FIN DALLE ORIGINI

XXVII   Domenica  del T. O. 
Anno B

 

Al catechismo, da bambino, mi hanno insegnato che Dio è il creatore di tutte le cose, quelle visibili e quelle invisibili. Mi fidavo per quelle invisibili, ma guardavo con attenzione ed interesse quelle visibili: i miei compagni, il mio paese, la chiesa, l’oratorio, il mio gatto, mio papà e mia mamma ed i miei fratelli, la nostra casa. Pensavo, allora, che Dio faceva le cose proprio per bene. Mi dava fiducia questo Dio che era ben rappresentato dal curato, Don Carlo. Continuava a parlarci di Lui e lo faceva con entusiasmo e gioia. La cosa mi incuriosiva non poco, anche se ancora non potevo di certo aver letto che: “…colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli.” (dalla Lettera agli Ebrei)

LA RICOMPENSA

XXVI Domenica del T.O.
Anno B

Chi ha fatto l’esperienza del Cammino di Santiago può testimoniare di aver ricevuto almeno una volta un bicchiere d’acqua dalla gente del posto che vede passare ogni giorno decine di pellegrini nel nome di Cristo:“…chiunque vi darà un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.” (dal Vangelo secondo Marco)

E’ consolante sapere che quel gesto di solidarietà, meglio dire, di misericordia, comporta una ricompensa inestinguibile nel giorno del giudizio. Il nostro Dio, l’unico vero Dio, è fatto così, non dimentica i gesti di bontà fatti in suo nome. Però, ci ricorda anche che “se ti sembra di aver fatto qualcosa di buono, mettilo sul tuo conto, ma senza dimenticare le tue colpe e se vedi peccare il tuo prossimo, guardati dal considerare in lui solo questa colpa, ma pensa pure al bene che ha fatto e fa.” (da una omelia di San Basilio)

LA FINE DEI MARTIRI

XXV Domenica del T.O.
                            Anno B

Quasi tutte, anzi, tutte le storie dei martiri nel nome di Dio testimoniano che il giusto soccombe alla violenza e alla prepotenza dell’avversario. E’ facile intuire, in quei frangenti, che dal cuore e dalle labbra di quei martiri si siano alzate preghiere simili a quelle del salmo n.53: “…Dio, per il tuo nome salvami…poiché stranieri contro di me sono insorti e prepotenti insidiano la mia vita; non pongono Dio davanti ai loro occhi.
Eppure prepotenti, tali e quali a quelli inquadrati dal salmista, sono presenti in tutte le epoche, anche oggi. E si pavoneggiano delle loro posizioni di forza per tramare contro il bene, perché non funzionale ai loro interessi. Basta osservarli con un pizzico di maggiore attenzione per capire da che parte stanno. Lo si può constatare guardando ad oriente in quelle martoriate terre dove è passato Gesù; oppure al centro di quest’Europa scristianizzata dove un parlamento decide che guerreggiare con armi ancora più sofisticate e distruttive sia cosa buona e giusta, tanto per incrementare una guerra che rischia di trasformare tutto in una escalation senza fine, anzi, nella fine di tutto. Tanto a pagare sono sempre i più indifesi, gli innocenti. Parlo soprattutto di bambini che hanno solo il torto di esserci: vale per quelli sepolti dalle macerie, come quelli uccisi nel grembo delle madri o appena dopo esserne usciti, ma destinati all’aborto post-nascita, come ormai si vuole sdoganare e giustificare anche questo “diritto”.

RINNEGARE SE STESSI

Domenica XXIV TO
Anno B

 
Quali sono le opere che si dovrebbero presentare nel giorno del giudizio per sperare nella misericordia divina? La fede in Dio Padre che ha sostenuto tutta una vita non è sufficiente secondo l’apostolo Giacomo, bisogna testimoniarla con le opere: “…a che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha opere?” (dalla Lettera di San Giacomo Apostolo)

LONTANO DALLA FOLLA

XXIII Domenica del T.O.

                            Anno B

C’è una cosa che non ho mai sopportato, fin dalla giovinezza, ed è la raccomandazione. L’ho sempre ritenuta una ingiustizia, se ricorrervi significa favoritismi personali a discapito di chi si pone in gioco per una domanda di lavoro o di altro, forte solo delle proprie capacità o disponibilità. Per questo ho sempre rifiutato qualsiasi raccomandazione. Mi ha fatto, perciò, piacere leggere quanto scrive l’apostolo:
“…la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria, sia immune da favoritismi personali.” (dalla Lettera di San Giacomo apostolo)
I favoritismi sono sempre esistiti e, ne sono cosciente, sempre esisteranno, però l’apostolo fa riferimento alla fede in Gesù che nella vita di tutti i giorni deve animare in modo cristallino le scelte del cristiano.

