MOLTI, NON TUTTI, POCHI

XXVIIIa Domenica  T.O.
Anno A

Occorre presentarsi sempre con l’abito che distingue il buon cristiano, colui che sta sempre alla presenza dello Sposo
In questi ultimi giorni, in molti stanno versando lacrime amare per le sorti di quanti hanno perso la vita o sotto la minaccia di perderla a causa della guerra improvvisamente scoppiata in Medio Oriente. Su quella terra devastata, che è stata solcata dai passi di Gesù, passi che portavano ad ogni angolo del paese il messaggio di amore del Padre, non risuona più la parola del profeta:“…il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto, l’ignominia del suo popolo farà scomparire da tutta la terra. Eliminerà la morte per sempre.” (dal Libro del profeta Isaia)

IL CANTICO D’AMORE

XXVIIa Domenica T.O.
Anno A

.....e lo uccisero !

Le vigne sono luoghi privilegiati dove riversare tempo e passione per le cose belle che si vogliono coltivare. Anche il Buon Dio, con lo Spirito creatore che lo contraddistingue, volle pensarne uno e ci mise l’uomo (e poi la donna). Questi sono le sue viti pregiate, si compiace di tale scelta, ne ha cura e, nello stesso tempo, lascia che a gestire il resto siano quell’uomo e quella donna, chiamandoli alla procreazione. Sono tutti frutti buoni, come la “ragione ed il libero arbitrio, quali speciali ortolani” (Santa Caterina da Siena), ma alcuni, invece, sono acini acerbi:“…voglio cantare per il mio diletto il mio cantico d’amore per la sua vigna…vi aveva piantato viti pregiate…aspettò che producesse uva, essa produsse, invece, acini acerbi.” (dal Libro del profeta Isaia)
Uno dei primi acini acerbi fu sicuramente quel Caino che viveva dell’invidia per le cose belle che produceva, invece, Abele. Da quel momento, per la determinazione d’amore del Signore, viene continuamente chiesto a ciascuno di noi: “che ne è di tuo fratello?” In sostanza, ad ogni frutto acido, per ogni frutto selvatico, per ogni peccato contro il proprio fratello, ci viene chiesto ragione della nostra fede, il nostro Cantico d’Amore.

RIVIVERE NELL’AMORE

XXVIa Domenica T.O. 
Anno A

 

.... e vi andò !
Finché c’è vita c’è speranza. Speranza di capire cos’è l’amore vero, quello che il Buon Dio ha messo, come seme, in noi al momento del nostro concepimento. 
Crescendo, è possibile coltivare quel seme, proteggerlo e lasciare che possa arrivare al germoglio, per poi fiorire e maturare.
E’ possibile, però, anche l’inverso. In tal caso prende piede la parte peggiore di sé stessi, che porta alla dissipazione, all’ignavia, all’invidia, alla cattiveria. Fino a quando non entra in gioco la grazia attraverso, magari, la testimonianza di vita di un discepolo di Cristo.

SEMPRE IN RITARDO

XXVa Domenica T.O. 
Anno A

Il premio è sempre il massimo della promessa
C’è una costante che angoscia i catechisti: dopo la Cresima i loro ragazzi diventano quasi tutti desaparecidos, scompaiono dall’orizzonte delle chiese e degli oratori. In piazza, a differenza dei lavoratori a giornata della famosa vigna, proprio non ci vanno nemmeno più. Forse qualcuno è di quelli che vi arrivano alle cinque di sera, per sentirsi dire:“…perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente? (dal Vangelo secondo Matteo)
Furbescamente rispondono, per nascondere il loro ritardo: “perché nessuno ci ha preso a giornata.”
In effetti, se non erano fra quelli dell’ora prima, probabilmente se ne stavano in un’altra piazza, quella dove convergono vie che non sono propriamente del Buon Dio.

