Al termine del mese di Maggio, tra propositi più o meno espressi, più o meno buoni, abbiamo la possibilità quest’anno di prendere in considerazione un proposito in particolare, che si ispira a Maria e per tutti noi può diventare il punto di partenza e il fondamento su cui impostare, impegnare e, perché no, giocare la nostra vita: “Maria e la Vita”.
Prendiamo spunto da una bella omelia di Papa Francesco, al tempo in cui era ancora cardinale di Buenos Aires nel 2011, omelia tenuta in occasione della Solennità dell’Annunciazione, il 25 marzo, nella quale il futuro Papa ci aiuta a comprendere il legame di “Maria con il suo prendersi cura della Vita”.
Dalla Radio vaticana (in data 25/03/2013):
Ricordiamo le sue (del Papa) parole di allora con il servizio di Debora Donnini:
“E’ la vita stessa di Maria a raccontare concretamente cosa significhi accompagnare la vita.
Per farlo arrivare al cuore dei fedeli, il cardinale Bergoglio ripercorreva l’esistenza della Vergine di Nazareth, che “accompagna la vita di suo Figlio e accompagna la sua morte”.
Proprio nel giorno dell’Annunciazione comincia, infatti, il cammino di accompagnamento di Maria.
Fin da quando sta per dare alla luce, deve intraprendere un viaggio per rispettare la legge, per il censimento, accompagna Gesù nella nascita senza alcuna comodità e, dopo la grande gioia al ricevere i pastori e i Magi, arriva la minaccia di morte e la fuga in Egitto. Come con delicate pennellate, l’arcivescovo di Buenos Aires descriveva la Vergine che accompagna quella vita che cresce, “accompagna la sua solitudine” quando “lo torturarono tutta la notte”: è Lei ai piedi della Croce, Lei che nella sua profonda solitudine non perde la speranza e poi “accompagna la sua Risurrezione piena di gioia”. E infine il suo stesso Figlio le affida la Chiesa nascente, che da allora Lei accompagna e “continua - diceva il cardinale Bergoglio - ad accompagnarci nella vita della Chiesa perché vada avanti”.
Sembra quasi un Cantico quello del porporato su questa “donna del silenzio, della pazienza, che sopporta il dolore” e che “sa rallegrarsi profondamente” con l’allegria di suo Figlio.
La contemplazione della vita della Vergine porta ad una domanda centrale che il cardinale Bergoglio rivolgeva ai fedeli: “Sappiamo accompagnare la Vita?”.
Il porporato parla della vita dei figli ma anche di quelli che “perdonino l’espressione – dice - sembrano essere ‘figli di nessuno’”. “Mi preoccupano anche a me?”, chiedeva. L’arcivescovo esortava a farsi una serie di domande: “Qualche volta ho pensato che quello che spendo per prendermi cura di un piccolo animale potrebbe essere alimento ed educazione per un bambino che non ce l’ha?”. E ancora: “Come stanno i tuoi genitori? Come stanno i tuoi nonni?...Li accompagni?”, domandava. "Il peggio che ci possa capitare" - afferma - è che abbiamo troppo poco amore per prenderci cura della vita. Maria, infatti, è “la donna dell’amore”, sottolineava il cardinale Bergoglio: “se non c’è amore non c’è posto per la vita”, c’è l’egoismo.
E dunque, proseguiva, “amore" e “coraggio” sono ciò che bisogna chiedere oggi a Maria per “prenderci cura della vita”. Qualcuno potrebbe chiedersi come portare l’amore nel mezzo di tante contraddizioni e prendersi cura della vita fino alle sue ultime conseguenze. Il porporato citava Pio XI che diceva: “Il peggio che ci accade non sono i fattori negativi della civilizzazione ma il peggio che ci accade è la sonnolenza dei buoni”.
“Maria – concludeva il cardinale Bergoglio – non concesse anestesie all’amore”.
E la preghiera che l’arcivescovo di Buenos Aires Le rivolgeva era quella di poter amare seriamente, di non essere “sonnolenti”, e di “non rifugiarci” nelle mille anestesie “che ci presenta questa civilizzazione decadente”.