XXII Domenica T.O. (Anno B)
Chi mente e sa di mentire è disonesto due
volte. Si possono anche accettare alcune menzogne se sono dettate da veniali
tornaconti, per esempio di tipo commerciale, ma quando le conseguenze ricadono
pesantemente sulla reputazione di altri, persone o istituzioni, allora la
domanda di verità diventa dirompente. Purtroppo dobbiamo farci i conti ogni
giorno, soprattutto se il diritto e la giustizia non si specchiano nella Legge
del Signore:
“…le osserverete (le leggi) dunque e le
metterete in pratica perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra
intelligenza agli occhi dei popoli…Infatti quale grande nazione ha gli dei cosi
vicini a sé, come il Signore Dio è vicino a noi ogni qual volta lo
invochiamo?”. (dal Libro del Deuteronomio)
Basterebbe, quindi, osservare quelle leggi
per mettersi in linea con la saggezza che, è vero, si acquisisce con la
maturità e con l’intelligenza che si fonda sul rispetto dell’altro, per avere
inoltre, per noi credenti, l’opportunità di ricorrere al Buon Dio ogni qual
volta lo preghiamo sotto la sua tenda:
“…Signore chi abiterà nella tua tenda? Colui
che…dice la verità che ha nel cuore, non sparge calunnie…e non lancia insulti
al suo vicino.” (dal Salmo 14).
Nella preghiera, in chiesa piuttosto che
dentro la tenda del proprio cuore, siamo educati ad un comportamento che
esclude ogni genere di menzogna, per primo, nei confronti di sé stessi, e pure
in foro esterno, in particolare, quando coinvolge chi ci sta attorno. In parole
povere, chi abita in Dio, con Dio, non può che vivere in purezza:
“…non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando
in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo
impuro.” (dal Vangelo di Marco).
Come è vero, e i martiri per la fede lo
dimostrano, che non c’è tiranno, non c’è mentitore, non c’è violenza,
seduzione, ricatto, adulazione, potere che possano traviarci se non lo
vogliamo. Perché la fede vera, che cerca la verità, che vive nella verità, che
testimonia la verità, non può essere soggiogata. A meno che “i propositi di
male: impurità, furti, omicidi, adulteri, avidità, malvagità, inganno,
dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza” (dal Vangelo di Marco) non
ti conquistino trasformando il tuo essere, la tua persona
al servizio di quegli dei, il denaro, il potere, l’idolatria, che permettono
nella propria vanagloria di sostituirsi a Dio.
E’ questa la conseguenza del peccato
originale, è questa la verità che dobbiamo tenere presente mentre riascoltiamo
la Lettera di Giacomo:
“…religione pura e senza macchia davanti a
Dio Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non
lasciarsi contaminare da questo mondo.”
Un uomo puro vive in una religione pura e non
si ferma al cospetto di Dio senza aver prima il suo cesto giornaliero da
portargli. Guardiamoci bene attorno, non è che oggi non ci sono più orfani o
vedove. Certo, le condizioni che determinavano le sofferenze di allora per
certi versi sono superate, ma i poveri li abbiamo sempre tra noi: il bambino
orfano di oggi è quello che non ha il diritto di vedere la luce, è orfano di
giustizia, di diritto, di amore; la vedova di oggi è quella donna che è
lasciata da sola a decidere della vita di suo figlio, è vedova di amore, di
giustizia, di vicinanza.
E’ che ci siamo, diciamocelo francamente,
anche noi lasciati contaminare da questo mondo che non vive più nella verità e
i nostri cesti rimangono desolatamente vuoti. La menzogna sulla vita, sulla
civiltà cristiana, sulla vita nella Chiesa è come una metastasi. Non abbiamo
altro che un tipo di chemio cui sottoporci: la conversione. Ci aiuti il cuore
di una madre che protegge suo figlio, ci aiuti la purezza di quegli uomini che
non mentono, che guardano a Gesù Cristo con la Verità nel cuore.
Dt 4,1-2.6-8 / Sal 14(15) / Gc 1,17-18.21b-22.27 / Mc 7,1-8.14-15.21-23
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