27 settembre 2015

Una macina al collo


Chi non ha sognato almeno una volta di vedersi appesa al collo o appuntata al petto una medaglia per motivi sportivi, civili, militari, culturali o quant’altro? E fra quelli che nella vita ci riescono, quanti, pur di arrivare primi e dopo essersi affermati, non hanno esitato a dare scandalo per acquisire ancora più notorietà o per superare l’avversario di turno in modo fraudolento? Ecco, per questi, è meglio per loro, come dice Gesù, che si mettano una macina al collo e si gettino nel mare.
Ancora una volta viene sottolineata la premura verso i più piccoli e  l’invettiva è senza appello.
Che mai ci sarà di peggio per chi dà scandalo verso i suoi più piccoli se non l’inferno e la dannazione eterna?
Il giudice è Lui, eppure quale potrà essere il giudizio per coloro che dirigono il colosso americano degli aborti, Planned Parenthood, e che danno scandalo, e non solo, per il commercio degli organi dei bambini che vengono abortiti nelle loro cliniche?
La dottoressa Carolyn Westhoff ha spiegato quanto siano divenuti bravi a espiantare un’ampia gamma di organi dai bambini abortiti e di come vi sia una grande richiesta di cuore, occhi, cervello e… gonadi (organi sessuali). Nel decantare le lodi della propria professionalità, la dottoressa afferma anche di essere divenuti ormai esperti nel procurare “roba” davvero fresca… Naturalmente nel raccontare tali imprese chiede all’interlocutore una certa discrezione perché in certi Stati non è permesso. E con lei altri colleghi come Vanessa Russo (figura chiave di Planned  Parenthood in Pennsylvania) che difende a spada tratta il loro operato. Queste persone non solo riconoscono “l’eventuale” propria colpa nel violare alcune leggi, soprattutto il “non uccidere” ma se ne vantano pure.
Ecco, per loro la macina è bella e pronta, ma l’inferno e la dannazione eterna non possono non essere dietro l’angolo.
Di sicuro, dietro a tutti gli scandali c’è la consapevolezza di come siano sempre  alimentati dallo sfruttamento, dalla violenza, dall’abbandono, dalle falsità, dai poteri politici ed economici, dall’egemonia culturale omosessista, dal disfacimento della famiglia naturale, dall’ateismo.
Gesù parla della Geenna, ma qui siamo ormai in una cloaca e l’umanità c’è dentro fino al collo.
Chi si salverà? Coloro che costruiscono la loro casa sulla roccia, coloro che credono con umiltà sulla forza e la grazia redentrice di Dio Padre, come dice il Salmo. Allora, facciamo nostro, come preghiera, l’auspicio che viene dalla lettura del Libro dei Numeri (11,25-29) “Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il Suo Spirito..” Ne abbiamo proprio bisogno.

digiemme.

20 settembre 2015

I bambini e noi



Provate ad immaginare, ascoltando il Vangelo di oggi, che Gesù Cristo non "prese un bambino, se lo mise vicino, lo abbracciò, e disse ai suoi discepoli: "chi accoglie un bambino accoglie me e il Padre che mi ha mandato", bensì "prese una donna incinta, se la mise vicino, l'abbracciò, dicendo a noi, chi accoglie il bambino già nel grembo di sua madre, accoglie me e il Padre che mi ha mandato”.
Non è viva immaginazione, ma logica conseguenza dell'amore creante.
Notare che accogliendo il bambino non ancora nato si accoglie così anche la sua mamma e, di seguito, il suo papà e tutti, parenti a amici che stanno loro attorno, anche quelli che, magari, spingevano per l'aborto.
Così questo diventa il messaggio che il Vangelo della XXV domenica di T.O. mi consegna.
Nel tempo ho cercato di ritrasmetterlo nella battaglia per la

vita contro la legge che legalizza il rifiuto della vita con l'uccisione del più povero dei poveri, del più indifeso, del più piccolo fra gli uomini.
E, poi, in questi giorni di falso buonismo, mi vengono a parlare di accoglienza. Quanta ipocrisia!
Fra l'altro, ritornando al quadretto del Vangelo, è evidente che l'immagine del bambino rimanda alla purezza, all'innocenza, alla povertà e alla semplicità di cuore.
Ricordo quella canzone che cantavamo "...se non ritornerete come bambini, non entrerete mai!"
Per inciso, nel suo Regno.
In contro canto, il rischio è quello già conosciuto: la corsa alle passioni per la carne, per il potere, per la ricchezza, per la lussuria. Una corsa che trascina in guerre e liti, come dice San Giacomo nella sua lettera (Gc.4,1-3), fra popoli, parenti, colleghi, vicini di casa, politici, culture, razze, religioni, ecc. E' ciò cui stiamo assistendo in questi tempi. E questa situazione sembra sommergerci in una struggente accettazione di quanto, in ogni caso, i capi del mondo decidono sulle nostre teste, sul nostro destino. Sembra, ma in cuor nostro sappiamo che non può essere così inevitabilmente, perché, leggiamo nel Salmo, "il Signore sostiene la nostra vita" (salmo 53).
Come quella della mamma e del suo bambino che oggi ha abbracciato.



