8 dicembre 2018

LA SORTE DELLA CHIESA


Seconda domenica di Avvento (Anno C)
C’è qualcuno disposto a percorrere tutta la regione, tutte le contrade, tutte le nazioni per chiedere alla gente una conversione di vita radicale?
“…egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati…voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore.” (dal Vangelo di Luca). C’è oggi sempre più bisogno di profeti veri che sappiano indirizzare i cuori verso Cristo,
affinché non restino intrisi di tutto e il contrario di tutto. Mi sovviene Papa Benedetto XVI che si domandava:
“Che ne è stato della nostra fede? In che misura sappiamo noi oggi comunicarla? La certezza che Cristo è risorto ci assicura che nessuna forza avversa potrà mai distruggere la Chiesa.” Fa eco a quanto ci ricorda il Salmo: “…quando il Signore ristabilì la sorte di Sion, ci sembrava di sognare. Allora la nostra bocca si riempì di sorriso, la nostra lingua di gioia.”

Quindi non demordiamo, il Signore ancora una volta riabiliterà la Chiesa ed allora anche noi potremo esprimere la nostra gioia:
nel contemplare le meraviglie della creazione;
nel commuoverci al sentire il vagito del neonato;
nell’abbracciare la stanchezza di chi serenamente guarda al tramonto della sua vita.
Non riusciamo minimamente a immaginare quanto amore può scaturire da questo stile d’esistenza perché: “…perché Dio ricondurrà Israele con gioia alla luce della sua gloria, con la misericordia e la giustizia che vengono da Lui.” (dal Libro del profeta Baruc)
Tutto viene da Cristo, ancora Papa Benedetto XVI riflette: “Ci anima anche la consapevolezza che soltanto Cristo può pienamente soddisfare le attese profonde di ogni cuore umano e rispondere agli interrogativi più inquietanti sul dolore, l’ingiustizia e il male, sulla morte e l’aldilà”.
Questa volta gli fa eco San Paolo quando scrive ai Filippesi: “…e perciò prego che la vostra carità cresca sempre più in conoscenza e in pieno discernimento, perché possiate distinguere ciò che è meglio ed essere integri e irreprensibili.”
Ma chi si dimostra, in questo momento storico, integro e irreprensibile viene subito etichettato come integralista. Discernimento è poi diventata una parola d’ordine che serve per sdoganare qualsiasi comportamento, salvo dimenticare che la conoscenza è fondata unicamente sulla verità e che questa, per fede, va salvaguardata e non condizionata dai “segni dei tempi”.
Perché la nostra fede è fondata, anche se occorre che questa fede diventi vita in ciascuno di noi.
Ecco perché occorre che qualcuno sia quella voce che grida nel deserto delle nostre città, nell’abbandono dei nostri paesi, sopra il vociare dell’etere, qualcuno che ritorni ad urlare, come Giovanni, che senza Cristo la sorte della Chiesa è segnata. E se davvero quando Lui tornerà e non troverà fede fra di noi? Non è possibile, perché almeno noi, che abbiamo ascoltato la sua Parola, andiamo, da adesso, a preparare la via del Signore.
Bar 5,1-9 / Sal 125(126) / Fil 1,4-6.8-11 / Lc 3,1-6

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