Quest’oggi si conclude la Giornata mondiale
della Gioventù, che, ammetto, non ho seguito più di tanto, disturbato dalle
dichiarazioni del Vescovo ausiliare di Lisbona, organizzatore della gmg 2023:
“non vogliamo convertire i giovani a Cristo e alla Chiesa cattolica. Niente di
tutto questo, assolutamente.” Ma come? Tutte le profezie parlano di Lui, i
Vangeli scrivono di Lui, le Lettere apostoliche sono incentrate su di Lui ed
ora vogliamo metterlo in secondo piano, ci dimentichiamo del suo mandato.
E questo vescovo, “futuro cardinale”, viene pure premiato! C’è di buono che, quanto meno, quel milione di giovani che parteciperanno alla Santa Messa sentiranno la proclamazione della Parola che dice ben altro. Per esempio, per stare sulle profezie: “…gli furono dati potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano: il suo potere è un potere eterno, che non finisce mai e il suo regno non sarà mai distrutto.” (dal Libro del profeta Daniele)
Perciò il Signore può benissimo fare a meno di noi, “egli ci comandò di seguirlo non perché ha bisogno del nostro servizio, ma per dare a noi stessi la salvezza. Seguire Gesù Cristo, infatti, è partecipare della salvezza, come seguire la luce significa essere circonfusi di chiarore.” (Sant’Ireneo di Lione)Bisogna indicare ai giovani la strada che porta a Cristo, altroché. Li vogliamo illuminati dalla sua Parola, belli, gioiosi, puri, generosi ed aperti alla vita. Solo in questo modo possono dare speranza al mondo ed essere testimoni di un altro modo di affrontare i problemi che incrinano i rapporti fra le nazioni e i popoli tutti. Perché, lo dice anche il Salmo 96: “…il Signore regna: esulti la terra, giustizia e diritto sostengono il suo trono.”
Certo, per dare fondamento a questo regno si deve mettere mano ad un cambiamento radicale, cioè bisogna relazionarci con il suo diritto e la sua giustizia. Benedetto XVI diceva che c’è spazio per tutti su questa nostra terra, su di essa l’intera famiglia umana deve trovare risorse e certezze necessarie per vivere dignitosamente. Tutti, anche quelli che devono ancora nascere.
Se queste sono le basi su cui lavorare, con i giovani e per i giovani, altro non occorre che invitarli ancora una volta ad ascoltarlo: “…questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo.” (dal Vangelo secondo Matteo)
Quante volte l’indimenticato Giovanni Paolo II si è fatto portavoce di questo invito. Basta ricordare quella GmG di Roma 2000. Senza paura, senza tentennamenti, che poi sono comprensibili nei cuori giovani. D’altronde anche i tre apostoli ne ebbero: “…furono presi da gran paura, ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: alzatevi e non temete.” (dal Vangelo secondo Matteo)
Scriveva San Leone Magno: “Anche se gli apostoli sul monte della Trasfigurazione avevano capito che la maestà di Dio risiedeva nella sua persona (di Gesù), non sapevano, però, che il suo corpo, che serviva da velo alla sua divinità, partecipava alla potenza di Dio.” Solo dopo la resurrezione lo capirono. Infatti, Pietro nella sua seconda Lettera dice con forza: “vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo non perché siamo andati dietro a favole artificiosamente, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza.”
Ancora oggi si deve avere la stessa determinazione, se davvero questo è il compito apostolico della Chiesa. Annunziare il Vangelo per fare conoscere con fiducia la persona e il Mistero di Gesù Cristo. E’ in suo nome che bisogna avere il coraggio di parlare, senza arrossire dello scandalo della croce. Anzi, sapendo che questo ci porterà necessariamente a caricarci della nostra croce e, magari, anche quella di alcuni nostri fratelli. Ma senza paura, perché la promessa della salvezza sta nella vita e nella Parola di Gesù Cristo. Ascoltatelo!
Dn 7,9-10.13-14 / Sal 96(97) / 2Pt 1,16-19 / Mt 17,1-9
digiemme
E questo vescovo, “futuro cardinale”, viene pure premiato! C’è di buono che, quanto meno, quel milione di giovani che parteciperanno alla Santa Messa sentiranno la proclamazione della Parola che dice ben altro. Per esempio, per stare sulle profezie: “…gli furono dati potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano: il suo potere è un potere eterno, che non finisce mai e il suo regno non sarà mai distrutto.” (dal Libro del profeta Daniele)
Perciò il Signore può benissimo fare a meno di noi, “egli ci comandò di seguirlo non perché ha bisogno del nostro servizio, ma per dare a noi stessi la salvezza. Seguire Gesù Cristo, infatti, è partecipare della salvezza, come seguire la luce significa essere circonfusi di chiarore.” (Sant’Ireneo di Lione)Bisogna indicare ai giovani la strada che porta a Cristo, altroché. Li vogliamo illuminati dalla sua Parola, belli, gioiosi, puri, generosi ed aperti alla vita. Solo in questo modo possono dare speranza al mondo ed essere testimoni di un altro modo di affrontare i problemi che incrinano i rapporti fra le nazioni e i popoli tutti. Perché, lo dice anche il Salmo 96: “…il Signore regna: esulti la terra, giustizia e diritto sostengono il suo trono.”
Certo, per dare fondamento a questo regno si deve mettere mano ad un cambiamento radicale, cioè bisogna relazionarci con il suo diritto e la sua giustizia. Benedetto XVI diceva che c’è spazio per tutti su questa nostra terra, su di essa l’intera famiglia umana deve trovare risorse e certezze necessarie per vivere dignitosamente. Tutti, anche quelli che devono ancora nascere.
Se queste sono le basi su cui lavorare, con i giovani e per i giovani, altro non occorre che invitarli ancora una volta ad ascoltarlo: “…questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo.” (dal Vangelo secondo Matteo)
Quante volte l’indimenticato Giovanni Paolo II si è fatto portavoce di questo invito. Basta ricordare quella GmG di Roma 2000. Senza paura, senza tentennamenti, che poi sono comprensibili nei cuori giovani. D’altronde anche i tre apostoli ne ebbero: “…furono presi da gran paura, ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: alzatevi e non temete.” (dal Vangelo secondo Matteo)
Scriveva San Leone Magno: “Anche se gli apostoli sul monte della Trasfigurazione avevano capito che la maestà di Dio risiedeva nella sua persona (di Gesù), non sapevano, però, che il suo corpo, che serviva da velo alla sua divinità, partecipava alla potenza di Dio.” Solo dopo la resurrezione lo capirono. Infatti, Pietro nella sua seconda Lettera dice con forza: “vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo non perché siamo andati dietro a favole artificiosamente, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza.”
Ancora oggi si deve avere la stessa determinazione, se davvero questo è il compito apostolico della Chiesa. Annunziare il Vangelo per fare conoscere con fiducia la persona e il Mistero di Gesù Cristo. E’ in suo nome che bisogna avere il coraggio di parlare, senza arrossire dello scandalo della croce. Anzi, sapendo che questo ci porterà necessariamente a caricarci della nostra croce e, magari, anche quella di alcuni nostri fratelli. Ma senza paura, perché la promessa della salvezza sta nella vita e nella Parola di Gesù Cristo. Ascoltatelo!
Dn 7,9-10.13-14 / Sal 96(97) / 2Pt 1,16-19 / Mt 17,1-9
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