IL TRALCIO


Quinta Domenica di Pasqua(AnnoB)
Nessuno è obbligato a farsi cristiano. Il Cristianesimo può benissimo non essere condiviso, ma è fuor di dubbio che è una religione di pace perché mette al centro della sua missione la persona nella sua interezza, temporale e spirituale:
“…la Chiesa era dunque in pace…si consolidava e camminava nel timore del Signore.” (dagli Atti degli Apostoli).
Nel momento che si aderisce alla sua proposta di vita, si diventa discepoli di Cristo e alla sua sequela si vive il nostro tempo, sappiamo che il timore di cui parlano gli Atti attiene alla paura di restarsene lontano.
Non a caso il Vangelo parla della vite e dei tralci. Se questi ultimi non sono strettamente legati alla pianta si ammalano e si seccano e non sono belli da vedere:
“Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete fare nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco…” (dal Vangelo di Giovanni).

IL RIFUGIO

Quarta Domenica di Pasqua(Anno B)
Quando ci si appresta, zaino in spalla, ad un’escursione di giornata in alta montagna, ha quasi sempre come meta il “rifugio”. Penso, per esempio, a quello di “Città di Vigevano”, partendo da Alagna Valsesia. La camminata è lunga, impervia, faticosa. Il rischio che il tempo cambi è sempre alto, le soste per riprendere fiato doverose. Ma poi, quando si raggiunge l’ultimo strappo ed in alto si vede la sagoma del “rifugio”, quando vi si entra e si tira un sospiro di sollievo, si sente il calore dell’accoglienza, allora capisci di essere al sicuro, di non doverti più preoccupare, sei importante, tutti sono pronti ad ascoltarti, pronti al servizio perché sanno la fatica che hai affrontato:
“…è meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nell’uomo. E’ meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nei potenti.” (Sal 117)
E’ Lui il rifugio, quando nel corso della nostra vita decidiamo, infine, di caricarci sulle spalle tutte le nostre malefatte, che zaino pesante, e guardando all’alto della croce, con capo chino, cominciamo, una buona volta, a pregare il Buon Dio affinché ci guidi nel giusto sentiero.

L’AUTORE DELLA VITA


Terza Domenica di Pasqua (Anno B)
E’ mai possibile che possa esserci qualcuno che non si ponga la domanda chiave circa la sua vita, il suo essere al mondo, la sua situazione, il perché della morte e così via? Fin da bambino, guardando il mondo che mi circondava, mi meravigliavo per le cose che vedevo, che avevo, che toccavo con mano. Non provavo invidia se i miei amici avevano la bicicletta, chiedevo se me la facevano provare ed ero felice, mi piaceva se andavo a giocare a casa di Tiziano perché c’era il riscaldamento con i termosifoni accesi e non mi scocciava se poi dovevo andare a casa ad accendere la stufa economica nel gelo della cucina. Voglio dire che si assapora la vita se a questa dai un senso, ed io lo trovavo in casa, fra i miei, all’oratorio, in Chiesa, a scuola, con i compagni. Oggi, ho l’impressione che tutto sia un non senso, si è persa di vista la ragione stessa dell’esistenza umana al punto tale che parlare di Dio sia quasi una “bestemmia”. Al punto che suona logica l’espressione quasi angosciosa del Salmo:“…fino a quando, voi uomini, calpesterete il mio onore, amerete cose vane e cercherete la menzogna?”

LA VITTORIA SUL MONDO


Seconda Domenica di Pasqua  - 
            Divina Misericordia (Anno B)
Se siamo discepoli del Signore come si conviene, nulla ci deve preoccupare, la vittoria sul mondo è alla nostra portata. Anche quando sembra che tutto vada in direzione opposta. Prendete, per esempio, il fatto che quest’anno si celebri il quarantesimo dell’approvazione della legge che ha legalizzato l’aborto di Stato e che ancora non è possibile parlare male di queste norme senza incorrere nel reato di lesa maestà nei confronti dell’autodeterminazione della donna. Ne abbiamo la prova nel caso del cartellone dell’Associazione Pro Vita, raffigurante un bambino di 11 settimane nel grembo materno, fatto rimuovere con la forza dal sindaco di Roma. Una sconfitta dunque? Può darsi, siamo poveri, indifesi, ma siamo forti delle promesse del Signore:“…è meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nell’uomo. E’ meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nei potenti.” (dal Salmo).