5 ottobre 2024

FIN DALLE ORIGINI

XXVII   Domenica  del T. O. 
Anno B

 

Al catechismo, da bambino, mi hanno insegnato che Dio è il creatore di tutte le cose, quelle visibili e quelle invisibili. Mi fidavo per quelle invisibili, ma guardavo con attenzione ed interesse quelle visibili: i miei compagni, il mio paese, la chiesa, l’oratorio, il mio gatto, mio papà e mia mamma ed i miei fratelli, la nostra casa. Pensavo, allora, che Dio faceva le cose proprio per bene. Mi dava fiducia questo Dio che era ben rappresentato dal curato, Don Carlo. Continuava a parlarci di Lui e lo faceva con entusiasmo e gioia. La cosa mi incuriosiva non poco, anche se ancora non potevo di certo aver letto che: “…colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli.” (dalla Lettera agli Ebrei)
Ora intuisco, capire è un’altra cosa, che con il Battesimo ricevuto fin da subito sono stato anch’io santificato, non solo per via del Sacramento, ma pure per via del fatto che sono stato creato proprio da Lui, quel Dio che ha detto: “…non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda.” (dal Libro della Genesi)
Qui mi è facile capire il perché Dio è Amore: non lascia la sua creatura nella solitudine, ma lo inserisce nella comunione, lo fa partecipe del suo Amore creatore. Di fronte a questo dato di fatto, San Giovanni Cassiano scrisse che “Dio ci guardi dal professare mai che qualcosa di creato sia sostanzialmente cattivo, quando la scrittura dice “Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona (Gen 1,31)”
Però questa cosa molto buona e giusta fu infestata dal peccato, connaturato nella libertà concessa all’uomo. Ciascuno di noi, ammettiamolo, continuerà a peccare, ma il nostro peccato non impedirà a Dio di operare nella giustizia e nella misericordia fin dalle origini, ora e sempre. Tant’è vero che il Buon Dio non mise vicino all’uomo solo animali che proprio non gli corrispondevano, bensì gli mise accanto la donna, al punto che, vista la bontà del dono, pose fine alla creazione, rispecchiandosi pienamente in quelle persone, maschio e femmina, a sua immagine create. Tanto che per noi la sua magnificenza non ha limiti. Infatti anche il salmista canta: “…la tua sposa come vite feconda nell’intimità della tua casa, i tuoi figli come virgulti d’ulivo intorno alla tua mensa.” (dal Salmo 127)
Al riguardo mi piace riportare un pensiero di San Giovanni Paolo II: “l’mmagine di sé, che Dio ha posto nell’uomo passa anche attraverso la complementarietà dei sessi. L’uomo e la donna, che si uniscono nel matrimonio, riflettono l’immagine di Dio e sono in qualche modo “rivelazione” del suo amore.”  
Al riguardo mi piace anche riandare al ricordo di mio papà e di mia mamma, con i miei fratelli, nella povertà di quella cucina, quando si era tutti, alla sera e alla domenica a mezzogiorno, intorno alla tavola. Senza televisione accesa, ringraziando il Signore per il dono del cibo e per l’unione della nostra famiglia. Così era e così dovrebbe essere se il mondo non cercasse di scardinare questo principio con tutte le gender menzogne di questi ultimi anni. Occorre, allora, ritornare con decisione a rimarcare la verità che sta fin dall’origine sull’uomo e sulla donna:“…dall’inizio della creazione Dio li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diverranno una carne sola.” (dal Vangelo secondo Marco)
Ritornano i due, quindi, ad essere una carne sola, non una cosa sola, ma una carne. Una unità di coppia, non più disgiunta perché fondata sull’amore, sul dono reciproco di sé stessi per sempre, fin dal principio. Perché l’essenziale durante la vita di una coppia, di una famiglia, la ragione d’essere e la gioia, quel qualcosa senza il quale apparirebbe tutto vano, è, conseguentemente, il dono di sé stessa verso Dio, in Gesù Cristo.
Gen 2,18-24  /  Sal 127(128)  /  Eb 2,9-11  /  Mc 10,2-16
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