Domenica delle Palme e
della Passione del
Signore (AnnoC)
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Domenica delle Palme e della Passione
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Nella
memoria personale, e pure collettiva, la domenica delle palme viene vista come
un evento festante, gioioso. Ricordo, da bambino, come mi meravigliavo nel
vedere, al mattino, circolare tanta gente con in mano i rami dell’ulivo, che
magari non andavano in chiesa tutto l’anno, ma il rametto dovevano andarlo a
prendere, tutti ben vestiti, con quel classico abito della festa. E il sole
illuminava, già caldo la facciata della chiesa, il piazzale, le vie, c’era un’aria
speciale che non lasciava emergere ciò che si era appena ascoltato, la Passione
del Signore. Eppure, quella Parola ci indica la strada da percorrere, se si
vuol essere dei buoni discepoli. Una strada accidentata, tracciata da pietre
inciampanti, fino a quella montagnola dove la vita fu donata una volta per
sempre, da un uomo: “… dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso.”
(dalla Lettera di San Paolo Apostolo ai Filippesi)
Lui,
che si è fatto uomo, umiliandosi nella morte in croce per venire incontro a
noi, ad abbracciarci, il Re mite e buono che ci spalanca l’amore del Padre. E
lo fa con il titolo di Agnello, come profetizzato dall’agnello che Dio ha
procurato ad Abramo per sostituire il figlio Isacco. Gesù, al posto di noi
peccatori, si offre in sacrificio per ottenerci la salvezza. E soffre come ci
racconta il Salmo: “… si fanno beffe di me quelli che mi vedono, storcono la
bocca, scuotono il capo.”