C’E’ GIOGO E GIOGO

 XIVma Domenica T.O.
Anno A

Il mio giogo è dolce e il mio peso è leggero

Ogni giorno è buono, si fa per dire, per incontrare persone che sanno portare la loro croce, fatta di malattie e/o solitudine, o che hanno appena finito di portarla, “grazie” a sorella morte. Nei funerali, soprattutto, si hanno di queste opportunità. In genere sono croci pesanti, il loro giogo è quasi sempre insopportabile. Come quello della ragazzina che si trova incinta e chiede comprensione ed aiuto in casa, dove trova solo arrabbiature e pressioni per andare ad abortire. Anche il suo ragazzo si defila e così a 17 anni perde tutto, ma non il figlio. E’ sicuramente una croce quella che si appresta a caricarsi sulle gracili spalle, ma con l’aiuto delle volontarie del locale Centro di Aiuto alla Vita il giogo diventa sopportabile. Dietro ci sta la consapevolezza che non tutto è perduto se quella croce si sovrappone a quella che portò Gesù, che ci dice:“…venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore e troverete ristoro per la vostra vita.” (dal Vangelo secondo Matteo)
Quando il dolore prende il sopravvento è difficile assimilare queste parole, lo si capisce bene, serve allora ricordarsi che il dolore cui andò incontro Gesù fu dei più cruenti e lo sopportò per amore, per stare accanto a tutti i sofferenti di sempre, passati e futuri. Come a dire, non demordere, io condivido i tuoi dolori ed insieme li offriamo per soccorrere quanti non riescono a capire il loro e rischiano si scivolare nella disperazione.
Sant’Ireneo di Lione ricorda che: “il Vangelo di Matteo presenta Cristo, specificatamente,  in veste umana; per questo Cristo è sempre animato da sentimenti di umiltà e appare un uomo mansueto”. Ed appare, come in questi versetti evangelici, capace di conforto, come nessuno mai, perché non si limita all’esortazione, bensì come taumaturgo che dà ristoro e guarigione, quanto meno nello spirito, assai importante in previsione della vita eterna che aspetta ciascuno di noi.
D’altronde anche il Salmo esalta questo aspetto quando leggiamo:“…misericordioso e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore…la sua tenerezza si espande su tutte le creature.” (dal Salmo 144)
Si espande su di noi. A nostra volta possiamo e dobbiamo tentare di farla emergere, quella tenerezza, anche nei cuori di chi è estraneo a Gesù. “Chiunque è giunto, con la carità, all’immagine e somiglianza divina, da lì in poi s’impegna nel bene a causa del piacere che vi trova. E abbraccia con eguale amore la pazienza e la dolcezza”. (San Giovanni Cassiano)
E’ una bella prospettiva, quella che suggerisce il santo Vescovo, che fa stare bene e ci libera dell’oppressione della carne: “…fratelli, noi siamo debitori non verso la carne, per vivere secondo i desideri carnali perché, se vivete secondo la carne, morirete.”  (dalla Lettera ai Romani di S.Paolo)
Noi siamo, noi cristiani, debitori, invece, verso lo Spirito che ci garantisce la gloria eterna e il peso di questo debito, sottoforma delle croci che di volta in volta diventano giogo pesante, è nulla rispetto alle ricompense che ci vengono da una vita alla sequela di Gesù. Viceversa,  ci sarà solo distruzione e morte, come avviene in gran parte del mondo, in particolare, come non ricordare quanto succede in Ucraina. La Chiesa è, giustamente, impegnata con le altre confessioni cristiane per il superamento delle cause ultime della guerra, ma visto i deludenti risultati, non ci resta che confidare nel Signore:“…egli è giusto e vittorioso…l’arco di guerra sarà spezzato, annuncerà la pace alle nazioni”. (dal Libro del profeta Zaccaria)
Così avverrà, ma noi dobbiamo metterci, comunque, del nostro.
“Uno dei mezzi migliori per conservare la pace sia con Dio, sia con noi stessi che con gli altri è il silenzio…Ci aiuta a custodire la pace con gli altri, impedisce le discussioni, le contestazioni, le divergenze di sentimenti, i rapporti, le maldicenze, infine tutti i dissensi, tutti i malintesi e tutti i rancori provenienti e trascinati dall’inutile parlare, se fine a sé stesso” (San Charles de Foucauld).
Ecco perché c’è giogo e giogo per quelle croci che ciascuno deve saper accettare di caricarsi sulle spalle. Noi, senza esitazione, prendiamo quello di Gesù.
Zc 9,9-10 / Sal 144 / Rm 8,9.11-13 / Mt 11,25-30
digiemme.