IL COSTO DEL TESORO

XVIIa Domenica T.O.
Anno A


Nell’antichità la felicità era una ricompensa per pochi eletti selezionati, ma a Salomone forse non fu data, nonostante il suo alto rango, bensì gli fu elargito:“…ti concedo un cuore saggio e intelligente: uno come te non ci fu prima di te, né sorgerà dopo di te.” (dal primo Libro dei Re)
E’ il massimo che possa aspettarsi ciascuno di noi, ma spesso, quando si arriva nella vita ad avere una certa importanza, che ci sentiamo “qualcuno”, ecco sarebbe proprio opportuno un bel ruzzolone. E già questo sarebbe una bella grazia. Perché quando riconosciamo la verità, cioè la nostra piccolezza, allora forse ci mettiamo nella medesima predisposizione del re Salomone e riempiremo il nostro cuore di ogni gioia di Dio: “il cuore è stato creato da Dio per contenere la gioia spirituale come un vaso contiene l’acqua.” (Santa Gertrude di Helfta)
In questo vaso, magari, al posto dell’acqua possiamo custodire:“…meravigliosi sono i tuoi insegnamenti, per questo li custodisco. La rivelazione delle tue parole illumina, dona intelligenza ai semplici.” (dal Salmo 118)Questo salmo è un inno alla meravigliosa potenza e forza dell’Amore di Dio per il suo popolo, ma: “quando leggo la legge e i profeti il mio scopo non è di fermarmi alla legge e ai profeti, piuttosto, per mezzo della legge e dei profeti, di giungere a Cristo (San Girolamo) In questo percorso hanno più sprint i semplici. Sono quelli che non possiedono forse un quoziente intellettivo alto, non occorre, sono quelli che si lasciano fare, senza troppi fronzoli, dalle parole di Gesù che, proprio per loro, parla in parabole:“…il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo: un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.” (dal Vangelo secondo Matteo)
La prima domanda da farsi è: “chi ha nascosto il tesoro?”, la seconda: “in quale campo?”. A me piacciono queste risposte. L’autore del nascondimento è il buon Dio: la sua ricchezza d’Amore non ha limiti e possiede una infinità di tesori per soddisfare ogni sua creatura umana. Perciò, mi piace pensare che quel tesoro sia posto in essere ogni qual volta un figlio dell’uomo venga concepito. E quando il tesoro viene scoperto la madre lo nasconde per nove mesi, disposta a dare tutta sé stessa (i suoi averi). Purtroppo, c’è anche chi non è disposto a vendere tutti i suoi averi, anzi prende quel campo e lo trasforma in qualcosa di suo esclusivo interesse, distruggendo il dono di quel tesoro unico ed irripetibile. Sono mie considerazioni, altre più importanti se ne possono dedurre, come, per esempio, quelle di San Giovanni Crisostomo: “Le parabole del tesoro e della perla insegnano la stessa cosa: bisogna preferire il messaggio evangelico ad ogni altro tesoro, ma c’è qualcosa di ancor più meritorio, occorre preferirlo con piacere, con gioia, senza esitare.”
C’è, però, una terza domanda che m’assilla: “perché mai chi trova un tesoro in un campo, semplicemente non se lo prende e se ne va alla ricerca di un altro? Naturalmente, purché non sia frutto di ladrocinio, io farei così. Evidentemente per Gesù ogni tesoro ha un costo da pagare. Tanto più che è un’illusione accumulare tesori che poi dovremo lasciare. Gesù ci consiglia di acquisire tesori in cielo, dove saranno utili per l’eternità. Tanto più, come scrive San Paolo, che:“…poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito fra molti fratelli.” (dalla Lettera ai Romani)
Notare quel “da sempre ha conosciuto”, quasi a conferma di quanto possa essere riferito al campo, cioè ciascuno di noi. Al riguardo bisogna proprio sottolineare che Gesù. primogenito fra molti (non tutti) fratelli, abbia, proprio lui, speso tutti i suoi averi, la sua vita, per acquistare il campo contenente il tesoro datoci in dotazione da suo Padre. Il cerchio si chiude, il costo del tesoro è notevole, pensiamo solo alla sua passione, a volte impossibile, ma il Regno di Dio questo contempla. A noi il compito del cercatore o del mercante evangelico, di sicuro, non dell’avventuriero.
1Re 3,5.7-12 / Sal 118(119) / Rm 8,28-30 / Mt 13,44-52
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