XIXma Domenica T.O.
Anno A
“Uomo di poca fede”, un intercalare sempre più
usato per dimostrare come si possano fare cose che all’apparenza sembrano
impossibili. A volte chi lo usa ci fa pure qualche brutta figura, ma in linea
di massima ha una sua giustificazione, bisogna solo essere convinti di ciò in
cui si crede. Senza farsi distrarre da eventi o fatti eclatanti perché:“…ci fu un vento, un terremoto, un fuoco…ma il
Signore non era nel vento, nel terremoto, nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro
di una brezza leggera…”(dal primo Libro dei Re)
Non andiamo a cercare miracoli ad ogni costo,
che avvengano è una grazia in più per coloro che li meritano, piuttosto stiamo
attenti alle cose semplici che ci stanno attorno: il silenzio di una chiesa, la
maestosità di un monte, la fiammella di un lume, la confidenza di un amico,
l’abbraccio di un bambino. Ad Elia si manifestò nella brezza leggera, lo
riconobbe e si mise in adorante ascolto. Dio è molto più semplice di quanto si
possa credere:“…certo, il Signore donerà il suo bene e la
nostra terra darà il suo frutto; giustizia camminerà davanti a lui, i suoi
passi tracceranno il cammino.” (dal Salmo)A noi non resta che mettere i nostri piedi
sulle tracce del suo andare. In questo cammino troveremo così il suo bene ed il
conseguente progresso della terra. Incontri che hanno significato perché
garantiti dalla sua giustizia. Nella sua comprensione , nella sua applicazione,
per quanto possibile, si giocherà la salvezza che Gesù Cristo è venuto a
portarci con la sua incarnazione. Una salvezza che passa attraverso il suo
sacrificio che San Paolo è pronto a vivere sul suo corpo per il bene dei suoi
confratelli ebrei:“…vorrei infatti essere io stesso anatema,
separato da Cristo, a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la
carne.” (dalla Lettera ai Romani)
Paolo chiede con forza ai suoi fratelli ebrei di lasciarsi convertire perché solo così sarà tolto il velo che nasconde la verità e tutto diverrà più comprensibile: l’Amore del Padre e lo Spirito Santo che ci apriranno gli occhi alla vita vera. Paolo è pronto a donare la sua di vita per la conversione di chi ha Dio nella mente e nella sua storia, ma non vuole aprirsi all’altro, vuole rimanere chiuso nelle sue convinzioni, nei suoi formalismi, nella sua giustizia assai lontana rispetto a quella di Gesù. Se noi cattolici fossimo così determinati nei confronti dei fratelli separati forse non saremmo così impantanati in ecumenismo fine a sé stesso. Ecco dove sta la nostra poca o forse zero fede che inevitabilmente si alimenta alla fonte della paura e dell’agitazione:“…Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo il forte vento, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: “Gesù salvaci.”(dal Vangelo secondo Matteo)
Il forte vento soffia anche nel nostro mare e la barca del Vicario in terra è sballottata come, forse, non mai. E qui la paura la fa da padrona, la notte scende sui dispersi di questo mondo che pure dovrebbero indicare le tracce di Gesù da seguire. Sicuramente anche “Pietro avrà effettivamente sofferto a causa della notte, finché, comunque, il giorno che è Cristo non è venuto in suo soccorso.” (San Massimo di Torino)
Altri santi hanno attraversato il buio della notte, figurarsi chi si barcamena fra ingiustizie d’oggi, incomprensioni tra credenti, confusioni fra i pastori, contrordini compagni, memorie corte e chi più ne ha più ne metta. Perciò la notte è sempre più buia e le tenebre sempre più nere: zero fede è il livello che segna la nostra religiosità, nonostante i tentativi di tenere in piedi una qualche ritualità. Che rimane fine a sé stessa se non grideremo, anche noi, ad una voce sola: “Signore Salvaci!”
Paolo chiede con forza ai suoi fratelli ebrei di lasciarsi convertire perché solo così sarà tolto il velo che nasconde la verità e tutto diverrà più comprensibile: l’Amore del Padre e lo Spirito Santo che ci apriranno gli occhi alla vita vera. Paolo è pronto a donare la sua di vita per la conversione di chi ha Dio nella mente e nella sua storia, ma non vuole aprirsi all’altro, vuole rimanere chiuso nelle sue convinzioni, nei suoi formalismi, nella sua giustizia assai lontana rispetto a quella di Gesù. Se noi cattolici fossimo così determinati nei confronti dei fratelli separati forse non saremmo così impantanati in ecumenismo fine a sé stesso. Ecco dove sta la nostra poca o forse zero fede che inevitabilmente si alimenta alla fonte della paura e dell’agitazione:“…Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo il forte vento, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: “Gesù salvaci.”(dal Vangelo secondo Matteo)
Il forte vento soffia anche nel nostro mare e la barca del Vicario in terra è sballottata come, forse, non mai. E qui la paura la fa da padrona, la notte scende sui dispersi di questo mondo che pure dovrebbero indicare le tracce di Gesù da seguire. Sicuramente anche “Pietro avrà effettivamente sofferto a causa della notte, finché, comunque, il giorno che è Cristo non è venuto in suo soccorso.” (San Massimo di Torino)
Altri santi hanno attraversato il buio della notte, figurarsi chi si barcamena fra ingiustizie d’oggi, incomprensioni tra credenti, confusioni fra i pastori, contrordini compagni, memorie corte e chi più ne ha più ne metta. Perciò la notte è sempre più buia e le tenebre sempre più nere: zero fede è il livello che segna la nostra religiosità, nonostante i tentativi di tenere in piedi una qualche ritualità. Che rimane fine a sé stessa se non grideremo, anche noi, ad una voce sola: “Signore Salvaci!”
1Re 19,9.11-13 / Sal 84(85) / Rm 9,1-5 / Mt
14,22-33
digiemme