IL Paradiso
chi
si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
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Il mondo pretende di affermare che ci sarebbe la possibilità di trasformare questa terra in una sorta di paradiso. Per come vanno le cose, sembra che sia sulla strada desiderata, anche se i piani a breve scadenza devono essere rimodellati.
E’ un mondo stolto, sono stolti tutti coloro che si sbracciano per ottenere il
lasciapassare che garantisca l’idoneità ad entrare in quel paradiso del tutto e
subito, del possedere a discapito di chiunque ostacoli tale traguardo, fosse
anche l’innocente o il povero di turno.
E’ il mondo che inneggia a tutto
ciò che è contro la legge naturale, che cancella ogni riferimento ai valori,
che ostacola la vita della Chiesa, rinnegando secoli di storia e tradizioni.
E’ un mondo che vuole sostituirsi a Dio, che non riesce a capire che Dio è tale
perché è:“…Padre degli orfani e difensore delle vedove, è Dio nella sua santa
dimora.” (dal Salmo 67)
Ecco perché la sua santa dimora,
il paradiso, non può essere sostituita, perché è fondata sull’Amore.
Non c’è paragone, ogni sforzo di
questo mondo, invece, non porta ad altro che a distruzione e guerre. Nei secoli
è sempre stato così, con l’apoteosi delle due guerre mondiali del secolo
scorso, che può essere superata dallo spettro dello scontro nucleare, di cui è
facile immaginare l’esito. Altro che paradiso in terra.
Occorre, perciò, contrastare questi piani con una forte mobilitazione delle
coscienze, con una conversione dei cuori, che scaturisce in forza dal nostro
essere battezzati, quali:“…fratelli, voi, invece, vi siete accostati al monte
Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste.” (dalla Lettera
agli Ebrei)
Come dire, guardate al paradiso e
troverete la forza per perseverare nella
testimonianza.
Oltretutto, “il Signore si occuperà tanto più dei nostri interessi, quanto più
noi ci preoccuperemo in primo luogo dei suoi.” (Padre Raymond de Thomas de
Saint-Laurent)
Certo occorre sapersi muovere
nella vita di ogni giorno con intelligenza e responsabilità, anche
perché:“…quanto più sei grande, tanto più fatti umile, e troverai grazia
davanti al Signore.” (dal Libro del Siracide)
Tale grazia altro non è che gioia,
perché c’è un’umiltà che viene dal timore di Dio e c’è un’umiltà che viene da
Dio stesso. Infatti, “c’è chi è umile perché teme Dio e c’è chi è umile perché
conosce la gioia” (Sant’Isacco di Siria)
E chi conosce la gioia è già con
un piede in paradiso. Il secondo piede sta ancora in terra, qui dove ciascuno
ha un compito ben preciso da svolgere. E’ il fardello che viene consegnato dal
Buon Dio quando chiama alla vita. Non possiamo fare finta di dimenticarlo in un
angolo della nostra vita, perché, in ogni caso, prima o poi dobbiamo renderne
conto. Siccome siamo duri di comprendonio a causa del peccato originale, ecco
che le istruzioni del come rendere il 100%, o quanto disposto nel fardello, ci
vengono da Gesù, il quale è ben preciso nei suoi comandi e nelle sue
esortazioni:“…quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi;
e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai, infatti, la tua
ricompensa alla risurrezione dei giusti.” (dal Vangelo secondo Luca)
Cioè, innanzitutto, sarai beato
qui in terra e così si spiega la gioia, poi su nel cielo troverai il paradiso,
dove regna pace e giustizia. Perché è fuor di dubbio che “esiste un posto
chiamato Paradiso dove le opere buone iniziate qui, possono essere portate a
termine, e dove le storie non scritte e le speranze incompiute possono trovare
un seguito.” (J.R.R. Tolkien)
Sono talmente sicuro di questo
che, a questo punto, mi verrebbe di cantare, riandando al San Filippo Neri di
Proietti, “preferisco il Paradiso”.
Sir 3,19-21.30-31 / Sal
67(68) /
Eb 12,18-19.22-24a / Lc 14,1.7-14
digiemme
