XIX Domenica del T.O.
Anno B
Non so quanto sarà lungo il mio cammino e
quanto possa essere importante, sento, però, che devo continuamente, ogni
giorno, mettermi in gioco per andare a cercare il Signore. So che Lui si lascia
trovare, magari nel silenzio di una chiesa, oppure nei bisogni delle persone in
difficoltà che mi farà incontrare. Eppure, mi domando sempre se ne sarò all’altezza,
se ne avrò la forza, nel camminare sulla mia terra: “la potenza è nelle mani
del Signore e quei cinque pani sono come semi, non affidati alla terra, ma
moltiplicati da colui che ha fatto la terra.” Così suggerisce Sant’Agostino,
riflettendo sul Vangelo di Giovanni che ci presenta il “miracolo” dei 5 pani e
2 pesci.
La forza per fare quello che devo fare, perciò, è dentro di me, spesso non ne ho la consapevolezza, eppure la riscopro ogni qual volta trovo quel Gesù che dice: Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno.” (dal Vangelo secondo Giovanni)
La forza per fare quello che devo fare, perciò, è dentro di me, spesso non ne ho la consapevolezza, eppure la riscopro ogni qual volta trovo quel Gesù che dice: Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno.” (dal Vangelo secondo Giovanni)
A me basterebbe vivere bene su questa terra,
non tanto per vantaggi personali, quanto per iniziare ad assaporare la
beatitudine della vita dopo la morte. Sono convinto che sia già questo il
paradiso in terra perché: “la dolcezza della vita beata è ricercata nella
lettura, trovata nella meditazione, chiesta nella preghiera e gustata nella
contemplazione.” (Guigo il Certosino)
E invece, spesso, mi assale un senso di
insoddisfazione che mi rattrista. Mi sopraffanno le angosce per un mondo che va
alla malora, per una chiesa che si adegua a questo mondo, per un disprezzo nei
confronti della vita umana che rasenta una crudeltà diabolica. Il Vangelo di
oggi fa dire a Gesù “non mormorate tra voi” ed è un giusto rilievo perché è
quanto succede quando ci s’interroga fra di noi credenti. Rincara la dose San
Paolo quando raccomanda:“…scompaia da voi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e
maldicenze con ogni sorta di malignità. Siate invece benevoli gli uni verso gli
altri, misericordiosi perdonandovi a vicenda.”(Lettera agli Efesini).
Così dovrebbe essere, soprattutto quando ci si
trova nelle nostre riunioni per la preparazione dei nuovi programmi d’impegno
pastorale. Senza abbatterci per gli scarsi profitti e senza neppure esaltarsi
perché se “c’è uno zelo eccessivo, sempre teso, inquieto, tormentato, agitato
non è cosa buona. Nulla è mai perfetto per le anime possedute da tale ardore,
ma l’impazienza e l’indiscrezione non sono consoni al mandato ricevuto.” (Beato
Columba Marmion)
Riprendo, allora, il mio cammino, cosciente dei
miei limiti, delle mie paure e della mia inadeguatezza. Mi domando se avrò il
tempo necessario per capire le risposte giuste alle domande che in ogni santo
giorno mi pongo. Ho speranza di riuscirci perché:“…ho cercato il Signore: mi ha
risposto e da ogni paura mi ha liberato.” Dal Salmo 33)
E’ essenziale la libertà, è insita nel nostro
spirito, ma quando non sappiamo esercitarla ci viene in soccorso il Signore,
offrendoci quel pane che ci alimenta a pieno titolo, al punto che la felicità
diviene a portata di mano. Come quando, negli anni settanta, cantavamo: “T’ho
trovato, sì t’ho trovato Signore, t’ho cercato e t’ho trovato Signor!”
1Re 19,4-8 / Sal 33(34) / Ef 4,30—5;2 / Gv
6,41-51digiemme