LA VITA ETERNA

Domenica XXI T.O.

Anno B

La domanda diretta di Gesù che viene rivolta anche a noi, oggi, non permette di guardare da un’altra parte, di fare lo gnorri, ma richiede una ben precisa risposta: “…volete andarvene anche voi?” Gli rispose Simon Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna,” (dal Vangelo secondo Giovanni)
Simon Pietro, il pescatore, non poteva che rispondere così. Non ne sapeva di teologia, era un capofamiglia, un lavoratore che doveva preoccuparsi tutti i santi giorni di trovare come sfamare i suoi. Eppure questo impegno non gli bastava se decise di mettersi alla sequela di Gesù con tutta la sua famiglia. La sua scelta rispecchiava il suo carattere, ben inquadrato da San Pio da Pietrelcina: “guardiamo il nostro cuore e teniamo lontano ogni prudenza terrena. Sforziamoci di avere sempre uno spirito puro nei pensieri, sempre diritto nella fede, sempre santo nelle intenzioni."

Ecco, piacerebbe anche a me avere un carattere così, perché coerente con la repentina risposta di Pietro che aveva saputo cogliere in profondità di animo il senso ultimo delle parole di Gesù: la vita eterna. A lui interessava questo, altri, invece, avevano frainteso e, perciò, si tirarono indietro e se ne andarono. Rimasero in pochi, ma furono sufficienti per incendiare il mondo. Ci misero anni, secoli, occorse pazienza per dare significato alla speranza che era in loro, ci vollero sacrifici e martiri, ma la loro fede nella vita eterna non venne mai meno. In questo modo formarono un’umanità nuova, stabilirono la sacralità della famiglia così come venne annunciata da San Paolo:“…chi ama la propria moglie ama sé stesso. Nessuno, infatti, ha mai odiato la propria carne, anzi la nutre e la cura, come anche Cristo fa con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo. Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne.” (Lettera agli Efesini)
E non è solo una metafora, è una condizione esistenziale nel matrimonio, nel suo Sacramento. I coniugi cristiani lo possono testimoniare come vissuto unitivo dei loro corpi che si donano a tal punto da divenire uno solo. Scriveva la Venerabile Madeleine Delbrel che nel “matrimonio c’è una vocazione all’amore particolarmente ricca. Sta alla sommità della creazione visibile, il più bello dei segni dell’amore di Dio: E’ grande poiché è il segno, dice San Paolo, dell’amore di Cristo e della Chiesa.”
Non è facile essere sempre fedele a questo segno. Molte coppie arrivano a chiedere di sposarsi in chiesa con buone intenzioni, ma sono già prevenute in partenza e gli incontri di preparazione al Sacramento del Matrimonio si riducono ad un fatto puramente burocratico. La maggior parte, alla fine celebra il “loro” matrimonio, ma poi se ne vanno anche loro. E’ quasi fisiologico, eppure c’è ancora chi sa cosa scegliere e sa rispondere anche alla domanda:“…se sembra male ai vostri occhi servire il Signore, sceglietevi oggi chi servire.” (dal Libro di Giosuè)
Oggi, purtroppo, la maggior parte delle persone battezzate decide di scegliere i nemici del Signore. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: idolatrie e rifiuto della vita come dono. Perciò, senza Dio tutto è possibile, così com’è vero che a Dio tutto è possibile, come offrire a tutti la grazia di conoscerlo. Molti, non tutti, sapranno alzare a Lui lo sguardo e con cuore sincero pregarlo con il salmo:“…benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode.” (dal Salmo 33)
Le intenzioni di questa preghiera sono ovviamente buone, predispongono alla ricerca del vero, del bello, del sacro, ma quanta fatica restare fedele e coerente nella quotidianità della vita. Ci guardiamo attorno e le tentazioni sono lì con i loro tentacoli che cercano di avvolgerci. A volte ci riescono- Il rischio c’è, però se succede abbiamo la chance del perdono perché, pentiti, possiamo accedere alla compassione divina: non è altro che la porta per la vita eterna.
Gs 24,1-2.15-17.18 / Sal 33(34) / Ef 5.31-32 / Gv 6,60-69
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