FORZA E DEBOLEZZA…E FURBIZIA

XVIma Domenica T.O.
Anno A

Quando una nuova vita è chiamata all’esistenza non può che essere ad immagine e somiglianza del Padre, simile in tutto e per tutto al Figlio, Gesù Cristo, che tutti ben conosciamo come uno di noi. Fin dal suo concepimento, frutto di un Amore sconfinato per l’uomo, cui facciamo fatica anche solo a pensarlo, cui non riusciamo a capitarcene del perché sia stato pensato proprio per ciascuno di noi. E’ buono il pane se con il crescere possiamo, in minima parte, comprendere che Lui è il:“…Padrone della forza, tu giudichi con mitezza e ci governi con molta indulgenza.” (dal Libro della Sapienza)
E’ una forza che tiene conto delle nostre debolezze incrostate dal peccato originale. Quando si nasce si è già in queste condizioni, ecco perché occorre quanto prima il Santo Battesimo. E già s’intravede quell’indulgenza che verrà confermata nel Sacramento della Riconciliazione. Tutto ben congeniato e concreto, bisogna solo saperlo vivere con umiltà e consapevolezza dei propri limiti, oltre che delle debolezze nei confronti del mondo. Dove si nasce, come si cresce, da chi si è condotti, sono tutti fattori che incidono sulla formazione della personalità e della conoscenza di sé stesso, del proprio carattere, della sua forza e della sua debolezza, oltre che delle sue inclinazioni. Niente allarmarsi, comunque, perché con il Battesimo, come dice l’Apostolo Paolo:“…fratelli, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza.” (dalla Lettera ai Romani)La domanda è, come viene in aiuto?  San Gregorio Nisseno scriveva che “occorre sempre alzarsi e non cessare mai di avvicinarsi nella corsa, poiché ogni volta che il Verbo dice “alzati” e “vieni” ci dà la forza di salire più in alto”. Cioè, ogni volta che ci capita di cadere nell’errore, nel peccato, non bisogna lasciarsi prendere dallo sconforto, cadere nella depressione, trascinarsi nel vivere, ma, anzi, mettersi a correre, andare a cercare il più vicino sacerdote, che in quell’angolo del confessionale è lì che ti aspetta e ti invita ad alzarti. Ecco come agisce lo Spirito. Ecco perché si può serenamente dire:“…tu sei buono Signore, e perdoni, sei pieno di misericordia con chi ti invoca.” (dal Salmo 85)
Certo, la misericordia è una grazia che viene elargita perché il Buon Dio è, appunto, buono, ma occorre il pentimento, sennò è gioco di furbizia e, prima o poi, se ne pagano le conseguenze. Come accadde a Giuda, che si pentì della scelta fatta, ma cadde in uno stato di disorientamento, di tormento, tale da spingerlo al suicidio, togliendogli così il sentimento del pentimento, la possibilità di rimettersi in gioco.
Non c’è, quindi, furbo che possa spuntarla, neppure quello che ha seminato la zizzania:“…ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi la stele crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania.” (dal Vangelo secondo Matteo)
Ho la netta impressione che questa storia si stia ripetendo nei nostri giorni. Infatti, mentre una buona parte di noi dorme, indifferente di ciò che accade nel mondo, quel nemico, il maligno, ne sta combinando di tutti i colori, sollecita i suoi adepti (negli Usa è ufficiale la chiesa di Satana, una delle tante confessioni) a seminare leggi contro l’uomo, aborto, divorzio e tutte le aberrazioni che da queste derivano, e poi, furbescamente, se ne va.
Ecco dove sta la furbizia, fare credere che quelle malefatte siano diritti, che ti portino alla felicità e nello stesso tempo soffocano ciò che di buono c’è nell’animo dell’uomo, perché immagine e somiglianza del Buon Dio. Il quale ci ricorda che bisogna avere pazienza ed aspettare il tempo del raccolto.
Perché, “è evidente che nessun ostacolo può impedire alla volontà di Dio di compiersi. Ovviamente la volontà di Dio si compie per noi qui sulla terra, affinché possa compiersi in noi anche in cielo. Ora la volontà di Dio quale è, se non che seguiamo le vie del suo insegnamento?” (Tertulliano). E pure vegliando, per tentare di essere un poco più furbi dei nemici. Non ci vuole molto, basta lasciarsi istruire da Gesù con le sue parabole.
Sap 12,13.16-19 / Sal 85(86) / Rm 8,26-27 / Mt 13,24-43
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