CIRCONDATI DALLA MISERICORDIA

XXIVa Domenica T.O. 
Anno A

Perdonare fino a 70 volte 7....cioè SEMPRE

L’altro giorno mi sono sentito salutare da una persona che consideravo amica, allungandomi la mano per una stretta d’amicizia, che invece a suo tempo mi ferì non poco e su cui avevo tracciato una grande x. Restai un attimo basito, ma poi ricambiai il saluto e la stretta e devo dire che, subito dopo mi sentii come gratificato e circondato da una strana sensazione di pace. Mi era successo pure di aver richiamato una persona della mia cerchia familiare, cercando di farlo con rispetto ed attenzione, ma ne scaturì solamente un po’ di ostilità. Ho sopportato con fatica, ma ho sopportato. Ringrazio il Buon Dio per quel poco o tanto che ho potuto fare, portando una parola di perdono e di pace che, successivamente, hanno preso piede in famiglia. E’ proprio vero: “…Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue infermità, salva dalla fossa la tua vita, ti circonda di bontà e misericordia.” (dal Salmo 102)
Ecco, in realtà, chi ci circonda con la sua misericordia, è il Buon Dio, senza abbandonarci un attimo della nostra vita, ammonendoci continuamente e: “…ricordati della fine e smetti di odiare, della dissoluzione e della morte e resta fedele ai comandamenti.” (dal Libro del Siracide)

LA CARITA’ IN PIENEZZA

XXIIIa Domenica T.O. 
Anno A

 

Dove due o tre sono riuniti nel Mio nome ...

E’ una responsabilità mica da ridere, quella di avvertire della condotta sbagliata uno della mia famiglia, piuttosto che uno della cerchia dei miei amici. E non parlo di quelli che stanno su facebook, ma proprio quelli con cui sei cresciuto fin dai banchi dell’asilo, di quelli con cui hai condiviso i momenti topici dell’adolescenza, della gioventù, degli innamoramenti. Che, all’improvviso, ti accorgi che non è più di fianco a te, che ha scelto di andare a convivere, che ha convinto la sua ragazza ad abortire perché non è ancora il momento, che ha buttato alle ortiche la fede per buttarsi nel campo dell’indifferenza e del relativismo. Ecco, come fai a fargli capire della malvagità di tali scelte, se in conseguenza di ciò, ti volta le spalle e non si fa più vedere? E mi limito a riferirmi solo agli amici, senza entrare nei drammi che per questi stessi motivi accadono in famiglia. Eppure la Parola è chiara: “…ma se tu avverti il malvagio della sua condotta perché si converta ed egli non si converte dalla sua condotta, egli morirà per la sua iniquità, ma tu sarai salvato. (dal Libro del profeta Ezechiele)

IL FUOCO DENTRO DI ME

 XXIIa Domenica T.O. Anno A

In effetti gli scandali più deprimenti per un credente sono quelli causati da uomini di chiesa. Proprio perché questi ragionano, sulle cose di tutti i giorni, nello stesso modo del mondo, così detto, laico. Vero è che anch’essi sono uomini come tutti gli altri, quindi anche loro peccatori. Però, si badi bene, non sono peccati accettabili perché provenienti da chi si è messo alla sequela di Gesù Cristo: “…ma egli, voltandosi, disse a Pietro: “và dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini.” (dal Vangelo secondo Matteo)
Gesù non ha cacciato Pietro dalla cerchia ristretta dei suoi discepoli, gli ha detto di mettersi dietro a lui e l’ha chiamato con il massimo dell’offesa, tarpandogli le ali, non è la prima volta e non sarà neppure l’ultima. Eppure, affiderà le chiavi della sua Chiesa proprio a lui perché “Il Signore sa prolungare la durata dei giorni quando è il tempo della salvezza, e sa abbreviare la durata del momento della tribolazione e della perdizione. Quanto a noi, mentre abbiamo il giorno e si prolunga per noi il tempo della luce “comportiamoci onestamente come in pieno giorno” ( Rm 13,13) e facciamo le opere della luce.” (Origene)

LE CHIAVI DI CASA

 XXI ma Domenica T.O. 
Anno A

Rubens: Cristo da le chiavi a San Pietro

Quando gli sposi tornano a casa, dopo la celebrazione del Sacramento del Matrimonio e i successivi festeggiamenti nuziali, sono stanchi, ma felici. Tanto che lo sposo prende in braccio la sposa per entrare nel loro nido d’amore. Prima, però, bisogna cercare la chiave di casa, perché senza quella si rimane sulla soglia. Metaforicamente parlando, anche con la chiave in tasca, molte coppie di sposi sono rimasti sulla porta di casa. Cioè non hanno ben capito che chiave avesse affidato loro il Signore quando si sono presentati con la promessa di amore per sempre: “…gli porrò sulla spalla la chiave della casa di Davide: se egli apre, nessuno chiuderà: se egli chiude, nessuno potrà aprire; lo conficcherò come un piolo in luogo solido.” (dal Libro del profeta Isaia)

CI BASTA POCO, GLI BASTA POCO

XXma Domenica T.O.

