PRIMA CHE IO FOSSI…


..prima di formarti nel grembo materno ...
Prima non c’ero, dov’ero, per chi ero…:considerazioni che possono suscitare, in ciascuno, almeno una volta nella vita, un rimuginare fra sé e sé. C’è chi se ne va, alzando le spalle, - tanto non serve, l’importante è che ci sono, del resto non m’importa niente - , altri s’incaponiscono e cercano filosofie e risposte sul senso della propria vita. Eppure basta sfogliare la Bibbia e…trovarci l’inizio del nostro tutto. Siamo conosciuti da sempre, prima che cominciassimo a formarci nel grembo di nostra madre (Salmo), addirittura siamo consacrati, cioè abbiamo in noi l’imprimatur di Dio Padre come figli che sono la sua gioia.

DIARIO DI UN PELLEGRINO: TORNO SUI MIEI PASSI… seconda tappa Roncesvalles – Zubiri 6/8/2008

“Quale gioia quando mi dissero: andremo alla casa di..Giacomo! Già sono fermi i nostri piedi alle tue porte…Santiago de Compostela”
Richiamo il Salmo 122, sostituendo Gerusalemme con la città dell’apostolo, perché così mi sono sentito quando siamo entrati in Plaza do Obradoiro, al cospetto del Portico della Gloria.
In quell’istante, io e Mariella abbiamo capito che dovevamo tornarci solo dopo aver percorso tutto il cammino, non solo i chilometri necessari per la “Compostela”.
Così decidemmo di tornare sui nostri passi ed esattamente un anno dopo ci troviamo, io e Mariella, davanti al cartello stradale che avvisa in termini numerici “780 Km. a Santiago de Compostela”.

I POVERI E LA LEGGE



Riconoscersi povero davanti a Dio concede due vantaggi: essere soggetti privilegiati del lieto annuncio per cui il Signore è stato mandato (Luca) ed essere giudicati non secondo l’osservanza esteriore della Legge di Dio, bensì secondo l’orientamento del cuore, ricco, invece, di amore per Dio e per il prossimo.
La Legge di Dio è lì per dirigere e illuminare, per ordinare i desideri, per sostenere un tessuto di norme morali che qualificano l’uomo, e un contrafforte di comportamenti del vivere concreto che certificano il livello di civiltà umana. Per questo occorre chi sappia leggere la Parola di Dio, meglio, chi sappia proclamarla, non

LA GIOIA DEL MATRIMONIO



“…come un giovane sposa una vergine …, come gioisce lo sposo per la sposa…(Isaia), allo stesso modo tutti gioiscono partecipando al matrimonio di Cana e a tutti i successivi. Basterebbero solo questi flash per capire che quanto si vorrebbe approvare nel Senato della Repubblica a fine mese, il nefasto ddl Cirinnà, sia un’offesa, oltre che al buon senso, anche al buon Dio.
Per rispetto alla Parola, non entro nelle polemiche che quella proposta politica sta alimentando, ma registro l’insipienza di chi dovrebbe testimoniare coerenza e responsabilità e che, invece, per meri interessi di bottega, collabora alla distruzione della società, a beneficio di una dittatura onusiana che sta ormai strangolando l’umanità in uno spettro di tristi uomini al servizio, in schiavitù, di pochi gaudenti omuncoli.

L'ABC+D del BUON CRISTIANO



L’ABC, cui aggiungo la D, è il classico minimo sindacale, la base iniziale con la quale uno può dire di conoscere un determinato argomento. Senza, si fa solo millantato credito. Ecco, la Parola di oggi ci sottopone il criterio attraverso il quale interpretare l’essere cristiano utilizzando questi verbi:
a)annunciare b) cantare c) donare  d) pregare.
Il famoso ABC+D per essere coerenti con la fede che professiamo.
Isaia ordina di “andare su un alto monte”, cioè di non stare fermo, appiattito, sali verso l’alto, elevati dalla mediocrità e quando sei là “alza la tua voce con forza, alza la voce, non temere, annuncia!”

Alla ricerca della Sapienza

E’ iniziato il nuovo anno in una logica di continuità con il precedente che lascia indifferente tutto quanto ci circonda: il tempo che si snocciola con perfetta imperturbabilità, le cose, le case, le vie, la città, gli alberi e la natura d’intorno con la statica monotonia di sempre. Eppure, inconsciamente, sappiamo che qualcosa è cambiato nella nostra testa: forse la consapevolezza dello scorrere della nostra vita, e qualcosa, chiamiamola sapienza, che ci viene in soccorso nel tentativo di capire il perché, da quali inizi, per quale scopo.Già, la sapienza, ma quale, è la domanda, conoscendo i propri limiti. Non certo quella che 

IL PELLEGRINAGGIO:ALLA RICERCA DEL PALADINO DA SAINT JEAN PIED DE PORT A RONCESVALLES 6/8/2007

Avviso agli argonauti: non sono alla ricerca del vello d’oro, non mi interessa, sono alla fronda per guardare avanti e dietro di me, immerso nel silenzio delle domande sul significato della vita, la mia e di ciascuno.
Avviso ai miei trentatrè lettori: inizia il cammino e questo si articola a cavallo di quattro anni. Motivo per cui ci saranno intercavallamenti temporali e protagonisti varianti di tappa in tappa.
Per quanto riguarda i “magnifici dodici”, che, immersi nella foschia uggiosa di Saint Jean, si consultano su quale via, alta o di montagna – bassa o di fondovalle, indirizzarsi, bisogna aggiungere ancora un paio di precisazioni.

