10 agosto 2024

CERCARE IL SIGNORE

XIX Domenica del T.O.
Anno B


All’alba di ogni nuovo giorno, appena sveglio, mi domando dove mi porteranno i miei stanchi passi. La preghiera mattutina mi rinfranca, gli occhi ritrovano la famigliarità delle forme di casa, ma già mi chiedo se sarò in grado di attendere a tutte le cose che mi sono comandate. Il richiamo che il Signore rivolge al profeta Elia echeggia, allora, nelle mie orecchie: “…alzati e mangia perché è troppo lungo per te il cammino.” (dal primo Libro dei Re)
Non so quanto sarà lungo il mio cammino e quanto possa essere importante, sento, però, che devo continuamente, ogni giorno, mettermi in gioco per andare a cercare il Signore. So che Lui si lascia trovare, magari nel silenzio di una chiesa, oppure nei bisogni delle persone in difficoltà che mi farà incontrare. Eppure, mi domando sempre se ne sarò all’altezza, se ne avrò la forza, nel camminare sulla mia terra: “la potenza è nelle mani del Signore e quei cinque pani sono come semi, non affidati alla terra, ma moltiplicati da colui che ha fatto la terra.” Così suggerisce Sant’Agostino, riflettendo sul Vangelo di Giovanni che ci presenta il “miracolo” dei 5 pani e 2 pesci.
La forza per fare quello che devo fare, perciò, è dentro di me, spesso non ne ho la consapevolezza, eppure la riscopro ogni qual volta trovo quel Gesù che dice: Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno.” (dal Vangelo secondo Giovanni)
A me basterebbe vivere bene su questa terra, non tanto per vantaggi personali, quanto per iniziare ad assaporare la beatitudine della vita dopo la morte. Sono convinto che sia già questo il paradiso in terra perché: “la dolcezza della vita beata è ricercata nella lettura, trovata nella meditazione, chiesta nella preghiera e gustata nella contemplazione.” (Guigo il Certosino)
E invece, spesso, mi assale un senso di insoddisfazione che mi rattrista. Mi sopraffanno le angosce per un mondo che va alla malora, per una chiesa che si adegua a questo mondo, per un disprezzo nei confronti della vita umana che rasenta una crudeltà diabolica. Il Vangelo di oggi fa dire a Gesù “non mormorate tra voi” ed è un giusto rilievo perché è quanto succede quando ci s’interroga fra di noi credenti. Rincara la dose San Paolo quando raccomanda:“…scompaia da voi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze con ogni sorta di malignità. Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi perdonandovi a vicenda.”(Lettera agli Efesini).
Così dovrebbe essere, soprattutto quando ci si trova nelle nostre riunioni per la preparazione dei nuovi programmi d’impegno pastorale. Senza abbatterci per gli scarsi profitti e senza neppure esaltarsi perché se “c’è uno zelo eccessivo, sempre teso, inquieto, tormentato, agitato non è cosa buona. Nulla è mai perfetto per le anime possedute da tale ardore, ma l’impazienza e l’indiscrezione non sono consoni al mandato ricevuto.” (Beato Columba Marmion)
Riprendo, allora, il mio cammino, cosciente dei miei limiti, delle mie paure e della mia inadeguatezza. Mi domando se avrò il tempo necessario per capire le risposte giuste alle domande che in ogni santo giorno mi pongo. Ho speranza di riuscirci perché:“…ho cercato il Signore: mi ha risposto e da ogni paura mi ha liberato.” Dal Salmo 33)
E’ essenziale la libertà, è insita nel nostro spirito, ma quando non sappiamo esercitarla ci viene in soccorso il Signore, offrendoci quel pane che ci alimenta a pieno titolo, al punto che la felicità diviene a portata di mano. Come quando, negli anni settanta, cantavamo: “T’ho trovato, sì t’ho trovato Signore, t’ho cercato e t’ho trovato Signor!”
1Re 19,4-8 / Sal 33(34) / Ef 4,30—5;2 / Gv 6,41-51
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