LA GIOIA DI VEDERE


Domenica XXX T.O. (Anno B)
Nella Chiesa cattolica ha un ruolo fondamentale la figura del sacerdote:
“…ogni sommo sacerdote, infatti, è scelto fra gli uomini e per gli uomini viene costituito tale nelle cose che riguardano Dio.” (dalla Lettera agli Ebrei)
In parole povere, il compito del sacerdote dovrebbe essere quello di condurre i fedeli, in primis, gli uomini, in generale, ad incontrare nella loro vita il Creatore, colui che ha donato la vita ed ha offerta la stessa sua vita per amore loro.
Quindi non è un sociologo, uno psicologo, un tuttologo, è colui che fa vivere in terra le cose di Dio per farle, poi, godere per l’eternità.
Ci viene in soccorso, per sottolineare il concetto:
“…ecco, li riconduco…e li raduno…fra loro sono il cieco e lo zoppo, la donna incinta e la partoriente.” (dal Libro del Profeta Geremia)
Il sacerdote guarda i suoi e gioisce per l’umanità che ha di fronte. Sa che incontrerà delle difficoltà, delle opposizioni, delle infedeltà, delle delusioni, ma non demorde.

GRANDE E SOMMO


XXIX Domenica T.O.(Anno B)
Capita di sentirsi estraneo a ciò che ci sta attorno, di essere assenti, come se un grande vuoto ci trascinasse fuori dai nostri pensieri, dalle nostre occupazioni. Non c’è nessuno che ti può aiutare in quei frangenti, la solitudine interiore è la sola unica compagnia, cerchi di fuggire le occasioni prossime di incontri, come pure di tentazioni e senti di galleggiare in quella specie di limbo quale anticamera di un bisogno più grande. Poi, basta passare davanti ad una chiesa e ti senti attratto, non hai voglia di pregare, ma entri ed allora capisci che non sei più solo: “…dunque, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione di fede.” (dalla Lettera agli Ebrei).

L’ALTRA EREDITA’


XXVIII Domenica T.O. (Anno B)
Chi non è stato, prima o poi, in ballo, nella sua vita, con problemi legati ad una eredità: con parenti, con il fisco o con la burocrazia. Si auspica sempre un qualche lascito, una casa o un terreno, oppure un bel gruzzolo. Pur sapendo che, alla fin fine, non è quello che ci permetterà di pareggiare i conti al tramonto dell’esistenza:“…mille anni, ai tuoi occhi, sono come il giorno di ieri che è passato, come un turno di veglia nella notte.” (dal Salmo).E’ proprio vero, quasi non ce ne accorgiamo e siamo alla soglia della vecchiaia, ci voltiamo un attimo e la vita di tizio o di caio è già finita, eppure erano giovani. Ci diciamo, ma ho ancora tanto tempo da vivere, perciò devo fare in modo di godermelo. Stolti che siamo! Quando, durante il servizio militare, ero di guardia, il turno di sentinella sembrava non finisse mai. Ci si inventava varianti su varianti per fare trascorrere quel tempo che scandiva l’andare avanti e indietro nel silenzio più assoluto. Eppure, in realtà, non era così. Il tempo si bruciava e ci si trovava al cambio guardia senza la dovuta attenzione. Il capoposto ci trovava addormentati o impegnati nella lettura di un libro e questo non era né saggio, né prudente:
“…Per questo pregai e mi fu elargita la prudenza, implorai e venne in me lo spirito di saggezza.” (dal Libro della Sapienza).

IL BENE DELLA CHIESA

XXVII Domenica T.O.  (Anno B)
Pace sulla Chiesa. Parafrasando un breve del Salmo, fermiamoci a chiedere davvero la benedizione del Signore sulla Chiesa di oggi. Da sempre, non sono mancate le persecuzioni, le distruzioni, le diaspore, le crisi. Anche oggi una crisi, forse d’inaspettata gravità, serpeggia fra i palazzi vescovili e le semideserte navate di un popolo di Dio sempre più smarrito. Si fatica a capirne le cause. Ma ormai è assodato che il nemico è in casa nostra. I peccati che si consumano nelle stanze ecclesiali sono sacrilegi che si sommano alle inadempienze morali di una chiesa che vuole inseguire a tutti i costi il mondo. Per questo torna più che mai urgente ritornare a pregare:“…ti benedica il Signore…possa tu vedere il bene di Gerusalemme tutti i giorni della tua vita. Possa tu vedere i figli dei tuoi figli. Pace su Israele.” (dal Salmo 127)