UNA FAMIGLIA NORMALE

Anna chiede e prega Dio per avere un figlio e dopo aver ottenuto la Grazia del concepimento di Samuele è pronta a ridonare la vita. Maria, con Giuseppe, domanda a Gesù perché si è attardato   per fermarsi a Gerusalemme senza neanche avvertirli, lasciandoli così nell’angoscia. La risposta ottenuta non la capiscono nell’immediato, ma ritornati a Nazaret… "Maria custodiva tutte queste cose nel suo cuore". Serbava, cioè, la vita di una famiglia normale, un padre, una madre e un figlio (sì, ammettiamolo, loro un po’ speciali lo sono) in cui si vede quest’ultimo… "crescere in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini". Che impara a lavorare per guadagnarsi il pane quotidiano, che impara a studiare per prepararsi alla missione, che testimonia con semplicità che si sta bene in una famiglia normale.
E’ così difficile pensarlo? e riconoscere una famiglia come quella di Nazaret valida per tutti e per sempre? E’ così difficile immaginare di proteggerla sapendo che così si protegge il futuro del paese, del villaggio, della nazione, dell’umanità?

FAVOLA DI NATALE



In un paese piccolo, piccolo, come tanti paesi dalle nostre parti, si nasce, si cresce, si mette famiglia, si lavora e si costruisce il piccolo mondo fatto di case, officine, casolari, con i campanili che svettano  a protezione di una comunità che crede ancora nella Misericordia di Dio e si fa suo tramite per tutti e con tutti. E’ un paese tanto piccolo nei confronti della città, dove pochi comandano come devono vivere tutti i sudditi, anche quelli che stanno nei paesini. E così, ad un certo punto, anche sul loro piccolo ospedale la legge arrivò con medici ed infermieri pronti ad uccidere i più piccoli bambini ancora nella pancia delle loro madri.
Lo choc fu grande, tutto si offuscò, niente era più sicuro, le campane s’incrinarono e la gente cominciò a pensare sempre più a sé stessa. E tutto divenne più povero, nonostante si stia sempre più bene: si mangia, si beve, si è vestiti a buon punto, c’è casa, calda e con tutti i confort. La chiesa, sempre meno frequentata, non è più il luogo che unisce, non ci si sposa più e di figli manco a parlarne. Viene quasi voglia di sospirare…”gigante pensaci Tu…” E così avviene, il gigante si mette nei panni di una donna, madre di famiglia, felicemente sposata, che raccoglie attorno a sé un “piccolo resto” e costituisce il “Centro di Accoglienza alla Vita”. Dice: “da oggi non c’é solo la legge e l’ospedale, c’è anche la Legge di Dio Padre, che ci ricorda come dobbiamo riprendere a vivere”. Non basta, questo gigante, si ricorda pure dell’ammonimento…”tutto quello che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, l’avete fatto a me”…e poi, è Natale, cosa possiamo fare perché non ci sia più un bimbo non accolto? Pensa e ripensa, finché, davanti al presepe con la sua mangiatoia, il bambino suggerisce l’idea di una “culla per la vita”. Così, nel giro di poco tempo, proprio davanti al famigerato ospedale viene benedetta la “culla” e nel paese ritorna la speranza. Una luce si è accesa, le tenebre si attenuano, per un giorno si gioisce, le opere di misericordia tornano a fiorire per il bene di quel piccolo, piccolo paese. 

