A MENO CHE


Quinta Domenica T.O.(Anno C)
Gli sposi si giurano fedeltà e amore per sempre, a meno che…non si può mai sapere. Per carità la vita va sempre accolta, io sono contro l’aborto, a meno che…se fosse down o altro, non si sa mai.
Per credere si può anche dire qualche preghiera ogni tanto, si può anche andare qualche volta in chiesa, a meno che…:
“…vi proclamo poi, fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l’ho annunciato. A meno che non abbiate creduto invano.” (dalla Prima Lettera ai Corinti)
Viene il dubbio al tramonto della vita, nell’osservare alcuni segni dei tempi, per quanto riguarda proprio la Chiesa Cattolica, che lo sconforto di San Paolo trovi conferma anche per molti di noi: “A meno che non abbiate creduto invano”.

LA DOMENICA DEL SIGNORE


Terza Domenica T.O.(Anno C)
Mi viene in mente quella canzone che diceva: “domenica è sempre domenica, si sveglia la città con le campane…”, famosa ai tempi del “Musichiere”, mentre si soffermano gioiose immagini di persone che vanno verso la chiesa per la Messa. Poi mi scuoto e rileggo le Parole di Neemia:
“…questo giorno è consacrato al Signore, non fate lutto e non piangete.”
E’ bastata una generazione per rendere la domenica il giorno del consumo, dello svago, dello sballo. Tranquilli, al lutto chi ci pensa più, a maggior ragione il piangere è da escludere per lasciar posto ad un divertimento solo fine a sé stesso. Al Signore, al giorno a Lui consacrato non ci pensa quasi più nessuno. La creazione, però, quella non molla e continua a richiamare, con le sue meraviglie, alla contemplazione del creato quale opera di Dio:
“…i cieli narrano la gloria di Dio, l’opera delle sue mani il firmamento. Il giorno al giorno ne affida il racconto e la notte alla notte ne trasmette notizia.” (dal Salmo)

LA STELLA DEL MISERO


Epifania del Signore 
Conosciamo bene la storia della stella cometa, che apparsa ai re magi a tempo debito, permette loro di arrivare al cospetto del Re dei re, così come ci viene narrato dai Vangeli. E’ una stella importante e giustamente viene messa in rilievo anche nei presepi e nei racconti favolistici che ci offrono quell’alone di mistero e di magia che tanto affascinano la nostra fantasia. C’è invece una stella, ancora più lucente, che brilla in eterno per indicare la vera strada a tutti gli uomini, soprattutto i più bisognosi:
“…perché egli libererà il misero che invoca e il povero che non trova aiuto. Abbia pietà del debole e del misero e salvi la vita dei miseri. (dal Salmo 71)
Questa stella si manifesta su una culla di paglia, nelle sembianze di un neonato, ed attira a sé proprio i più miseri fra gli uomini, quelli che non si vantano delle proprie ricchezze e del proprio potere, quelli che non bestemmiano il cielo per la loro condizione di vita, quelli, insomma che sanno mettersi in viaggio, si direbbe oggi, in gioco, indipendentemente dal luogo di partenza. Sono miseri perché si fidano, come i pastori, sono miseri perché offrono ciò che hanno, come i Re Magi, sono miseri perché sanno rispondere alla chiamata:
“…le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo ed ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo.” (dalla Lettera agli Efesini)

LA FAMIGLIA: IL MISTERO GRANDE


Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe
Quando una madre prega per suo figlio entra in una situazione di perenne attesa, come se portasse in sé una presenza da cui non potrà mai più separarsi. E’ la sua vocazione, sembra di sentire la madre di Samuele: “…per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto.” (dal Primo Libro di Samuele)
Nella preghiera si ritrova la fiducia, ci sono tante storie che si potrebbero raccontare dove si sono realizzati fatti umanamente inspiegabili grazie alla preghiera. E’ per questo che bisogna da subito insegnare a pregare ai fanciulli, offrendo seri esempi proprio all’interno della vita quotidiana della famiglia. La giornata può essere scandita, senza affanni, da brevi momenti di silenzio, brevi preghiere, come quelle del mattino, della sera, prima dei pasti. Un papà e una mamma che si fermano, mano nella mano, invitando i figli a fare altrettanto troveranno pace e serenità, gioia e letizia nei rapporti fra loro e con loro: “…perché sole e scudo è il Signore Dio; il Signore concede grazia e gloria, non rifiuta il bene a chi cammina nell’integrità.” (dal Salmo 84)