IL MALE DENTRO

Domenica  XXII  T.O. 
Anno B

Ho ricevuto fin da bambino, soprattutto da mio padre, un’educazione che metteva in primo piano l’onestà. Diceva papà che non bisogna mai trovarsi nelle condizioni di sentirsi in colpa per qualcosa che si è fatto in modo disonesto, o fraudolento, nei confronti di altri, familiari, conoscenti, estranei in generale. Questo mio riandare all’esempio della vita paterna è stato provocato dal Salmo, quando dice:“…colui che cammina senza colpa pratica la giustizia e dice la verità che ha nel cuore.” (dal Salmo 14)
Ora, seguire questo cammino non è per niente facile perché vuol dire essere trasparenti nelle intenzioni di chi abbraccia la verità del cristianesimo e, conseguentemente, di chi pratica la giustizia nei confronti di tutti. Come fare? Dando testimonianza, anche quando le leggi ingiuste possono portare al martirio.

LA VITA ETERNA

Domenica XXI T.O.

Anno B

La domanda diretta di Gesù che viene rivolta anche a noi, oggi, non permette di guardare da un’altra parte, di fare lo gnorri, ma richiede una ben precisa risposta: “…volete andarvene anche voi?” Gli rispose Simon Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna,” (dal Vangelo secondo Giovanni)
Simon Pietro, il pescatore, non poteva che rispondere così. Non ne sapeva di teologia, era un capofamiglia, un lavoratore che doveva preoccuparsi tutti i santi giorni di trovare come sfamare i suoi. Eppure questo impegno non gli bastava se decise di mettersi alla sequela di Gesù con tutta la sua famiglia. La sua scelta rispecchiava il suo carattere, ben inquadrato da San Pio da Pietrelcina: “guardiamo il nostro cuore e teniamo lontano ogni prudenza terrena. Sforziamoci di avere sempre uno spirito puro nei pensieri, sempre diritto nella fede, sempre santo nelle intenzioni."

L’USO DEL TEMPO

XX Domenica T.O.
Anno B

Il tempo è da vivere, non da subire. Certo, ci condiziona, ci costringe all’invecchiamento, ci sottomette a delle dolorose perdite. E’ difficile ricavare da questa condizione una comprensione positiva cui fare riferimento. Eppure, in questo specifico personale tempo che stiamo vivendo, c’è comunque la possibilità di un incontro speciale con una Persona, una Presenza che sta lì, pronta ad intervenire, se lo si vuole e se gli si corrisponde.
L’Apostolo Paolo ne era ben cosciente se ha scritto:“…fate molta attenzione al vostro modo di vivere, comportandovi non da stolti, ma da saggi, facendo buon uso del tempo, perché i giorni sono cattivi.” (dalla Lettera di San Paolo apostolo agli Efesini)
Quella Presenza è il Signore che opera nella vita dell’uomo, nel tempo che va oltre il nostro tempo.

CERCARE IL SIGNORE

XIX Domenica del T.O.
Anno B


All’alba di ogni nuovo giorno, appena sveglio, mi domando dove mi porteranno i miei stanchi passi. La preghiera mattutina mi rinfranca, gli occhi ritrovano la famigliarità delle forme di casa, ma già mi chiedo se sarò in grado di attendere a tutte le cose che mi sono comandate. Il richiamo che il Signore rivolge al profeta Elia echeggia, allora, nelle mie orecchie: “…alzati e mangia perché è troppo lungo per te il cammino.” (dal primo Libro dei Re)
Non so quanto sarà lungo il mio cammino e quanto possa essere importante, sento, però, che devo continuamente, ogni giorno, mettermi in gioco per andare a cercare il Signore. So che Lui si lascia trovare, magari nel silenzio di una chiesa, oppure nei bisogni delle persone in difficoltà che mi farà incontrare. Eppure, mi domando sempre se ne sarò all’altezza, se ne avrò la forza, nel camminare sulla mia terra: “la potenza è nelle mani del Signore e quei cinque pani sono come semi, non affidati alla terra, ma moltiplicati da colui che ha fatto la terra.” Così suggerisce Sant’Agostino, riflettendo sul Vangelo di Giovanni che ci presenta il “miracolo” dei 5 pani e 2 pesci.

PENSANDOCI

Sono 38 anni che servo la vita in un centro di Aiuto alla Vita e ad essere sincero mi dispiace che siano trascorsi anche se ovviamente, sono stati vissuti nella nostra piccolezza di fronte ad un ideale così grande, ma contemporaneamente sono contento di quel che si è fatto e soprattutto di quel "uèèèè, uèèèèè" che sente il mio cuore più che le mie orecchie, di quei bimbi che , grazie all'incontro delle loro mamme con le volontarie del Centro di Aiuto alla vita, hanno deciso di proseguire la gravidanza.
Sempre mi commuovo e assumo un atteggiamento silenzioso e riservato ripensando a ciò che è stato per me l'appartenere ad un gruppo di volontariato che ha come scopo la vita, fin dal concepimento, di ogni essere umano.
Il maestro di mio figlio, Maestro Verlich Dalmazio, che mi vedeva andare a mezzogiorno a prendere mio figlio che allora frequentava le scuole elementari, un giorno mi chiese se mi facesse piacere essere uno dei soci del Centro di Aiuto alla vita. I miei 38 anni di impegno sono la risposta.
Ho voluto inserire nel mio profilo , insieme a queste mie povere riflessioni, l'indirizzo e la foto di questo gruppo che quest'anno ha frequentato il Seminario Quarenghi, luogo di preparazione per un impegno come il nostro. Lo prendo da un articolo di Avvenire. Gli auguri sono tutti per loro. Grazie. Gigi