IL PROFETA NASCOSTO


XXVI Domenica T.O.(Anno B)
Francesco d’Assisi era sicuramente un battezzato, di buona famiglia, come si diceva una volta, con buone prospettive future in società e nel lavoro. Pieno di vita, dunque, pronto a goderla come pure metterla in gioco per vanagloria. Osservante e rispettoso della religione e dei costumi, solo che un bel giorno:
“…e lo Spirito si posò su di loro; erano fra gli scritti, ma non erano usciti per andare alla tenda. Si misero a profetizzare nell’accampamento.” (dal Libro dei Numeri).
Francesco non era uscito per andare alla cattedrale, a sentire il Vescovo, perché lo Spirito lo spinse verso le rovine di una chiesa, nella quale vide la desolazione e l’abbandono. Si mise allora d’impegno per ricostruire le mura e per fare questo, “pietra su pietra”, si mise a profetizzare per le vie della sua Assisi, per le contrade più sperdute, cercando di vivere in povertà e invitando i ricchi, com’era lui, a dare altrettanto:“…e ora a voi ricchi: piangete e gridate per le sciagure che cadranno su di voi” (dalla Lettera di San Giacomo)
Dopo secoli e secoli, verrebbe da dire, caro Francesco, la situazione non è mutata. La dimensione profetica è quasi del tutto scomparsa nel clero, ai laici non si vuol dare credito, i ricchi padroneggiano ancora sulla povertà. Si vive come se Dio non esistesse più, le nostre città sono ridotte peggio di Sodoma e Gomorra o Ninive, c’è l’imbarazzo della scelta. Le chiese sono abbattute, vendute, donate agli islamici per farne moschee, i crocifissi tolti dalle aule scolastiche, con una chiesa in “uscita” che più libera non si può.

IL PRIMO E L’ULTIMO


XXV Domenica T.O. (Anno B)
Si discute, gente, si discute su tutto, di tutto. A volte sui canali radio-tv si discute contemporaneamente di politica, di religione, di spettacolo, di sport, di filosofia, di morale, di economia, di animali, di scienza, di diritti, di doveri, di pace, di razzismo, di scuola e si addiviene a che cosa?? Che la sapienza ne rimane comunque esclusa ed estranea e la verità ricondotta a mera tesi di supporto per i propri interessi che non sempre coincidono con la giustizia. In ogni caso si esclude che Dio possa avere un ruolo e se qualcuno lo chiama a testimonianza per la giustificazione della propria vita, subito ne viene deriso, quando va bene, se non addirittura osteggiato:
“…tendiamo insidie al giusto…mettiamolo alla prova con violenze e tormenti…condanniamolo a una morte infamante, perché secondo le sue parole, il soccorso gli verrà.” (dal Libro della Sapienza)

LA VERITA’ NEL CUORE


XXII Domenica T.O.  (Anno B)
Chi mente e sa di mentire è disonesto due volte. Si possono anche accettare alcune menzogne se sono dettate da veniali tornaconti, per esempio di tipo commerciale, ma quando le conseguenze ricadono pesantemente sulla reputazione di altri, persone o istituzioni, allora la domanda di verità diventa dirompente. Purtroppo dobbiamo farci i conti ogni giorno, soprattutto se il diritto e la giustizia non si specchiano nella Legge del Signore:
“…le osserverete (le leggi) dunque e le metterete in pratica perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli…Infatti quale grande nazione ha gli dei cosi vicini a sé, come il Signore Dio è vicino a noi ogni qual volta lo invochiamo?”. (dal Libro del Deuteronomio)
Basterebbe, quindi, osservare quelle leggi per mettersi in linea con la saggezza che, è vero, si acquisisce con la maturità e con l’intelligenza che si fonda sul rispetto dell’altro, per avere inoltre, per noi credenti, l’opportunità di ricorrere al Buon Dio ogni qual volta lo preghiamo sotto la sua tenda:
“…Signore chi abiterà nella tua tenda? Colui che…dice la verità che ha nel cuore, non sparge calunnie…e non lancia insulti al suo vicino.” (dal Salmo 14).