NON SI VIVE SENZA IL NATALE


Quarta Domenica di Avvento(Anno C)
La nascita di Gesù è da festeggiare solennemente, ma il Natale è subordinato liturgicamente alla Pasqua che è il centro attorno al quale ruota l’intero anno cristiano. Che la festa del Natale sia sotto attacco da parte del sistema consumistico per trasformarla in una festa “laica” a prescindere dalla causa prima dell’avvenimento è ormai un dato di fatto, ma noi dobbiamo essere coscienti della verità contenuta nell’epistola agli Ebrei: “…mediante quella volontà siamo santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre.”
Mi è capitato di vedere un presepe che veniva rappresentato in modo tradizionale, dove il paesaggio si elevava, nella parte opposta alla capanna, verso un’ondulata collina alla cima della quale si stagliavano tre croci. Dall’incarnazione alla resa di morte per il Figlio di Dio che prelude alla Resurrezione e alla sconfitta della morte affinché si realizzino tutte le profezie: “…Egli si leverà e pascerà con la forza del Signore, suo Dio, con la maestà del nome del Signore.” (dal Libro del Profeta Michea).

LA PAGLIA


Terza Domenica di Avvento (Anno C) 
Quando ho letto nel Vangelo che la paglia brucerà con un fuoco inestinguibile, mi è venuto in mente che la paglia viene sì bruciata dopo la trebbiatura, ma può anche essere utilizzata per altri fini. Pensavo, però, in particolare, al presepe dove, di solito, nella mangiatoia all’interno della grotta, mettiamo un poco di paglia che aiuta a tenere il caldo e a far stare bene il bambinello.
Mi piace immaginare Giuseppe che, disteso seppur un po' esausto dopo le apprensioni del parto di Maria, sia corso al covone a prenderne a bracciate e timidamente distenderla nella “culla”.
Sorrido al pensiero e rileggo il Salmo suggerito dal Profeta Isaia: “…ecco, Dio è la mia salvezza; io avrò fiducia, non avrò timore, perché mia forza e mio canto è il Signore.”

LA SORTE DELLA CHIESA


Seconda domenica di Avvento (Anno C)
C’è qualcuno disposto a percorrere tutta la regione, tutte le contrade, tutte le nazioni per chiedere alla gente una conversione di vita radicale?
“…egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati…voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore.” (dal Vangelo di Luca). C’è oggi sempre più bisogno di profeti veri che sappiano indirizzare i cuori verso Cristo,
affinché non restino intrisi di tutto e il contrario di tutto. Mi sovviene Papa Benedetto XVI che si domandava:
“Che ne è stato della nostra fede? In che misura sappiamo noi oggi comunicarla? La certezza che Cristo è risorto ci assicura che nessuna forza avversa potrà mai distruggere la Chiesa.” Fa eco a quanto ci ricorda il Salmo: “…quando il Signore ristabilì la sorte di Sion, ci sembrava di sognare. Allora la nostra bocca si riempì di sorriso, la nostra lingua di gioia.”

LA VEGLIA


Prima Domenica d’Avvento (Anno C) 
Comincia il periodo liturgico dell’attesa più significativo di tutto l’anno. Quasi coincide con l’inizio di dicembre, il mese che porta diretto al Natale e a tutto l’indotto che prospera su questa festa il cui principio religioso è forse, ormai, del tutto dimenticato. Al punto tale che in alcune scuole primarie vogliono far cantare ai bambini canzoni di Natale sostituendo il nome di Gesù con altri termini, purché non si ricordi chi si festeggia. Inutile sottolineare che ogni opposizione a questi stravolgimenti è da sostenere. Da applausi l’iniziativa di quella bambina di 10 anni che è riuscita a coalizzare tutte le scolaresche per ottenere che si ritornasse a cantare Gesù nella recita natalizia. Quindi, c’è molto da lavorare e tutti siamo invitati a fare la nostra parte. Per cominciare sarebbe cosa buona e giusta soffermarsi sulla Parola che ascoltiamo:
“…farò germogliare un germoglio giusto che eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra.” (dal Libro del Profeta Geremia).Quel germoglio prenderà vita, come sappiamo, in quel Sì di quella giovane donna di nome Maria di Nazaret. 

