3 gennaio 2016

Alla ricerca della Sapienza

E’ iniziato il nuovo anno in una logica di continuità con il precedente che lascia indifferente tutto quanto ci circonda: il tempo che si snocciola con perfetta imperturbabilità, le cose, le case, le vie, la città, gli alberi e la natura d’intorno con la statica monotonia di sempre. Eppure, inconsciamente, sappiamo che qualcosa è cambiato nella nostra testa: forse la consapevolezza dello scorrere della nostra vita, e qualcosa, chiamiamola sapienza, che ci viene in soccorso nel tentativo di capire il perché, da quali inizi, per quale scopo.Già, la sapienza, ma quale, è la domanda, conoscendo i propri limiti. Non certo quella che 
viene dal sapere, perché non a tutti è accessibile, bensì quella che viene dalla Parola di Dio, com’è chiaramente richiamata nelle Letture di oggi.
Ci rendiamo conto di essere parte di un disegno che anche noi contribuiamo a realizzare in un quadro così grande, dove il nostro apporto è frammentizzato in un così infinitesimale puntino da sembrare una presa in giro: io creatore di un disegno il cui Autore è Dio?
Eppure, per Grazia e per Fede è così. In questo consiste la mia sapienza che, secondo questo ragionamento, posso, progressivamente, coltivare in una maturazione che solo il conforto dell’ascolto quotidiano potrà portare a frutti spirituali e non solo.
Per esempio, il solco tracciato dalla Parola di questa seconda domenica di Natale, apre la dura scorza del cuore, ricordando che tutti siamo sue creature e che…”colui che mi ha creato, mi fece piantare una tenda” (Siracide), cioè, ha un pensiero di protezione per me, per noi, e ci copre con una tenda, quasi come una mamma che protegge il figlio con il suo corpo proprio nei momenti più fragili dei primi mesi di vita. E questo gesto ha una potenza incalcolabile per le nostre limitate capacità, con le quali, al massimo, riusciamo ad elaborare una scontata partita di giro.
Al Signore Dio non basta, a Lui…”è gradito chi lo teme, chi spera nel suo amore” (salmo).
Ma come si può temere questo Dio, come si può sperare, se non si conosce questo Dio, se chi dovrebbe aiutarci a conoscerlo, invece lo allontana, paventandoci solo le offerte del mondo, alla stregua di un paradiso a portata di mano, qui sulla terra.
Per fortuna che Paolo nella lettera agli Efesini li consola, e consola pure noi, con…” vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione  per una profonda conoscenza di Lui”. Questa conoscenza, allora, è possibile, e ci fa aprire il cuore, gli occhi, ci fa avere l’intelligenza al fine dell’incontro con Lui, ecco il senso della festa per il “suo Natale”.
Nonostante tutto, seppure abbiamo la Legge, sappiamo che non ci basta, seppure abbiamo la Grazia,
sappiamo che non la assecondiamo a sufficienza, seppure abbiamo la verità, sappiamo relativizzarla perché ci diciamo che in fondo Dio nessuno l’ha mai visto. Eppure Gesù Cristo ce l’ha mostrato, ce l’ha rivelato (Vangelo): ci ha chiamati fratelli, facendoci coeredi, nobilitandoci nella creazione in ogni momento della nostra vita e, soprattutto, chiamandoci ad essere suoi testimoni a partire da ogni momento della nostra vita, perché non è mai troppo tardi, neppure quando si passa da un anno all’altro.
Più di così cosa deve fare Dio per farsi conoscere ed aspettarsi da noi un pizzico di sapienza?
Sir 24,1-2.8-12 / Sal 147 / Ef 1,3-6.15-18 / Gv 1,1-18

digiemme.