Anno A

i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni

Nel tempo dei supermercati specializzati nella vendita di cibo per animali, in special modo per cani e gatti; dove si creano spazi pubblici solo per loro e la pubblicità progresso contro l’abbandono di animali è ben sostenuta, così come non conosce freni la crescita demografica degli amici domestici, a differenza di quella dei figli dell’uomo; ecco, in questo tempo, il Vangelo di oggi accentua tutte le contraddizioni di questa epoca. Fino a 50/60 anni fa per cani e gatti non era così, ma ora la società del consumo è entrata a gamba tesa in questo settore e tutto il corollario, perciò, ne viene condizionato. Giusto o sbagliato che sia, anche alla luce di una comparazione con la fame nel mondo, non vi entro nel merito, ma mi riesce facile inquadrare, invece l’immagine evangelica:“…non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini. E’ vero Signore, disse la donna, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni.” (dal Vangelo secondo Matteo)

ZERO FEDE

 XIXma Domenica T.O. 
Anno A

“Uomo di poca fede”, un intercalare sempre più usato per dimostrare come si possano fare cose che all’apparenza sembrano impossibili. A volte chi lo usa ci fa pure qualche brutta figura, ma in linea di massima ha una sua giustificazione, bisogna solo essere convinti di ciò in cui si crede. Senza farsi distrarre da eventi o fatti eclatanti perché:“…ci fu un vento, un terremoto, un fuoco…ma il Signore non era nel vento, nel terremoto, nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera…”(dal primo Libro dei Re)
Non andiamo a cercare miracoli ad ogni costo, che avvengano è una grazia in più per coloro che li meritano, piuttosto stiamo attenti alle cose semplici che ci stanno attorno: il silenzio di una chiesa, la maestosità di un monte, la fiammella di un lume, la confidenza di un amico, l’abbraccio di un bambino. Ad Elia si manifestò nella brezza leggera, lo riconobbe e si mise in adorante ascolto. Dio è molto più semplice di quanto si possa credere:“…certo, il Signore donerà il suo bene e la nostra terra darà il suo frutto; giustizia camminerà davanti a lui, i suoi passi tracceranno il cammino.” (dal Salmo)

ASCOLTATELO !

Trasfigurazione del Signore
Anno A


Quest’oggi si conclude la Giornata mondiale della Gioventù, che, ammetto, non ho seguito più di tanto, disturbato dalle dichiarazioni del Vescovo ausiliare di Lisbona, organizzatore della gmg 2023: “non vogliamo convertire i giovani a Cristo e alla Chiesa cattolica. Niente di tutto questo, assolutamente.” Ma come? Tutte le profezie parlano di Lui, i Vangeli scrivono di Lui, le Lettere apostoliche sono incentrate su di Lui ed ora vogliamo metterlo in secondo piano, ci dimentichiamo del suo mandato.
E questo vescovo, “futuro cardinale”, viene pure premiato! C’è di buono che, quanto meno, quel milione di giovani che parteciperanno alla Santa Messa sentiranno la proclamazione della Parola che dice ben altro. Per esempio, per stare sulle profezie: “…gli furono dati potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano: il suo potere è un potere eterno, che non finisce mai e il suo regno non sarà mai distrutto.” (dal Libro del profeta Daniele)
Perciò il Signore può benissimo fare a meno di noi, “egli ci comandò di seguirlo non perché ha bisogno del nostro servizio, ma per dare a noi stessi la salvezza. Seguire Gesù Cristo, infatti, è partecipare della salvezza, come seguire la luce significa essere circonfusi di chiarore.” (Sant’Ireneo di Lione)

IL COSTO DEL TESORO

XVIIa Domenica T.O.
Anno A


Nell’antichità la felicità era una ricompensa per pochi eletti selezionati, ma a Salomone forse non fu data, nonostante il suo alto rango, bensì gli fu elargito:“…ti concedo un cuore saggio e intelligente: uno come te non ci fu prima di te, né sorgerà dopo di te.” (dal primo Libro dei Re)
E’ il massimo che possa aspettarsi ciascuno di noi, ma spesso, quando si arriva nella vita ad avere una certa importanza, che ci sentiamo “qualcuno”, ecco sarebbe proprio opportuno un bel ruzzolone. E già questo sarebbe una bella grazia. Perché quando riconosciamo la verità, cioè la nostra piccolezza, allora forse ci mettiamo nella medesima predisposizione del re Salomone e riempiremo il nostro cuore di ogni gioia di Dio: “il cuore è stato creato da Dio per contenere la gioia spirituale come un vaso contiene l’acqua.” (Santa Gertrude di Helfta)
In questo vaso, magari, al posto dell’acqua possiamo custodire:“…meravigliosi sono i tuoi insegnamenti, per questo li custodisco. La rivelazione delle tue parole illumina, dona intelligenza ai semplici.” (dal Salmo 118)

