XVII Domenica T.O.
Anno B
Nulla(e Nessuno) vada perduto |
Il
pane è da sempre il nutrimento essenziale, a volte l’unico, dei poveri. La sua
condivisione, è un’altra caratteristica che permette di conoscere
lo spirito che anima ogni comunità umana. In qualche modo, inoltre,
riallacciando il pane al grano e al seme, si è portati a riandare al dono della
vita che il Signore continua a perpetuare nei confronti dell’umanità. Perché
“il Signore c’insegna che nessuno può conoscere Dio, se Dio non lo istruisce;
in altri termini non possiamo conoscere Dio senza il soccorso di Dio, tenendo
ben presente che il Padre vuole essere conosciuto.” (Sant’Ireneo di Lione)
Così
si capisce meglio la serena preoccupazione del Signore nei confronti della
folla che non ha da mangiare. Da notare che poteva tranquillamente fare a meno del coinvolgimento degli
apostoli ed invece dice a Filippo di
darsi da fare:“…c’è
qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci, ma che cos’è questo per
tanta gente?” (dal Vangelo secondo Marco)
Oggi
possiamo affermare che c’è tanta fame nel mondo, ma cosa possiamo fare con quei
pochi missionari rimasti? Sì, ci sono tante Istituzioni che operano in questo
ambito ma se confrontiamo le risorse impegnate con quanto si brucia per gli
armamenti o per il mantenimento degli animali di compagnia, c’è solo da restare
sgomenti. Confidiamo, perciò in quei pochi missionari rimasti perché “solo
l’amore fa agire le membra della Chiesa, che se l’amore si fosse spento gli
apostoli non avrebbero più annunciato il Vangelo, i martiri avrebbero rifiutato
di versare il loro sangue.” (Santa Teresa del Bambin Gesù)
Fu
quell’amore che fece agire quei primi discepoli, che poterono così toccare con
mano quanto:“giusto
è il Signore in tutte le sue vie e buono in tutte le sue opere.” (dal Salmo
144)
Soprattutto,
si può certamente aggiungere, quanto sia compassionevole nei confronti di
quella moltitudine e di noi altrettanto abbandonati a noi stessi, presuntuosi e
indifferenti a quanto ci accade attorno. Non ci manca il pane, ma i livelli di
povertà continuano a crescere, mentre si allarga la scristianizzazione del
nostro vivere. Motivo per cui appare decisamente anacronistico quanto scrive
l’apostolo: “comportatevi
in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e
magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore.” (dalla Lettera di San Paolo
agli Efesini)
Alcuni
giorni fa la Chiesa ha ricordato la figura di San Benedetto. Il suo agire da
discepolo del Signore ha risollevato la condizione di miseria in cui era caduta
la civiltà di allora. Abbiamo bisogno di un nuovo Benedetto perché “mentre gli
odi e le rivalità sollevano e spingono gli uomini gli uni contro gli altri,
mentre rapine, stragi, infinite disgrazie e miserie provengono da questo
sconvolgimento di popoli e di eventi, San Benedetto raccomanda ai suoi seguaci
le santissime leggi dell’ospitalità dei poveri e dei pellegrini perché in essi
Cristo viene accolto.” (Papa Pio XII) Ecco, allora, che l’invito di Paolo ha
una sua piena giustificazione. Dipende, a questo punto, solo da noi renderlo
attuabile ed efficace e mentre guardo il pane sulla mia modesta tavola decido
di benedirlo perché è il momento di ascoltare con attenzione l’ordine di Gesù:“…raccogliete
i pezzi avanzati perché nulla vada perduto.”
Ultimamente
molto si è perduto, ma su quell’invito, su quel pane spezzato per molti, possiamo
contarci. Riprendiamo la raccolta, poca o tanta essa sia, quanto basta per il
Signore.
2Re 4,42-44 / Sal 144(145) / Ef 4,1-6 / Gv 6,1-15
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