XXXI Domenica del Tempo Ordinario
“…Come potrebbe sussistere una cosa, se tu
non l’avessi voluta?
Potrebbe conservarsi ciò che da te non fu
chiamato all’esistenza?...Signore, amante della vita.” (Sapienza).
Signore, Amante della Vita, che bella
espressione, proprio perché si riferisce all’uomo, la creatura che gli è simile,
come da Lui voluto. Come è bello, poi, sapere che ciascuno di noi è stato
chiamato all’esistenza da Lui e ci conserva nell’amore, nel suo Amore che è per
sempre.
Giovanni Paolo II nell’Evangelium Vitae lo ha
ben spiegato e conclude quella sua favolosa Enciclica proprio nella preghiera
finale con quella espressione: “Dio creatore e amante della vita”.
Cade, perciò, a puntino la lettera
dell’apostolo Paolo ai Tessalonicesi per spiegare che la nostra esistenza non è
un gioco o una casualità: “…per questo preghiamo continuamente per voi, perché
il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e con la sua potenza porti a compimento
ogni proposito di bene”.
Siamo chiamati ad essere degni del suo Amore
perché solo così, con la sua potenza, potremo avere qualche speranza di
lasciare una leggera traccia di bene nel breve passaggio della nostra vita
terrena.
Questa potenza è ben sintetizzata nelle
parole del Salmo: “…il tuo regno è un regno eterno, il tuo dominio si estende
per tutte le generazioni”.