NOVE MESI PER LA VITA - MAGGIO 2021

 Domenica 30 MAGGIO 2021 ore 16,00
alla Chiesa della Madonna degli Angeli

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La vita ci interpella: Il bivio della realtà

ACHILLE, DIO E’ BUONO, MA … :

Al recente festival di Sanremo, manifestazione canora, un tizio che risponde al nome di Achille Lauro si è bellamente fatto beffe di Cristo, della Vergine Maria, della fede cattolica. Il fatto che a questo cantante o artista o che altro si creda  non faccia scrupolo di mancare di rispetto a chi vuole vivere la propria fede in pace è aggravato dalla complicità dei dirigenti della TV pubblica.All’Achille e ai suoi sodali ricordiamo che Dio ne renderà loro conto.Passerà la voglia di buffonate perché la misericordia non esclude il giusto giudizio.

DIO C’E’, IL CASO E’ ILLUSIONE DI UOMINI SUPERBI

Andrea Bocelli, chi non lo conosce?
Non si è però montato la testa:
“la voce è un dono di cui non ho alcun merito, mi appartiene solo perché mi è stata affidata. Non c’è dono senza donatore, ma il mondo pare lo stia dimenticando.” Bocelli dice che vorrebbe avere una fede di cuore, come quella di un bimbo che si affida totalmente al suo papà.
Sarà per questo che “Mira il tuo popolo” è la melodia popolare che più lo coinvolge ancora moltissimo e lo commuove profondamente.



La Parola:

 

Is. 1,16-20 Lavatevi, purificatevi, allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni. Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, cercate la giustizia, soccorrete l'oppresso, rendete giustizia all'orfano, difendete la causa della vedova.

Sal.15,4 Si affrettino altri a costruire idoli: io non spanderò le loro libazioni di sangue
né pronunzierò con le mie labbra i loro nomi.

Mc. 4,22 Non c'è nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere messo in luce.

IL MISTERO DELL’AMORE

Santissima Trinità  (Anno B)

Io sono con voi fino alla fine del mondo
Ogni tanto qualcuno mi dice che l’insegnamento della Chiesa è arcaico, un’oppressione medioevale. A parte che non conosce il medioevo, gli mando, comunque a dire che è parecchio distratto perché, invece, è il giogo del mondo che rende schiavi e fa soffrire terribilmente le persone. Qualcun altro attacca che un conto è Gesù, un altro è il Dio dell’Antico Testamento, dando libero sfogo a ragionamenti a fior di pelle senza voler, però, soffermarsi nello studio e nell’accettazione del mistero di un Dio che è Padre. Che lo è perché fra tutte le creature ha voluto per sé proprio l’uomo, lo è perché ha inviato per questo il Figlio, e non cessa di dimostrarcelo concedendoci il dono dello Spirito Santo. La Chiesa ci ricorda queste cose con la celebrazione di questa Festività, e la Parola ci guida ad una semplice comprensione ed accettazione che parte dal bisogno, per l’uomo, della felicità: “… osserva, dunque, le sue leggi e i suoi comandi perché sia felice tu e i tuoi figli dopo di te.” (dal Libro del Deuteronomio)

IL RESPIRO DELLO SPIRITO

 Domenica di Pentecoste - Solennità

Ho sempre avuto una certa antipatia per tutte le cose da tenersi a memoria, alcune mi sono entrate in testa, altre invece non c’era e non c’è verso, nonostante l’impostazione dell’antico catechismo. Ci pensa questa festa a sollecitarmi, a cercare di ricordarmi i sette doni dello Spirito. Con l’età, penso, che il primo dono, la “sapienza” abbia preso dimora anche nel mio rapportarmi con gli altri. Ci vuole, però, “intelletto”, ed in giro non ne vedo poi molto, soprattutto per quanto riguarda l’approfondimento della fede. Anche perché ci vuole “scienza” e chi davvero si pone alla ricerca con serietà ed umiltà non può non convenire che è più difficile non credere in Dio, Padre e Creatore. Bisognerebbe, inoltre, avere il coraggio di saper chiedere “consiglio” per sapere ben dirigere tutte le proprie azioni. In queste, sia che riguardino le persone che incontriamo ogni giorno, sia quelle rivolte a Dio, occorre metterci una buona dose di “pietà”, per accendere quell’amore filiale che caratterizza ogni rapporto di benevolenza. Senza strafare, certo, ma con “fortezza”, perché quella occorre, in questo mondo sempre più scristianizzato, per testimoniare il Dio della vita. Che è Amore, ma pure autenticamente Giusto, perciò non vergogniamoci di averne “timore” perché questo ci obbliga a sentire la sua presenza salutare.

I SANTI TRA NOI

Ascensione del Signore
Sono cresciuto in una famiglia e in un paese dove era facile capire cosa voleva dire volersi bene. Capivo che doveva esserci un motivo per cui era così facile e naturale vivere. I legami famigliari avevano certamente la loro importanza, per il resto mi ero convinto che il tutto fosse tenuto insieme dalla presenza della grande parrocchiale, dell’oratorio, con il bar e tutto il resto, dal signor parroco che, tonaca svolazzante, in bicicletta o a piedi era in ogni dove. Poi, la signorina del catechismo ci ha insegnato i comandamenti del Signore Gesù Cristo, ed è stato tutto più chiaro. Il suo ultimo comandamento, infatti, era che ci amassimo gli uni gli altri. San Paolo ce lo spiega in modo concreto: “… comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore.” (dalla Lettera agli Efesini)

GLI AMICI

VIa Domenica di Pasqua (Anno B)

L’impegno di ritrovarmi periodicamente con alcuni amici per meditare il Vangelo della domenica, mi permetteva di capire sempre più ciò che Gesù intendeva trasmettermi per vivere al meglio la mia vita. Sarà stata la focosità degli anni giovanili, sarà stato l’ambiente, una parrocchia abbastanza viva, sarà stato l’incontro provvidenziale con altri giovani di indubbie qualità, ma è stato lì che ho conosciuto i miei amici. Perché ci siamo scoperti. Perché quelle parole antiche ci mettevano in gioco per decisioni nuove: “… nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando.” (dal Vangelo secondo Giovanni)

IL CORAGGIO

 Va Domenica di Pasqua (Anno B)

ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto
La giovane Chiara Luce Badano scriveva che “riflettendo ci accorgiamo spesso che l’uomo non vive la sua vita perché immerso in tempi che non esistono: o nel ricordo e nel rimpianto del passato o proiettato nel futuro. In realtà allora l’unico tempo che possiede è l’attimo presente che va vissuto interamente, sfruttandolo appieno. Vivendo così certamente l’uomo si sente libero perché non è più schiacciato dall’angoscia del suo passato e dalle preoccupazioni per il suo avvenire.” Ci vuole un bel coraggio, per lei che stava sul letto di dolore dove la malattia la costringeva e che l’avrebbe portata alla morte, affermare tale pensiero.