il tempo fino ad oggi, anche quelli che non hanno visto la luce del
sole perché uccisi prima di nascere.
Il
secondo significato esplode dalla presenza della Santissima Trinità. Anche in
questo episodio detto “La visitazione” le Tre persone si muovono all’unisono.
E’
favoloso: allora quando sappiamo che nel grembo di una donna, e nello specifico
di una donna amata, ma pure no, la vita si perpetua in un nuovo essere umano,
noi non sappiamo chi è, chi sarà, cosa farà, come vivrà, ma sappiamo che in
quel nuovo essere umano c’è il sigillo dell’Amore, dell’Amore Trinitario.
Nessuno
può strapparlo, ciascuno deve, invece, custodirlo come segno indelebile della
Gloria di Dio che trova il suo Trono nella briciola della mia vita, della tua
vita.
Ap
11,19a;12,1-6a.10ab / Sal 44(45) / 1Cor 15,20–27a / Lc 1,39-56
digiemme