FORZA E DEBOLEZZA…E FURBIZIA

XVIma Domenica T.O.
Anno A

Quando una nuova vita è chiamata all’esistenza non può che essere ad immagine e somiglianza del Padre, simile in tutto e per tutto al Figlio, Gesù Cristo, che tutti ben conosciamo come uno di noi. Fin dal suo concepimento, frutto di un Amore sconfinato per l’uomo, cui facciamo fatica anche solo a pensarlo, cui non riusciamo a capitarcene del perché sia stato pensato proprio per ciascuno di noi. E’ buono il pane se con il crescere possiamo, in minima parte, comprendere che Lui è il:“…Padrone della forza, tu giudichi con mitezza e ci governi con molta indulgenza.” (dal Libro della Sapienza)
E’ una forza che tiene conto delle nostre debolezze incrostate dal peccato originale. Quando si nasce si è già in queste condizioni, ecco perché occorre quanto prima il Santo Battesimo. E già s’intravede quell’indulgenza che verrà confermata nel Sacramento della Riconciliazione. Tutto ben congeniato e concreto, bisogna solo saperlo vivere con umiltà e consapevolezza dei propri limiti, oltre che delle debolezze nei confronti del mondo. Dove si nasce, come si cresce, da chi si è condotti, sono tutti fattori che incidono sulla formazione della personalità e della conoscenza di sé stesso, del proprio carattere, della sua forza e della sua debolezza, oltre che delle sue inclinazioni. Niente allarmarsi, comunque, perché con il Battesimo, come dice l’Apostolo Paolo:“…fratelli, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza.” (dalla Lettera ai Romani)

IL NIENTE E IL CENTUPLO

 XVma Domenica T.O.
Anno A


A volte non è neppure questione di comprendere o non comprendere, è solo questione di rifiuto a priori. Leggevo di persone, anche famose a livello superiore, che per farsi una moralità sul bene e sul male non ritengono sia necessaria la religione, ma solo una semplice sensibilità. Sostanzialmente il ragionamento dice che non c’è bisogno della Chiesa e del Vangelo, sono solo sovrastrutture imposte da uomini vogliosi di potere da esercitare, a seconda dei propri interessi, sugli altri, sui popoli, sulle nazioni. Pensiero discutibile, seppur da rispettare, purché non si trasformi in disprezzo per le sensibilità altrui che, invece, portano all’ascolto della Parola che entra in profondità nel cuore di chi crede in Dio, nel Dio rivelato dalle Sacre Scritture e dalla vita di Gesù Cristo. Il quale non promette altro che il centuplo della creazione. Basta leggere attentamente il Salmo:“…i prati si coprono di greggi, le valli si ammantano di messi: gridano e cantano di gioia.” (dal Salmo 64)

C’E’ GIOGO E GIOGO

 XIVma Domenica T.O.
Anno A

Il mio giogo è dolce e il mio peso è leggero

Ogni giorno è buono, si fa per dire, per incontrare persone che sanno portare la loro croce, fatta di malattie e/o solitudine, o che hanno appena finito di portarla, “grazie” a sorella morte. Nei funerali, soprattutto, si hanno di queste opportunità. In genere sono croci pesanti, il loro giogo è quasi sempre insopportabile. Come quello della ragazzina che si trova incinta e chiede comprensione ed aiuto in casa, dove trova solo arrabbiature e pressioni per andare ad abortire. Anche il suo ragazzo si defila e così a 17 anni perde tutto, ma non il figlio. E’ sicuramente una croce quella che si appresta a caricarsi sulle gracili spalle, ma con l’aiuto delle volontarie del locale Centro di Aiuto alla Vita il giogo diventa sopportabile. Dietro ci sta la consapevolezza che non tutto è perduto se quella croce si sovrappone a quella che portò Gesù, che ci dice:“…venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore e troverete ristoro per la vostra vita.” (dal Vangelo secondo Matteo)