XVII Domenica T.O.(Anno B)
Per
il pellegrino medievale la bisaccia, che veniva benedetta prima della partenza
per uno dei tre grandi itinerari di fede, a Gerusalemme, a Roma, a Santiago di
Compostela, assumeva diversi significati. La bisaccia
avrebbe dovuto essere stretta perché il pellegrino non deve portare con sé
altro che una piccola e modesta quantità di denaro in quanto privo di mezzi,
povero come Cristo, povero come gli apostoli, avrebbe dovuto fare affidamento
solo nella divina provvidenza. Inoltre, la bisaccia ricordava al pellegrino la
necessità di mortificare la carne afflitta dai vizi e dalle concupiscenze. Di
essere pronto, quindi, a soffrire la fame, la sete, il freddo, le umiliazioni,
la fatica. Infine la bisaccia non avrebbe dovuto essere chiusa da lacci, e
anzi, doveva avere l’imboccatura sempre aperta, perché il pellegrino deve
dividere i propri averi con i poveri e, dopo, essere pronto a ricevere e
donare.
Il
riferimento alla bisaccia, invece, per il Profeta Eliseo è segno della
benevolenza di Dio per il suo popolo:
“…venne
un uomo, che portò pane di primizie all’uomo di Dio: venti pani d’orzo e grano
novello che aveva nella bisaccia.” (dal secondo Libro dei Re)