CI BASTA POCO, GLI BASTA POCO

XXma Domenica T.O.

Anno A

i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni

Nel tempo dei supermercati specializzati nella vendita di cibo per animali, in special modo per cani e gatti; dove si creano spazi pubblici solo per loro e la pubblicità progresso contro l’abbandono di animali è ben sostenuta, così come non conosce freni la crescita demografica degli amici domestici, a differenza di quella dei figli dell’uomo; ecco, in questo tempo, il Vangelo di oggi accentua tutte le contraddizioni di questa epoca. Fino a 50/60 anni fa per cani e gatti non era così, ma ora la società del consumo è entrata a gamba tesa in questo settore e tutto il corollario, perciò, ne viene condizionato. Giusto o sbagliato che sia, anche alla luce di una comparazione con la fame nel mondo, non vi entro nel merito, ma mi riesce facile inquadrare, invece l’immagine evangelica:“…non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini. E’ vero Signore, disse la donna, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni.” (dal Vangelo secondo Matteo)

Soprattutto mi fa simpatia la risposta della cananea che ha ben presente la condizione degli animali domestici in quei tempi. E ben si adegua e si accontenta per quanto potrà ricevere da quel “padrone”, Gesù Cristo, a cui chiede alimento per il bene della figlia. Cosa non si farebbe per i bisogni dei propri amati, anche il mendicare là dove vi è possibilità di riscontro positivo. Le basta anche quel poco perché sa che quel poco sarà sufficiente per la guarigione della figlia. E cosi avvenne. Perché a Gesù bastò poco, capendo che quel poco era tutto ciò che quella donna aveva nel cuore. Doveva, perciò, distogliersi un istante dalla sua missione per dedicarsi anticipatamente anche alle pecore perdute di tutti i popoli:“…i loro olocausti e i loro sacrifici saranno graditi sul mio altare, perché la mia casa si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli.” (dal Libro del profeta Isaia)
Scacciando il demonio dal corpo della fanciulla Gesù, di fatto, rese la casa di quella famiglia, una casa di preghiera come, d’altronde, dovrebbe essere là dove l’amore coniugale s’impegna a vivere questa grazia. Se, quindi, la famiglia può essere chiesa domestica, a maggior ragione, la chiesa, l’edificio innalzato dai credenti in Dio, deve essere solo la sua casa di preghiera. Non altro! Vi si deve entrare per stare in silenzio, in ascolto della sua Parola, testimoni del suo Sacrificio, solo questo, nient’altro. Quando questo avverrà, anche il canto del Salmo sarà compreso nel pieno del suo significato:“…gioiscano le nazioni e si rallegrino perché tu giudichi i popoli con rettitudine, governi le nazioni della terra.” (dal Salmo 66)
Un significato che è inoppugnabile: la potestà del Signore si estenderà, poco per volta, in tutti i popoli, su tutte le nazioni. Ben s’inserisce, in questo senso, la profezia dell’apostolo delle genti, che non dimentica lo stato del suo popolo, cui continua a rivolgere le sue attenzioni:“…se infatti il loro essere rifiutati è stata una riconciliazione con il mondo, che cosa sarà la loro riammissione se non una vita dai morti?” (dalla Lettera ai Romani)
Non è più il solo popolo eletto di Dio perché quel privilegio con l’incarnazione del Figlio è esteso a tutte le genti, a tutti i popoli, a tutte le nazioni, ma giustamente come scrive il monaco Beato Guglielmo di Saint-Thierry: “dove c’è costrizione non c’è più libertà e dove non c’è libertà non c’è nemmeno giustizia. Ma tu Signore giusto, hai voluto che ti amassimo, perché non avremmo potuto essere salvati senza giustizia se non amando te. E non potevamo amarti se non ne avessimo avuto per prima il dono da te.” E questo dono vale per tutti, da sempre e per sempre. E non è cosa da poco, è che non riusciamo a capirlo in pieno, siamo ottusi, ma al Signore basta anche quel poco che ci spinge a ritornare nella sua casa di preghiera. Al resto ci pensa Lui.
Is 56,1.6-7 / Sal 66(67) / Rm 11,13-15.29-32 / Mt 15,21-28
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