DIMISSIONI E COSI’ VIA


XXI Domenica T.O. (Anno B)
La tentazione è forte, quella di voltare le spalle e andarsene perché quanto dice Gesù è troppo difficile da seguire nella vita di tutti i giorni. E, infatti, molti dei suoi discepoli che gli andavano dietro se ne tornarono alle loro abitudini.
In verità, oggi, sembrerebbe che la gente se ne vada dal frequentare la Chiesa perché, chi di dovere non parla più loro di Gesù, ma di ben altro. Immigrati, gay, sogni vari, famiglie varie, insomma tanti begli argomenti, ma che si potrebbero benissimo sentire in altri luoghi, così come d’altronde avviene.
“…se sembra male ai vostri occhi servire il Signore, scegliete oggi chi servire…quanto a me e alla mia casa, serviremo il Signore.” (dal Libro di Giosuè).

PER LA VITA DEL MONDO


XIX Domenica T.O. (Anno B)
Il profeta Elia si sentiva esausto, stanco della vita, deluso dai risultati ottenuti e voleva farla finita, rifugiarsi lontano dai suoi, in un deserto come se il mondo non fosse altro che un deserto. Se guardo a quegli uomini, a quelle donne parcheggiate alla fine dei loro anni, se guardo a quelle mamme abbandonate nelle loro amare gravidanze, posso certificare che il senso di svuotamento di quelle vite porta al rifiuto di ogni qualsiasi senso da dare alla vita.
I suicidi cruenti e tangibili in continuo aumento accentuano quelle condizioni anche e soprattutto nelle nuove generazioni. Mai come in questi nostri anni si è riusciti ad estendere l’aridità del deserto, dove le solitudini e gli abbandoni sono l’humus su cui cresce il vuoto di esistenze senza senso. Eppure l’Angelo del Signore non manca di accostarsi a ciascuno come si evince dall’ascolto dal Primo Libro dei Re: “…si alzò, mangiò e bevve. Con la forza di quel cibo camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb.”

ALLA RICERCA


XVIII Domenica T.O.( Anno B)
Quando s’incontra qualcuno o qualcosa che ti colpisce si è pronti a qualsiasi cosa pur di poter capire il vero motivo di quell’attrazione. E’ ciò che succede a coloro che incontrano Gesù sulla loro strada, accadeva ai tempi della prima missione in terra ebraica, si ripete oggi nelle vicende di ciascuno. Ogni occasione è buona per cercare, per anticipare, per trovarsi là dove riteniamo si possa concretamente sentire una presenza. E’ il processo che riporta ogni qual volta alla Messa, all’apice dell’incontro. O ci si crede veramente, oppure è tutto solo sentimentalismo, quando va bene, autoreferenzialismo quando ci si mette al centro della scena.“…ho inteso la mormorazione degli israeliti. Parla loro così: “al tramonto mangerete carne e alla mattina vi sazierete di pane; saprete che io sono il Signore, vostro Dio”…” (dal Libro dell’Esodo).

LA BISACCIA


XVII Domenica T.O.(Anno B)
Per il pellegrino medievale la bisaccia, che veniva benedetta prima della partenza per uno dei tre grandi itinerari di fede, a Gerusalemme, a Roma, a Santiago di Compostela, assumeva diversi significati. La bisaccia avrebbe dovuto essere stretta perché il pellegrino non deve portare con sé altro che una piccola e modesta quantità di denaro in quanto privo di mezzi, povero come Cristo, povero come gli apostoli, avrebbe dovuto fare affidamento solo nella divina provvidenza. Inoltre, la bisaccia ricordava al pellegrino la necessità di mortificare la carne afflitta dai vizi e dalle concupiscenze. Di essere pronto, quindi, a soffrire la fame, la sete, il freddo, le umiliazioni, la fatica. Infine la bisaccia non avrebbe dovuto essere chiusa da lacci, e anzi, doveva avere l’imboccatura sempre aperta, perché il pellegrino deve dividere i propri averi con i poveri e, dopo, essere pronto a ricevere e donare.
Il riferimento alla bisaccia, invece, per il Profeta Eliseo è segno della benevolenza di Dio per il suo popolo:
“…venne un uomo, che portò pane di primizie all’uomo di Dio: venti pani d’orzo e grano novello che aveva nella bisaccia.” (dal secondo Libro dei Re)

