Domenica XXI T.O.
Anno B
Ecco, piacerebbe anche a me avere un carattere
così, perché coerente con la repentina risposta di Pietro che aveva saputo
cogliere in profondità di animo il senso ultimo delle parole di Gesù: la vita
eterna. A lui interessava questo, altri, invece, avevano frainteso e, perciò,
si tirarono indietro e se ne andarono. Rimasero in pochi, ma furono sufficienti
per incendiare il mondo. Ci misero anni, secoli, occorse pazienza per dare
significato alla speranza che era in loro, ci vollero sacrifici e martiri, ma
la loro fede nella vita eterna non venne mai meno. In questo modo formarono
un’umanità nuova, stabilirono la sacralità della famiglia così come venne
annunciata da San Paolo:“…chi ama la propria moglie ama sé stesso. Nessuno,
infatti, ha mai odiato la propria carne, anzi la nutre e la cura, come anche
Cristo fa con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo. Per questo l’uomo
lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola
carne.” (Lettera agli Efesini)
E non è solo una metafora, è una condizione
esistenziale nel matrimonio, nel suo Sacramento. I coniugi cristiani lo possono
testimoniare come vissuto unitivo dei loro corpi che si donano a tal punto da
divenire uno solo. Scriveva la Venerabile Madeleine Delbrel che nel “matrimonio
c’è una vocazione all’amore particolarmente ricca. Sta alla sommità della
creazione visibile, il più bello dei segni dell’amore di Dio: E’ grande poiché
è il segno, dice San Paolo, dell’amore di Cristo e della Chiesa.”
Non è facile essere sempre fedele a questo
segno. Molte coppie arrivano a chiedere di sposarsi in chiesa con buone
intenzioni, ma sono già prevenute in partenza e gli incontri di preparazione al
Sacramento del Matrimonio si riducono ad un fatto puramente burocratico. La
maggior parte, alla fine celebra il “loro” matrimonio, ma poi se ne vanno anche
loro. E’ quasi fisiologico, eppure c’è ancora chi sa cosa scegliere e sa
rispondere anche alla domanda:“…se sembra male ai vostri occhi servire il
Signore, sceglietevi oggi chi servire.” (dal Libro di Giosuè)
Oggi, purtroppo, la maggior parte delle persone
battezzate decide di scegliere i nemici del Signore. I risultati sono sotto gli
occhi di tutti: idolatrie e rifiuto della vita come dono. Perciò, senza Dio
tutto è possibile, così com’è vero che a Dio tutto è possibile, come offrire a
tutti la grazia di conoscerlo. Molti, non tutti, sapranno alzare a Lui lo
sguardo e con cuore sincero pregarlo con il salmo:“…benedirò il Signore in ogni
tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode.” (dal Salmo 33)
Le intenzioni di questa preghiera sono
ovviamente buone, predispongono alla ricerca del vero, del bello, del sacro, ma
quanta fatica restare fedele e coerente nella quotidianità della vita. Ci
guardiamo attorno e le tentazioni sono lì con i loro tentacoli che cercano di
avvolgerci. A volte ci riescono- Il rischio c’è, però se succede abbiamo la
chance del perdono perché, pentiti, possiamo accedere alla compassione divina:
non è altro che la porta per la vita eterna.
Gs 24,1-2.15-17.18 / Sal 33(34) / Ef 5.31-32 /
Gv 6,60-69
digiemme