Prima Domenica d’Avvento (Anno C)
Comincia il periodo liturgico dell’attesa più
significativo di tutto l’anno. Quasi coincide con l’inizio di dicembre, il mese
che porta diretto al Natale e a tutto l’indotto che prospera su questa festa il
cui principio religioso è forse, ormai, del tutto dimenticato. Al punto tale
che in alcune scuole primarie vogliono far cantare ai bambini canzoni di Natale
sostituendo il nome di Gesù con altri termini, purché non si ricordi chi si
festeggia. Inutile sottolineare che ogni opposizione a questi stravolgimenti è
da sostenere. Da applausi l’iniziativa di quella bambina di 10 anni che è
riuscita a coalizzare tutte le scolaresche per ottenere che si ritornasse a
cantare Gesù nella recita natalizia. Quindi, c’è molto da lavorare e tutti
siamo invitati a fare la nostra parte. Per cominciare sarebbe cosa buona e
giusta soffermarsi sulla Parola che ascoltiamo:
“…farò germogliare un germoglio giusto che
eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra.” (dal Libro del Profeta
Geremia).Quel germoglio prenderà vita, come sappiamo,
in quel Sì di quella giovane donna di nome Maria di Nazaret.
La nostra veglia
incontra per prima proprio questa figura, rivolgiamoci a Lei, dunque, con le
parole di preghiera di Papa Pio XII:
“O Madre vera di tutti gli orfani, noi ci
rifugiamo nel tuo Cuore immacolato, certi di trovare in esso tutti i conforti,
cui anela il nostro desolato cuore; noi riponiamo ogni fiducia in Te, affinché
la tua mano materna ci guidi e ci sostenga nell’aspro sentiero della vita.”
Nel mentre guardiamo con fiducia al volto di
madre, abbiamo il coraggio di non ritrarci quando ci indica il Figlio suo
perché:
“…buono e retto è il Signore, indica ai
peccatori la via giusta; guida i poveri secondo giustizia, insegna ai poveri la
sua via.” (dal Salmo 25)
E certo, il ritrarsi quando sappiamo di
essere nell’errore, nel peccato, è la reazione più immediata. Non a caso le
chiese sono sempre più vuote, chi sta nel peccato sa che c’è solo un modo per
venirne fuori, quello di lasciarsi guidare da Gesù, ma se non si è
sufficientemente poveri per capire la verità, difficilmente ci si lascia
istruire, appunto frequentando o avvicinandosi alla Chiesa. Lo evidenzia anche
l’Apostolo delle genti nella sua epistola ai Tessalonicesi:
“…voi conoscete quali regole di vita vi
abbiamo dato da parte del Signore Gesù.”
E San Paolo ci va giù pesante. I
comportamenti peccaminosi sono quelli che allontanano dalla verità, da quella
giustizia che si fonda sull’amore donato. Quel germoglio di cui parla Geremia
non può essere tagliato, gettato, calpestato come se fosse solo un grumo di
cellule, quel germoglio dà all’uomo la forza di vivere nella grazia. Se
accecati dalla supponenza, dalla ricchezza di sé stessi, dal principio
dell’autodeterminazione pensiamo di poter fare a meno di Dio, ecco che il
disastro si profila all’orizzonte. Il benessere diffuso si trasforma così in un’
insostenibile forma di sfruttamento dell’uomo sull’uomo, dell’uomo sulla
natura. Il capovolgimento di ogni legge naturale ne è conseguenza e la fine del
mondo è dietro l’angolo. Di fronte a queste cose che sono davanti agli occhi di
tutti, solo chi ha l’onestà di volerle vedere avrà anche il conseguente dono di
poterle affrontare:
“…vegliate in ogni momento pregando, perché
abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire
davanti al Figlio dell’uomo.” (dal Vangelo di Luca)
Vegliare, dunque, non per rinchiudersi in
sacrestia, non per fuggire dal mondo, ma per fuggire da quei peccati che, se
non rigettati, segneranno la nostra condanna davanti al
giudizio di quel germoglio che sboccerà a Natale: il Salvatore del mondo, il
salvatore nostro.
Ger
33,14-16 / Sal 24(25) / 1Ts 3,12_4,2 / 21,25-28.34-36
digiemme