I POVERI E LA LEGGE



Riconoscersi povero davanti a Dio concede due vantaggi: essere soggetti privilegiati del lieto annuncio per cui il Signore è stato mandato (Luca) ed essere giudicati non secondo l’osservanza esteriore della Legge di Dio, bensì secondo l’orientamento del cuore, ricco, invece, di amore per Dio e per il prossimo.
La Legge di Dio è lì per dirigere e illuminare, per ordinare i desideri, per sostenere un tessuto di norme morali che qualificano l’uomo, e un contrafforte di comportamenti del vivere concreto che certificano il livello di civiltà umana. Per questo occorre chi sappia leggere la Parola di Dio, meglio, chi sappia proclamarla, non
raccontarla in una piatta e noiosa lettura, e chi sappia spiegarne il senso (Neemia) per farne nesso con la ricaduta nella vita di tutti i giorni. Il sacerdote o il diacono, nell’analisi, si giocano, quindi, il loro carico di bastone e se lo fanno in modo insignificante, esprimendo in politichese piuttosto che sotto dettatura, si dannano alla sconfitta, e non solo, della partita. La Paola di Dio non può essere ridotta perché ritorna, comunque, e sempre, nelle verità e non c’è ministro che possa adattarla a suo uso e consumo. La Parola è il centro della Legge del Signore, come dice il Salmo…”è perfetta, rinfranca l’anima…”, cioè consola chi si trova nell’affanno, chi subisce la povertà e l’ingiustizia, perché sappiamo bene che alla fine i…”giudizi del Signore non mancheranno, sono fedeli e…sono tutti giusti”.
Sono il frutto dell’amore che è giusto perché dona se stesso all’altro, incondizionatamente. Infatti, se ci fosse amore, non ci sarebbero divorzi, non ci sarebbero dualismi nella gravidanza, la vita sarebbe sempre accettata, non ci sarebbero abbandono e dimenticanza nei confronti dei malati e dei vecchi. Solo se fossimo capaci di fare memoria della fede che ci è stata trasmessa e che abbiamo fatto nostra dal momento del Sacramento della Confermazione (Cresima), solo che almeno coloro che ne riconoscono la validità, riuscissero ad eleggere in sé a stile di vita quell’amore, allora il mondo sarebbe stravinto. Pensate, “…lo Spirito del Signore è sopra di me, per questo mi ha consacrato con l’unzione” (Luca) : è in azione la Santissima Trinità, la pienezza e la potenza di quell’amore e noi,
che siamo membra, anche solo minimali, possiamo nutrirci di questa linfa rigeneratrice. Ora, veramente ne siamo parte (Paolo ai Corinti), ma anche a noi, ad ognuno secondo la propria parte non può bastare una coltura parassita. Non disarmiamoci, perciò, - “..tanto ci sono sempre membra più importanti che mantengono il corpo..” -, ci sono altri più vitali, non lasciamo che la metastasi corrompa del tutto la nostra parte, lottiamo, invece, da poveri, per risuonare il corno del lieto annuncio.
Ne 8,2-4°.5-6.8-10 / Sal 18(19) / 1Cor 12,12-30 / Lc 1,1-4;4,14-21 


digiemme.