28 settembre 2023

RIVIVERE NELL’AMORE

XXVIa Domenica T.O. 
Anno A

 

.... e vi andò !
Finché c’è vita c’è speranza. Speranza di capire cos’è l’amore vero, quello che il Buon Dio ha messo, come seme, in noi al momento del nostro concepimento. 
Crescendo, è possibile coltivare quel seme, proteggerlo e lasciare che possa arrivare al germoglio, per poi fiorire e maturare.
E’ possibile, però, anche l’inverso. In tal caso prende piede la parte peggiore di sé stessi, che porta alla dissipazione, all’ignavia, all’invidia, alla cattiveria. Fino a quando non entra in gioco la grazia attraverso, magari, la testimonianza di vita di un discepolo di Cristo.
Allora, potrà verificarsi che:“…se il malvagio si converte dalla sua malvagità che ha commesso e compie ciò che è retto e giusto, egli fa vivere sé stesso.” (dal Libro del Profeta Ezechiele)
Cioè, può ripartire per vivere e rivivere nell’amore. Scopre, così, che Gesù lo invita a vivere interiormente, a nutrire la propria vita spirituale per entrare in relazione con lui e con il Padre. Cambia l’orizzonte e questa nuova relazione orienta tutto quello che dice, pensa, fa. Non cerca più il vizio e si immerge nella carità, perché tutti i mali provengono da un’anima privata dalla carità verso Dio e verso il prossimo. “Ma non è a me, dice Dio a Santa Caterina da Siena, che si fa torto, poiché il male non può avvicinarmi, se non perché considero come fatto a me, quanto fatto al prossimo.”
A questo punto il malvagio, meglio definirlo il peccatore pentito, si rende conto che è tutto un altro vivere, ne prende coscienza e si aggiunge al salmista che prega così:“…i peccati della mia giovinezza e le mie ribellioni non li ricordare: ricordati di me nella tua misericordia, per la tua bontà, Signore.” (dal Salmo 24) A poco a poco, cresce la consapevolezza che è preferibile morire di passione che di noia perché chi ama molto, rende molto e può fare molto, e ciò che viene fatto in amore è fatto bene. Poi vero è che di passione ce ne vuole molta per non lasciarsi trascinare nei gorghi dell’attuale vivere quotidiano, dove coloro che dovrebbero essere testimoni espliciti di quell’amore che fa rivivere, si adeguano nel conformismo, nascondendo la croce di Cristo. E’ proprio vero che “ciò che noi diamo a nostro Signore è veramente indegno di lui e ciò che ci dà è molto superiore a quanto meritiamo.” (Sant’Efrem).
Per questo cade a fagiolo il versetto del Vangelo:“…in verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano davanti nel regno di Dio.” (dal Vangelo secondo Matteo)
Come mai i peccatori passano avanti? Perché coloro che pensano di salvarsi da soli, restano soli. I farisei che ascoltavano Gesù avevano la certezza di non aver bisogno di lui. Come quelli che si danno da fare mettendo sé stessi al centro dell’azione. Vale soprattutto per il volontariato di matrice cristiana, ma pure per chi s’impegna nell’azione politica. Se non mettiamo Cristo al centro delle nostre azioni, certo che pubblicani e prostitute ci passeranno avanti, sempre che scelgano la via indicata dal profeta Ezechiele.
Così è e così deve essere stato, se ci soffermiamo a leggere con più attenzione un passaggio dello scritto di San Paolo:“…fratelli se c’è qualche consolazione in Cristo, se c’è qualche conforto, frutto della carità, se c’è qualche comunione di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi,” (dalla Lettera ai Filippesi)
Purtroppo è lontana la speranza di gioia piena dell’apostolo, stante la situazione della Chiesa oggi, forse occorrerebbe una nuova lettera indirizzata a tutti i vescovi chiamati a condurre le chiese a loro affidate. Basterebbe, però, anche solo un pensiero di Giovanni Paolo II: “Le vie sulle quali ciascuno di noi, e ciascuna delle nostre chiese, cammina, sono tante, ma non v’è distanza tra coloro che sono stretti insieme dall’unica comunione che ogni giorno si alimenta alla mensa del Pane Eucaristico e della Parola di Vita.”  E’ l’unico modo, per malvagi e farisei d’oggi, per tutti nella Chiesa d’oggi, è l’unica strada da percorrere, per ripartire e tornare a rivivere nell’amore.
Ez 18,25-28 / Sal 24(25) / Fil 2,1-11 / Mt 21,28-32

digiemme