XXIIa Domenica T.O. Anno A
In effetti gli scandali più deprimenti per un
credente sono quelli causati da uomini di chiesa. Proprio perché questi
ragionano, sulle cose di tutti i giorni, nello stesso modo del mondo, così
detto, laico. Vero è che anch’essi sono uomini come tutti gli altri, quindi
anche loro peccatori. Però, si badi bene, non sono peccati accettabili perché
provenienti da chi si è messo alla sequela di Gesù Cristo: “…ma egli,
voltandosi, disse a Pietro: “và dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo
perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini.” (dal Vangelo secondo
Matteo)
Gesù non ha cacciato Pietro dalla cerchia
ristretta dei suoi discepoli, gli ha detto di mettersi dietro a lui e l’ha chiamato
con il massimo dell’offesa, tarpandogli le ali, non è la prima volta e non sarà
neppure l’ultima. Eppure, affiderà le chiavi della sua Chiesa proprio a lui
perché “Il Signore sa prolungare la durata dei giorni quando è il tempo della
salvezza, e sa abbreviare la durata del momento della tribolazione e della
perdizione. Quanto a noi, mentre abbiamo il giorno e si prolunga per noi il tempo
della luce “comportiamoci onestamente come in pieno giorno” ( Rm 13,13) e
facciamo le opere della luce.” (Origene)
Comportiamoci e parliamo, da veri discepoli, in
modo veritiero e semplice, cercando di essere sempre piccoli davanti a lui,
soprattutto di non conformarci a questo mondo.
Come dice San Paolo: “…non conformatevi a
questo mondo, non lasciatevi trasformare, rinnovando il vostro modo di pensare,
per poter discernere la volontà di Dio.” (Lettera ai Romani di San Paolo
Apostolo)
In realtà ormai la maggior parte dei battezzati
si è lasciata trasformare da questo mondo, accettando supinamente che a
governare i popoli siano coloro che odiano il cristianesimo. Con tutte le
conseguenze che ben conosciamo: leggi che vanno contro i comandamenti, basti
pensare alla legittimazione dell’uccisione di un essere umano nel grembo
materno, e la guerra all’istituto famigliare. Tutto questo perché “per fissare
la fede in Gesù nel proprio cuore non basta una semplice adesione della mente,
ma comporta l’amore, la speranza, la consacrazione totale di sé a Cristo per
vivere della sua vita.” (Beato Columba Marmion Abate)
In sintesi, dovremmo vivere come ci dice il
Salmo: “…dall’aurora ti cerco, ha sete di te l’anima mia, desidera te la mia
carne, in terra arida, assetata, senz’acqua.” (Salmo 62)
Qui si fa riferimento all’acqua e ben sappiamo
quanto sia importante l’acqua nella vita, a partire dall’acqua battesimale, in
quell’aurora che ha trasformato una volta per tutte la nostra esistenza. Un’acqua,
comunque, che non può spegnere il fuoco che è dentro di noi quando ci lasciamo
trovare da Dio. E’ lui, infatti, che si muove per primo perché “l’essere di Dio
è una sostanza così spirituale che l’occhio mortale non può contemplarla in sé
stessa; possiamo invece vederla nelle sue opere.” (Beato Henri Suso domenicano)
Opere che sono sotto gli occhi di tutti, basta
volerle vedere. Opere che sono lo specchio di Dio, a cominciare da noi, uomini
e donne che ben potremmo sperimentare ciò che ha vissuto il profeta Geremia: “…nel
mio cuore c’era come un fuoco ardente, trattenuto nelle mie ossa.” (dal Libro
del profeta Geremia)
Con questo fuoco, che è l’impronta di Dio, che
trasforma tutto di noi, fin dal momento del nostro concepimento, ecco che
potremmo davvero essere noi a trasformare il mondo. Bisogna solo lasciare che
non si spenga e per questo il Buon Dio ha pensato bene di mandarci suo Figlio
Gesù Cristo. Ogni volta, infatti, che ci accostiamo all’Eucaristia, sicuro,
troveremo l’acqua che disseta e il fuoco che c’infiamma.
Ger 20,7-9 / Sal 62(63) / Rm 12,1-2 / Mt
16,21-27digiemme