digiemme

Nove Mesi per la Vita - Chiesa Madonna degli Angeli - 27 Dicembre


Domenica 27 Dicembre 2015 alle ore 16,00 preghiamo per la vita e per le mamme in attesa; è il terzo appuntamento dei "Nove mesi per la Vita" che attraverso tutte le ultime domeniche di ogni mese ci accompagnerà fino a Giugno 2016.
- Per pregare insieme e adorare il Signore della Vita,
- per proporre e trovare un momento di preghiera mirato sulla Vita,
- per avere l'occasione di ascoltare temi e argomenti legati alla vita.
Iniziativa di preghiera "Nove mesi per la Vita" che richiama sia il periodo dello sviluppo nel seno materno, dal concepimento alla nascita, sia l'approfondimento di un tema con "la vita" al centro  per i "nove mesi" del suo percorso verso la nascita.Quest'anno l'argomento è la "misericordia" sulla scia della proclamazione del Giubileo della Misericordia da parte di Papa Francesco, sviluppando mensilmente un percorso attraverso le Opere di Misericordia corporali e spirituali richiamandole con un testo della Parola e mettendole in relazione con un fatto o un commento
Parte centrale dell'incontro è l'Adorazione di Gesù Eucarestia, seguito dall'invocazione a Santa Gianna Beretta Molla protettrice di tutte le mamme in attesa, lei che ha saputo donare la sua vita per quella della sua bambina, e dalla preghiera e benedizione per le mamme in attesa presenti, ricordando anche le mamme che non possono esserci e soprattutto nel ricordo dei bambini ai quali non è stato permesso di nascere.

LA VIGNA DI BETLEMME



Durante i pellegrinaggi a Santiago e a Roma a piedi, sul “cammino francese” o sulla Via Francigena, mi è capitato spesso di fiancheggiare delle vigne, in alcuni posti, anche di passarvi dentro e ho visto come sono ben curate, come la buona vite e il buon vino non siano frutto della spontanea natura, bensì il risultato del lavoro e della mano dell’uomo. Perciò, ben capisco cosa vuole dire il salmista quando si domanda perché sono state aperte brecce nella cinta della vigna e ogni passante può tranquillamente vendemmiare.

DIARIO DI UN PELLEGRINO: IN PARTENZA....ZAINO IN SPALLA E…VIA

In realtà di zaino in spalla nel vero senso della parola, quel giorno, il 5 agosto 2007, manco a parlarne. Si sa, l’aspirazione massima per un pellegrino è d’iniziare il suo cammino dalla porta di casa, ma non è così quasi mai. Infatti, anche noi, e pure negli anni a venire, mani sul volante…e via.
Per arrivare ai piedi dei Pirenei, a Saint Jean Pied de Port, singolare paese basco, crocevia del “Cammino Francese”. Così è, infatti, chiamato il percorso, il più praticato, che anche noi vogliamo intraprendere per arrivare a Santiago de Compostela.
Dicevo che in dodici abbiamo risposto alla proposta del pellegrinaggio. E’ doverosa una breve presentazione.

L'ACQUA E IL FUOCO

Culla per la Vita - Giaveno(To)

Siamo esortati a non lasciarci cadere le braccia dal profeta Sofonia, eppure quando la delusione è cocente, quando lo sconforto è pressoché costante, è cosa umana lasciarsi andare. Chiudersi a riccio diventa una conseguenza, nonostante l’invito a “non temere”.
Come si fa ad essere sempre lieti (Paolo ai filippesi) guardando al panorama che ci circonda: un mondo in mano a parassiti, una Chiesa quasi senza Cristo, una giustizia che si scioglie nella “misericordia”, la famiglia, quella fondata sul Matrimonio tra un uomo e una donna, che si è ormai sciolta, valori che sono sempre più negoziabili in una morale liquida che più relativa non si può; ecco, come si può essere lieti?

CAMBIARE IL DESERTO

Lui ha fatto grandi cose per noi…lo cantiamo spesso nelle nostre liturgie, sulla falsariga del Salmo. Anche i deserti rientrano in questa logica creativa: sono il luogo del silenzio dove veramente la voce di uno che grida si può sentire all’infinito come un’eco che rimbalza da uomo a uomo, da popolo a popolo; sono il luogo degli spazi illimitati, dove s’ intravedono in modo netto i sentieri che più dritti non si può, ma che non portano da nessuna parte se non sono preparati come vie del Signore, e noi siamo gli stradini.
Sta a vedere se siamo veramente capaci nel preparare una pavimentazione adeguata (quale catechesi?), un drenaggio perfetto (per non impantanarsi nelle eresie), una segnaletica precisa (il famoso discernimento?) per indicare l’orizzonte (finalmente) del Paradiso.

DIARIO DI UN PELLEGRINO: VENGO ANCH’IO A PIEDI! NO, IO NO! MA PERCHE'??


Gaetano, socio fondatore del Centro di Aiuto alla Vita, ci confida in questo diario di percorso, pensieri, considerazioni, sensazioni che lo hanno accompagnato nel "Cammino di Santiago".

Perché andare in pellegrinaggio a piedi, oggi, nell’era degli spostamenti sempre più veloci, sempre più comodi, al punto che tutto il mondo è veramente diventato il “mio piccolo villaggio?
E’ una domanda, più o meno in questa sintassi, che viene posta a chi si appresta, zaino in spalla, ad andare…lontano, lontano, con una meta ben precisa, Roma, Santiago de Compostela o Gerusalemme che sia.
Il succo di una mia eventuale risposta è: la Fede. Lo scopo è la Fede. Il fine è la conferma nella Fede. Per me non c’è altro.