IL SIGILLO SUL PANE

XVIII Domenica del T.O. 
Anno B

Durante il giovedì santo in alcune chiese si predispone un altare con al centro una grossa pagnotta e un grappolo d’uva che simboleggiano ciò che è stato consumato nell’ultima cena da Gesù e i suoi apostoli. Sul pane è tracciato il segno della croce che sta ad indicare a quale sacrificio il Signore si offrì. Quel segno è il sigillo che santifica ogni pane consacrato, da quella cena in poi. Ogni volta che accade, cioè ad ogni Santa Eucaristia, si perpetua la Parola che dice: “…datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo.” (dal Vangelo secondo Giovanni)

NULLA VADA PERDUTO

XVII Domenica T.O. 
Anno B

Nulla(e Nessuno) vada perduto

 Se c’è una cosa che mi da fastidio è veder gettare il pane avanzato. Sia a casa che al ristorante. Delle altre pietanze non  mi accorgo più di tanto, mentre per il pane ho sempre una particolare attenzione. Probabilmente, penso sia nel dna umano che si trasmette di generazione in generazione o forse è semplicemente il fatto che Gesù ha garantito la sua presenza fra gli uomini nei secoli, proprio nel pane. Perciò, ascolto con gratitudine la Parola del Signore, per esempio, quando dice:“…venne un uomo che portò pane di primizie all’uomo di Dio: venti pani d’orzo e grano novello.” (dal secondo Libro dei Re)

LA BATTAGLIA E IL RIPOSO

XVI Domenica del T.O.
Anno B


Spesso e volentieri i brani evangelici iniziano con “in quel tempo…” Mi piace questa locuzione perché è come se leggessi “in questo tempo…”. Ecco, proviamo con il Vangelo di questa domenica: “…In quel tempo gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’.” (dal Vangelo secondo Marco)
La traduzione potrebbe essere: in questo tempo, noi discepoli di Cristo ci troviamo attorno a Gesù, presente nel Tabernacolo della nostra parrocchia o della nostra chiesa e dopo averlo adorato in ginocchio, ascoltato la sua Parola, ricevuto nel Santissimo Sacramento, in silenzio gli riferiamo tutto quello che abbiamo fatto durante la giornata o la settimana e quello che abbiamo ricevuto. In parole povere gli diciamo delle nostre gioie, delle nostre delusioni, del nostro dolore, delle nostre preoccupazioni. Lui è in noi, non ne dubitiamo, per questo scrutiamo il profondo del nostro cuore ed è come se effettivamente ci portassimo in un deserto. In disparte, dove riposare dopo le battaglie di tutti i giorni, dove possiamo capire quanto Dio ci è vicino, insegnandoci con quale umiltà si resiste all’orgoglio, con quale benevolenza si combatte l’invidia, in quale misura non ci si debba beare delle parole adulatorie, bensì rallegrarsi del bene degli altri.

LA NOSTRA POLVERE

XV Domenica del T.O. 
Anno B


La Parola di questa domenica suscita diverse sollecitazioni ed accostamenti circa il modo con cui si cerca di portare l’annuncio evangelico nella società in cui viviamo. Prendiamo, per esempio:“…a Betel non profetizzerai più, perché questo è il santuario del Re ed è il tempio del regno.” (dal Libro del profeta Amos)
Traducendo quella situazione nel linguaggio d’oggi possiamo immaginare che il santuario e il tempio di Betel siano da identificarsi con i luoghi del potere legislativo attuale, e sentirci dire: tu cristiano non venire più nei Parlamenti a parlarci di Dio, del suo Regno, della sua Legge, dei valori (non negoziabili), dei diritti dei deboli, perché abbiamo deciso che per te e per Lui non c’è più spazio.

IL DEBOLE E IL FORTE

XIV Domenica del T.O.
Anno B


Leggo ogni giorno di divisioni all’interno della Chiesa, di scomuniche e di ammonizioni. La cosa mi addolora moltissimo. Nonostante si continui a parlare di misericordia e di speranza, di fatto si registrano sentimenti di chiusura e di rifiuto nei confronti di chi vuole vivere la propria fede nei solchi della Tradizione e del perenne Magistero della Chiesa. Nonostante si continui a parlare di sinodalità, di fatto il centralismo gerarchico diventa sempre più intransigente su comportamenti ed obbedienza. La confusione regna ed il malessere sovrasta quella che dovrebbe essere la tranquilla fiducia in chi è chiamato a guidare il pellegrinaggio terreno dei membri della Chiesa. Mi viene, perciò, facile immergermi nella preghiera del Salmo:“…pietà di noi, Signore, pietà di noi, così i nostri occhi al Signore nostro Dio, finché abbia pietà di noi.” (dal Salmo 122)