IL COMBATTENTE



XXVI Domenica del Tempo Ordinario
"I Vangeli illustrati"- di Odo Tinteri
Avrei voluto usare un altro modo per presentare un uomo di Dio, per esempio mi piace andare alla figura del “cavaliere”, non quello “errante” di Don Chisciotte, ma quello pronto a battersi nel modo che delinea San Paolo nella sua prima lettera a Timoteo: “ma tu, uomo di Dio, evita queste cose; tendi, invece, alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. Combatti la buona battaglia della fede”.
D’altra parte, chi non è disposto ad imbracciare le armi della fede, deve sicuramente sottostare agli ammonimenti di Amos: “ guai agli spensierati di Sion, a quelli che si considerano sicuri…”.
Questi sono come il ricco del Vangelo di Luca che pensa solo a sé stesso. Agogna la ricchezza per dedicarsi ai bagordi, sperpera e si prende gioco di chi non riesce come lui. Si vanagloria, s’incensa con feste e pranzi, ossequioso con i forti ed arrogante con i deboli.
L’altro soggetto che incontriamo nel racconto evangelico è Lazzaro, un povero. Non ci viene raccontato perché è povero, solo che la sua condizione è veramente miserevole. Sembra di guardare la fotografia dei poveri che continuano ad aumentare oggi anche fra di noi.
Comunque, di questo povero viene riportato il nome, a differenza del ricco. E’ un indice importante perché è segno di rispetto, di amicizia, di consolazione.Mentre il ricco si perde nell’anonimato perché è lontano, perché è ripiegato su sé stesso. 

IL SERVITORE


XXV Domenica del Tempo Ordinario
“...nessun servitore può servire due padroni…non potete servire Dio e la ricchezza” (dal Vangelo di Luca).
Cosa vuole dire “servire Dio”, cosa vuole dire “servire la ricchezza” (mammona)?
Seguendo il semplice schema dell’ancor valido catechismo di San Pio X, si potrebbe dire che servire Dio vuole dire rendergli culto, adorarlo, glorificarlo, averlo in sé tutto il giorno, da mattina a sera, pregarlo.E dici poco! Non c’è da spaventarsi, per fare tutto ciò non abbiamo che un solo sistema: L’ASCOLTO DELLA SUA PAROLA.
maternità:condizione di gioia
Ma, attenzione, San Bonaventura riflette che l’origine della Sacra Scrittura non è frutto della ricerca umana, ma di rivelazione divina che, con lo Spirito Santo, ci dona la fede che è lucerna, porta e fondamenta di tutta la Sacra Scrittura. Infatti, lo scopo e il frutto della Sacra Scrittura non è uno qualsiasi, ma addirittura la pienezza della felicità eterna. La Sacra Scrittura è appunto il libro nel quale sono scritte “parole di vita eterna”, perché non solo crediamo, ma anche possediamo la vita eterna, in cui vedremo, ameremo e saranno colmati tutti i nostri desideri. Solo allora conosceremo “l’amore che sorpassa ogni conoscenza” e così saremo “ricolmi di tutta la pienezza di Dio”. Allora, solo così possiamo dire di “Servire Dio”.

IL PENTITO


XXIV Domenica del Tempo Ordinario
Quando si ascolta la storia del “figlio prodigo” si rimane interiormente fermi. Da dove cominciare per riflettere sui significati di questa parabola? I rivoli di acqua fresca che sgorgano dai personaggi che animano la vicenda sono innumerevoli.
Ora voglio evidenziare, prendendo spunto anche dalle altre letture, la figura del pentito.
Mi accorgo, sento dentro di me che ho peccato e mi pento.
Sono quello che sa pregare come il salmista: “…pietà di me, o Dio, nel tuo amore; nella tua grande misericordia cancella la mia iniquità”.
Sono quello che agiva come San Paolo: “…agivo per ignoranza, lontano dalla fede”.
Sono quello che: “…mi alzerò e andrò da mio Padre”.
Sono quello che sa di aver peccato e chiede perdono al Signore Dio.                                     
Lui sa cosa passa per la mia testa.

IL DISCEPOLO


XXIII Domenica del Tempo Ordinario

Quando come diacono ho l’incarico del congedo finale della Santa Messa, di solito, dico: “la Messa è finita, come discepoli di Cristo, andate in pace” e questo vale anche per me, e per il sacerdote celebrante.
Siamo discepoli di Cristo secondo quanto ci dice il Vangelo di oggi: “…se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo”.

"Diritto di Aborto o diritto al consenso informato?" - Movimento per la Vita di Casale M.to - 23/24 settembre 2016

Un tema che molte volte passa in secondo piano, una sofferenza che la mamma sente dentro di sè e che, pur confidandola, non diminuisce con il trascorrere del tempo, non si attenua, rimane racchiusa nel cuore e nella mente pronta ad un improvviso risveglio di fronte a situazioni impensate e imprevedibili che rinnovano il senso di abbandono, di sofferenza e di tristezza.
Ci piace ricordare le parole, citate nella locandina del convegno, di San Giovanni Paolo II  che prese molto sul serio la sofferenza delle donne che hanno abortito (parole tratte dal suo libro “Amore e responsabilità”)
“Lasciando da parte la questione morale, l’interruzione della gravidanza è in se stessa un gesto traumatico  e  sotto  certi  aspetti  si  può  paragonare  a quegli esperimenti che danno

origine alla nevrosi. È una interruzione artificiale del ritmo biologico naturale  con  gravi  conseguenze  per  la  donna.  Non  ci sono  parole  per  descrivere  l’enorme  risentimento che  esso  provoca  nella  psiche  femminile.  Lei  non dimenticherà mai quanto le è accaduto. A parte le conseguenze  fisiche,  l’aborto  provoca  una  nevrosi d’ansietà con profondi sensi di colpa, e a volte persino una reazione psicotica”. 
Il dettaglio dello svolgimento del convegno, gli argomenti e gli interventi annunciati, la possibilità prevista dei crediti ECM, i nomi dei relatori e dei presidenti di sessione, rendono quanto mai interessante e ricco di spunti e approfondimenti il Convegno dal titolo "Diritto di aborto o diritto al consenso informato?"
Clicca sulle immagini per le specifiche del Convegno.