Domenica XXII T.O.
Anno B
Anno B
Ho ricevuto fin da bambino, soprattutto da mio
padre, un’educazione che metteva in primo piano l’onestà. Diceva papà che non
bisogna mai trovarsi nelle condizioni di sentirsi in colpa per qualcosa che si
è fatto in modo disonesto, o fraudolento, nei confronti di altri, familiari,
conoscenti, estranei in generale. Questo mio riandare all’esempio della vita
paterna è stato provocato dal Salmo, quando dice:“…colui che cammina senza
colpa pratica la giustizia e dice la verità che ha nel cuore.” (dal Salmo 14)
Ora, seguire questo cammino non è per niente
facile perché vuol dire essere trasparenti nelle intenzioni di chi abbraccia la
verità del cristianesimo e, conseguentemente, di chi pratica la giustizia nei
confronti di tutti. Come fare? Dando testimonianza, anche quando le leggi
ingiuste possono portare al martirio. Come è successo a quella signora, in
Inghilterra, arrestata perché pregava silenziosamente vicino ad una clinica per
aborti. Oppure, come è accaduto in Francia ad alcuni attivisti di CitizenGO,
arrestati perché, con un camion-bandiera, protestavano contro la cristiano
fobia in atto alle ultime olimpiadi.
Scriveva San Gregorio Magno che esistono due
tipi di martirio: quello della spada che è il martirio in atto, nella sua forma
più visibile, e quello nello spirito che si subisce con le ingiurie di chi
odia, nella forma più nascosta. Sono rischi che il buon cristiano deve mettere
in conto. Ci vuole coraggio? Certo, ma fin dagli albori del cristianesimo era
così, lo spiega anche l’apostolo Giacomo: “…religione pura e senza macchia
davanti a Dio Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze
e non lasciarsi contaminare da questo mondo.” (Lettera di San Giacomo Apostolo)
Il nostro essere cristiani, quindi, non si
ferma di fronte alle difficoltà, anche quelle di capire chi sono gli orfani e
le vedove d’oggi. Non ho dubbi nell’individuare le vedove in quelle mamme che
si trovano a decidere per la vita o la morte del figlio che portano in grembo.
Quella madre è vedova perché non ha nessuno accanto, quel figlio è orfano ancora
prima di nascere, dato l’alto rischio di essere abortito. Se non ci facciamo
condizionare dal mondo che ci sta attorno, che per legge ritiene lecito uccidere
quell’innocente, allora possiamo dire di essere in una religione pura e senza
macchia. Inoltre, saremo immuni dal male che cova dentro perché:“…dal di
dentro, infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male:
impurità, furti, omicidi, adulteri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza,
invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori
dall’interno e rendono impuro l’uomo.” (Vangelo secondo Marco)
Si potrebbe scrivere un trattato per ognuna
delle definizioni maligne accennate nel versetto evangelico. Mi rendo conto,
però, che sfuggire agli artigli di questi peccati è impresa che solo la
presenza dello Spirito può permettere. Ci vuole, poi, una consapevolezza che,
come ha lasciato scritto il teologo Origene: “in te si svolge la battaglia che
stai per fare perché è dentro di te l’edificio della malizia che bisogna
scalzare; il tuo nemico esce dal profondo del tuo animo”.
Il male sta, quindi, dentro di noi,
accovacciato, pronto ad emergere anche contro la nostra volontà. Occorre
perciò: “osservare e mettere in pratica le leggi e le norme che io vi insegno,
perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei
popoli.” (dal Libro del Deuteronomio)
Abbiamo ascoltato le sacre scritture, sappiamo
come poterle tradurre nella vita di tutti i giorni, in esse troviamo luce o
avvertimenti. Non abbiamo, allora, più scuse: alla Parola atteniamoci e con l’Eucaristia
nutriamo la fede. Solo così può crescere la speranza, si rafforza l’impegno e
possiamo proseguire nel cammino con fiducia, senza colpa alcuna.
Dt 4,1-2.6-8 / Sal 14(15) / Gc 1,17-18.21-22.27
/Mc 7,1-8.14-15.21-23digiemme