digiemme

17 settembre 2015

Emergenza al Centro di Aiuto alla Vita Lomellino


Una telefonata che ti sorprende nel bel mezzo di una vacanza al mare.
E’ il ginecologo che non ti aspetti, che ti parla e ti dice (ma è proprio lui ?) che forse un bambino si potrà salvare, ma serve l’aiuto e la presenza di tutti, anche la tua.
Improvvisamente sole, mare, nuotate, sabbia bollente, vele bianche, chiacchiere d’ombrellone perdono gusto e colore: quello che conta è arrivare in tempo, tornare per tempo e di tempo ce n’è poco.
Ecco in questi casi sembra che i minuti e le ore scorrano più veloci e i giorni utili sono pochi.
Da quel momento è tutto un susseguirsi di chiamate, messaggi, concitate ricerche: chi è a casa?chi può andare all’appuntamento ormai fissato? Non hai dubbi , lasci tutto, sali in macchina e torni verso la città afosa, che ti pare lontanissima. Il viaggio, al contrario, ti sembra breve, tanti sono i pensieri che affollano la tua mente e le preghiere che cerchi di mormorare, anche quelle che pensavi di non ricordare più.
Finalmente arrivi nel gelido reparto ospedaliero, incontri l’amica che sarà con te in questo colloquio che si presenta non facile e poi… arriva lei, la futura mamma.
E’ una donna forte, quasi rude, che ti guarda dritto negli occhi, che non vorrebbe tirarsi indietro di fronte a una responsabilità, non l’ha mai fatto, ma questa volta è diverso, le difficoltà sono tante, troppe, sembrano insormontabili.
Non trovo le parole giuste, non vengono mai, invece Lena parla con dolcezza, sa usare le parole e il tono giusto della verità, tocca i tasti più sensibili.
Silvia scioglie la sua durezza, piange, sa cos’è una vita. Glielo ha detto anche la sua bambina Chiara, che ha saputo del fratellino che potrebbe arrivare.
Ecco quel fratellino c’è, lei è sicura, perché il dottore, con una strana e complicata macchina, le ha fatto ascoltare il battito, il suo cuore batte forte, è vivo, è nascosto, ma si può fotografare!
Possiamo ucciderlo? La mamma piange, sa che non lo farà e noi l’aiuteremo, come l’ha aiutata quel burbero ginecologo, che ha captato il grido d’aiuto che a lui, in particolare, veniva lanciato. 

Piera

13 settembre 2015

La fede e le opere


E' proprio amletica l'affermazione, sulla fede e sulle opere, dell'apostolo Giacomo, il "fratello" di Gesù. Permette, fin dal principio, di fare esegesi anche grazie alle posizioni dell'apostolo delle genti, Paolo, che, di primo acchito, sembrano in contrasto con quanto esposto da Giacomo.     Io, però, me ne sto lontano, non sono all'altezza.
So, invece, per esperienza, che la fede permette di superare quella fase della vita dove ti sembra di aver perduto tutto. Mi consola la "Parola" che mi assicura: perdendo la tua vita per causa di Gesù e del vangelo, la salverai. Deciderà poi, comunque, Lui.
Per adesso facciamo i conti con la fede. Gioco forza, dico io, che se è vera si trasforma in opere. Non può che essere così. E non è difficile, basta stare dietro a Lui e, dice bene Giacomo, con questa logica non possiamo non fare le opere: per amore non possiamo più lasciare che gli uomini meno fortunati, meno abbienti, più poveri non vengano aiutati.
La Chiesa con la sua millenaria saggezza, ci ha anche dato le dritte con le famose sette opere di misericordia corporale, accompagnate, però, dalle sette spirituali.La misericordia, da sempre, è la strada maestra attraverso cui si esprime la carità cristiana nella chiesa. Forse oggi c'è un uso inflazionato di "misericordia", ma mi preme evidenziare almeno due delle magnifiche 14 opere di misericordia. Opere di misericordia
Voglio sottolineare che tutte queste opere hanno come orizzonte operativo la vita di ogni uomo, sempre, in ogni momento della sua esistenza che va oltre la morte.

Dicevo, voglio sottolinearne almeno due: "seppellire i morti" e "pregare Dio per i vivi e per i morti" ed è ben spiegato il motivo. I bambini che non vedranno la nascita in quanto uccisi con l'aborto legale perché non debbono essere seppelliti? Perché non dobbiamo pregare anche per loro? Sono forse uomini, figli di un dio minore, di serie B?
Per la legge degli uomini SI, ma per la Chiesa di Dio Padre, NO! Per questo motivo ogni ultima domenica del mese ci si trova alle 16,00 presso la chiesa della Madonna degli Angeli in Vigevano e si prega per i figli di Dio uccisi nel grembo materno e si dà loro un nome.


Per questo motivo vorremmo anche seppellirli e c'è una proposta pronta per rendere operativo questo desiderio.

Al riguardo mi sento di lanciare un appello a quanti volessero collaborare a tale progetto. E' un’opera, un impegno non da poco (già viene svolto in tanti luoghi grazie all'associazione di fedeli "Difendere la vita con Maria"), opera che, se ben supportata da tanti misericordiosi buon cristiani, potremo realizzare anche qui da noi.
Con le opere si può "perdere la vita", ma il buon Dio, in cambio, ci dice che la salveremo.

Non è cosa da poco
.
 

digiemme