Gaetano, socio fondatore del Centro di Aiuto alla Vita, ci confida in questo diario di percorso, pensieri, considerazioni, sensazioni che lo hanno accompagnato nel "Cammino di Santiago".
Perché andare in pellegrinaggio a piedi, oggi, nell’era degli spostamenti sempre più veloci, sempre più comodi, al punto che tutto il mondo è veramente diventato il “mio piccolo villaggio?
E’ una domanda, più o meno in questa sintassi, che viene posta a chi si
appresta, zaino in spalla, ad andare…lontano, lontano, con una meta ben precisa,
Roma, Santiago de Compostela o Gerusalemme che sia.
Il succo di una mia eventuale risposta è: la Fede. Lo scopo è la Fede. Il fine è
la conferma nella Fede. Per me non c’è altro.
Sì, lo so che ci sono pure tanti altri motivi legati, per esempio, alla cultura,
alla conoscenza, all’incontro con altre persone e/o popoli e genti, alla
bellezza della natura, all’ecologia, allo sport, all’anticonformismo, etc.etc..
Però, per me, sono motivi secondari.
Quindi, la Fede è ciò che muove, è ciò che fa scattare meccanismi mentali che
attirano l’attenzione sugli aspetti esteriori, soprattutto, di un pellegrinaggio
a piedi.
Così dev’esser stato quando, a seguito dell’esperienza di nostra figlia Chiara
che nel 2006 si recò a Santiago de Compostela insieme ad alcuni amici della
Comunità di S. Maria del Popolo, cominciai a dare giustificazione ad una simile
iniziativa pubblica da organizzarsi a nome del Centro di Aiuto alla Vita.
Mi dicevo: e se mettessimo le intenzioni dell’opera del CaV sul sepolcro di San
Giacomo il Maggiore, uno dei due “figli del tuono”?
E’ vero, la nostra Associazione è in difficoltà a causa del mancato ricambio
generazionale, conseguenza di una sempre più diffusa cultura del “nulla”, e di
fatto di morte, e a causa, non lo nego, di una nostra buona dose d’insipienza.
Motivo per cui, affidarsi all’Apostolo Giacomo che per primo sperimentò la
delusione del fallimento della sua prima esperienza missionaria in terra
iberica,
giustificava sempre più il bisogno di un riferimento che combaciasse con
l’esigenza, nuova, di sperimentare “l’andare in pellegrinaggio”.
E poco per volta maturò l’idea del pellegrinaggio nel 2007 sulla stessa
falsariga di quello organizzato l’anno precedente cui partecipò Chiara.
E via con comunicati, con locandine e manifesti: “ Ad limina Sancti Jacobi” dal
5 al 18 Agosto. Ci aiutò pure Davide Gandini, l’autore del “Portico della
Gloria”, con una sentita conferenza che ci entusiasmò e che mise in evidenza la
sua profonda sensibilità ed intelligente conoscenza di tutti gli aspetti,
sociali e religiosi, legati al pellegrinaggio a piedi.
Alla fine gli iscritti erano dodici, come gli apostoli - un buon auspicio - ,
pertanto con due pulmini da 9 posti presi a noleggio, l’avventura poteva
iniziare.
Nostra figlia Chiara, come augurio, ci preparò una cartelletta su cui scrisse:
“ Quando si va verso un obiettivo, è molto importante prestare attenzione al
Cammino. E’ il Cammino che ci insegna sempre la maniera migliore per arrivare e
ci arricchisce mentre lo percorriamo”
Ed è proprio vero.
Gaetano Mercorillo.