LA CARITA’ IN PIENEZZA

XXIIIa Domenica T.O. 
Anno A

 

Dove due o tre sono riuniti nel Mio nome ...

E’ una responsabilità mica da ridere, quella di avvertire della condotta sbagliata uno della mia famiglia, piuttosto che uno della cerchia dei miei amici. E non parlo di quelli che stanno su facebook, ma proprio quelli con cui sei cresciuto fin dai banchi dell’asilo, di quelli con cui hai condiviso i momenti topici dell’adolescenza, della gioventù, degli innamoramenti. Che, all’improvviso, ti accorgi che non è più di fianco a te, che ha scelto di andare a convivere, che ha convinto la sua ragazza ad abortire perché non è ancora il momento, che ha buttato alle ortiche la fede per buttarsi nel campo dell’indifferenza e del relativismo. Ecco, come fai a fargli capire della malvagità di tali scelte, se in conseguenza di ciò, ti volta le spalle e non si fa più vedere? E mi limito a riferirmi solo agli amici, senza entrare nei drammi che per questi stessi motivi accadono in famiglia. Eppure la Parola è chiara: “…ma se tu avverti il malvagio della sua condotta perché si converta ed egli non si converte dalla sua condotta, egli morirà per la sua iniquità, ma tu sarai salvato. (dal Libro del profeta Ezechiele)

Mi preme, certo, di essere nelle condizioni giuste per la salvezza eterna, mi rendo conto, però, che a muovermi verso l’amico, il famigliare o verso chi governa il mondo, o chi serve la Chiesa, dovrebbe essere la carità, e la carità in pienezza. L’atteggiamento sarà quello dell’ascolto, della vicinanza, dell’insistenza, ma alla fin fine bisogna affidarsi allo Spirito Santo: “è Sua caratteristica, quando colpisce un cuore, cacciarne ogni tiepidezza. Egli ama la prontezza ed è nemico degli indugi, dei ritardi nell’adempiere la volontà di Dio.” (San Francesco di Sales)
Perciò, occorre davvero, prima di ogni colloquio, di ogni confronto, di ogni scontro, fare come dice il Salmo: “…entrate: prostrati, adoriamo, in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.”
Così, in umiltà, si va nella casa di preghiera di nostro Signore, perché “l’umiltà è la balia e la governante della carità. Perciò vedrai che non sei nulla in te stesso e che il tuo essere viene dal Signore, perché Egli ci ha amato prima che fossimo esistiti.” (Santa Caterina da Siena)
E’ questo il modo con cui andiamo dal nostro prossimo, in umiltà, sapendo che la carità è una specifica tipica del credente e che: “…la carità non fa alcun male al prossimo: pienezza della legge, infatti, è la carità.” (dalla Lettera di San Paolo ai Romani)
Madre Teresa di Calcutta venne denigrata e accusata di essere disumana perché lei faceva quel che faceva per amore di Gesù Cristo. Nei poveri, negli ultimi, nei moribondi, nei bimbi a rischio aborto, lei abbracciava il Gesù sofferente e i suoi detrattori non hanno mai capito e ancora non capiscono che: “ogni opera buona è fatta di due parti: l’amore per Dio e l’amore per l’uomo.”(Santa Ildegarda di Bingen)
Se poi le opere buone sono fatte non dalla singola persona, dal singolo credente, allora il fatto assume una dimensione diversa. Per il mondo, si contraddistingue nelle variegate sigle del volontariato, dove le leggi intervengono a gamba tesa rendendo queste associazioni, di fatto, meramente controllate dallo Stato. Per la Chiesa vale, invece, quanto riporta il Vangelo: “…in verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro.” (dal Vangelo secondo Matteo)
Questa promessa rivoluziona tutto perché è certezza che nulla è impossibile a chi vive fermamente in Cristo Gesù, come d’altronde testimoniano i Santi della carità e delle opere di salvezza, terrena e non. Qualche rammarico serpeggia comunque, perché alcune cose proprie non riusciamo ad ottenerle, per il semplice motivo che pur essendo in due o tre, ognuno va per la tangente. Succede, quando “la conoscenza di Gesù Cristo è solo intellettuale, anziché una illuminazione interiore della fede.” (Beato Columba Marmion)
Perciò, quei due o tre, per essere degni di avere con loro Gesù, devono sentire in loro il desiderio di rendere l’anima e la vita sempre più conformi, e in pienezza, a quella di Cristo.
Ez 33,1.7-9 / Sal 94(95) / Rm 13,8-10 / Mt 18,15-20
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