
Lo choc fu grande, tutto si offuscò, niente era più sicuro, le campane s’incrinarono e la gente cominciò a pensare sempre più a sé stessa. E tutto divenne più povero, nonostante si stia sempre più bene: si mangia, si beve, si è vestiti a buon punto, c’è casa, calda e con tutti i confort. La chiesa, sempre meno frequentata, non è più il luogo che unisce, non ci si sposa più e di figli manco a parlarne. Viene quasi voglia di sospirare…”gigante pensaci Tu…” E così avviene, il gigante si mette nei panni di una donna, madre di famiglia, felicemente sposata, che raccoglie attorno a sé un “piccolo resto” e costituisce il “Centro di Accoglienza alla Vita”. Dice: “da oggi non c’é solo la legge e l’ospedale, c’è anche la Legge di Dio Padre, che ci ricorda come dobbiamo riprendere a vivere”. Non basta, questo gigante, si ricorda pure dell’ammonimento…”tutto quello che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, l’avete fatto a me”…e poi, è Natale, cosa possiamo fare perché non ci sia più un bimbo non accolto? Pensa e ripensa, finché, davanti al presepe con la sua mangiatoia, il bambino suggerisce l’idea di una “culla per la vita”. Così, nel giro di poco tempo, proprio davanti al famigerato ospedale viene benedetta la “culla” e nel paese ritorna la speranza. Una luce si è accesa, le tenebre si attenuano, per un giorno si gioisce, le opere di misericordia tornano a fiorire per il bene di quel piccolo, piccolo paese.
digiemme