IL GERMOGLIO GIUSTO


XVI Domenica T.O. (Anno B)
Quando ci rechiamo alla Santa Messa domenicale sappiamo di presentarci al cospetto del Signore che ci accoglie nella sua Casa e: “…davanti a me tu prepari una mensa, sotto gli occhi dei miei nemici…”(dal Salmo).
Abbiamo nemici? Purtroppo è proprio così. Siamo sotto una morsa di chi non ci vuole bene. I cristiani sono coloro che a causa della fede sono i più perseguitati nel mondo. Il guaio è che spesso e volentieri a non volerci bene sono pure quelli che a parole dovrebbero difendere e salvaguardare l’integrità della propria professione di fede. “Guai ai pastori che fanno perire e disperdono il gregge del mio pascolo…” (dal Profeta Geremia). Chissà, oggi, in quante omelie si sentirà piangere un “mea culpa” in relazione all’attuale vita della Chiesa che è in affanno. Non disperiamo, però: “…Ecco, verranno giorni nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto, che regnerà da vero Re e sarà saggio ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra…e lo chiameranno con questo nome: Signore-nostra-giustizia.” (dal Profeta Geremia).

LA POLVERE DEI CALZARI


XV Domenica T.O.(Anno B)
Efrem il Siro così si rivolgeva a Dio: “Signore e Sovrano della mia vita, non darmi uno spirito di pigrizia, di scoraggiamento, di dominio e di vana loquacità! Concedi invece al tuo servo uno spirito di castità, di umiltà, di pazienza e di carità.” Possiamo ben associare questo pensiero, questo proposito, questa preghiera ad ogni uomo che sente la chiamata al servizio di Dio. Sicuramente sarà stato così anche per il profeta Amos: “…il Signore mi prese, mi chiamò mentre seguivo il gregge…”. Un uomo che viveva la sua vita in semplicità accontentandosi della sua famiglia, della sua terra, ma ecco che gli viene chiesto di mettersi davanti al gregge, di fare veramente il pastore perché le perdite non possono più essere accettate. Allora come oggi.

LA SOLITUDINE DEL PROFETA


XIV Domenica T.O. (Anno B)
Ogni tanto, fra la moltitudine di notizie giornaliere, riesce a trovare spazio il genocidio di cristiani che sta avvenendo in Nigeria. D’altronde qui da noi sono tutti concentrati a piangere per i presunti migranti che non trovano più aperti i porti italiani. In compenso, anche nella chiesa cattolica, delle migliaia di persone uccise, le loro case e chiese distrutte, famiglie costrette a fuggire a causa del loro credo, non fa né caldo né freddo. Sarà perché a commettere quei crimini sono musulmani? E, quindi, guai a parlare male di questi? Allora che il Salmo si riversi su di noi:
“…pietà di noi, Signore, pietà di noi, siamo già troppo sazi di disprezzo dei superbi…
dello scherno dei gaudenti.” 
E quando succederà anche da noi, bisognerà proprio vedere come reagiremo. In parte già lo constatiamo quando vediamo come siamo disprezzati nella politica come nell’andazzo sociale, con tutti quei gay-pride che altro non sono che uno sfregio alla Santa Chiesa.

AI PIEDI DI GESU’


XIII Domenica T.O. (Anno B)
L’espressione  “talita kum” che troviamo nel Vangelo di oggi, letteralmente, in aramaico significa “agnellino, alzati”.
Mi piace, indipendentemente dalle interpretazioni filologiche di quelle parole, riconoscere un tocco quasi voluto di tenerezza che esprime tutta la compassione di Gesù per i suoi “agnellini”. E’ un riandare a quell’altra immagine del Cristo Buon Pastore con sulle spalle la pecorella smarrita. Come dire, con gesti semplici, seppur misteriosi, come il ritorno alla vita della figlia di Giairo, quanto il Libro della Sapienza ci consegna: “…perché Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi…ma per l’invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo e ne fanno esperienza coloro che le appartengono.”