DALLA PARTE DELLA VERITA’


Solennità di Cristo Re (Anno B)
In un periodo storico dove a farla da padrone è il relativismo, è strambo proporre un discorso serio sulla verità. Nessuno di noi ce l’ha in tasca perché una verità soggettiva è un non senso, ma se leggiamo ed ascoltiamo attentamente e senza paraocchi ciò che ci dice la Scrittura, allora le nubi cominceranno a diradarsi:
“…Ecco, viene con le nubi e ogni occhio lo vedrà, anche quelli che lo trafissero e per lui tutte le tribù della terra si batteranno il petto.” (dal Libro dell’Apocalisse)

LA PIANTA DI FICO


XXXIII Domenica T.O. (Anno B)
Arrampicarsi su una pianta di fico è un gioco da ragazzi, infatti, da bambino, nell’orto del mio compagno di scuola, ci divertivamo a salirvi e scendere nell’esercizio delle nostre giocose iniziative. Non sapevo dell’importanza di questa pianta nell’economia narrativa dei racconti biblici:
“…dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.” (dal Vangelo di Marco)
Quanto accade intorno a noi sembra quasi preludere a quella profezia.

LA CASA DI SAREPTA


Domenica XXXII T.O.(Anno B)
Se invece della casa di Sarepta dove ad attendere Elia stava una vedova ormai stremata dalla carestia e dalla povertà, il Buon Dio volesse indicare, ora, la casa nostra, dove abitiamo e cerchiamo di resistere nella carestia di valori e, per alcuni, anche di sostegni economici? Quale accoglienza per l’uomo di Dio saremo in grado di offrire? Gli diremo che non abbiamo tempo di ascoltarlo, di andare alla mensa dei frati che un primo e un secondo, alla domenica, li danno a tutti. Siamo talmente poveri di “timor di Dio” che non c’importa nulla della sua Chiesa, ormai quasi come un deserto, che preti e simili stanno meglio di tanti poveri disgraziati. Eppure quello si presenta proprio alla tua porta, e quel poco che hai, te l’hanno insegnato e testimoniato i tuoi genitori, il tuo vecchio parroco, lo condividi, hai fiducia nel Signore ed ecco:“…la farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunciato per mezzo di Elia.” (dal Primo Libro dei Re).

LA GIOIA DI VEDERE


Domenica XXX T.O. (Anno B)
Nella Chiesa cattolica ha un ruolo fondamentale la figura del sacerdote:
“…ogni sommo sacerdote, infatti, è scelto fra gli uomini e per gli uomini viene costituito tale nelle cose che riguardano Dio.” (dalla Lettera agli Ebrei)
In parole povere, il compito del sacerdote dovrebbe essere quello di condurre i fedeli, in primis, gli uomini, in generale, ad incontrare nella loro vita il Creatore, colui che ha donato la vita ed ha offerta la stessa sua vita per amore loro.
Quindi non è un sociologo, uno psicologo, un tuttologo, è colui che fa vivere in terra le cose di Dio per farle, poi, godere per l’eternità.
Ci viene in soccorso, per sottolineare il concetto:
“…ecco, li riconduco…e li raduno…fra loro sono il cieco e lo zoppo, la donna incinta e la partoriente.” (dal Libro del Profeta Geremia)
Il sacerdote guarda i suoi e gioisce per l’umanità che ha di fronte. Sa che incontrerà delle difficoltà, delle opposizioni, delle infedeltà, delle delusioni, ma non demorde.

GRANDE E SOMMO


XXIX Domenica T.O.(Anno B)
Capita di sentirsi estraneo a ciò che ci sta attorno, di essere assenti, come se un grande vuoto ci trascinasse fuori dai nostri pensieri, dalle nostre occupazioni. Non c’è nessuno che ti può aiutare in quei frangenti, la solitudine interiore è la sola unica compagnia, cerchi di fuggire le occasioni prossime di incontri, come pure di tentazioni e senti di galleggiare in quella specie di limbo quale anticamera di un bisogno più grande. Poi, basta passare davanti ad una chiesa e ti senti attratto, non hai voglia di pregare, ma entri ed allora capisci che non sei più solo: “…dunque, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione di fede.” (dalla Lettera agli Ebrei).

L’ALTRA EREDITA’


XXVIII Domenica T.O. (Anno B)
Chi non è stato, prima o poi, in ballo, nella sua vita, con problemi legati ad una eredità: con parenti, con il fisco o con la burocrazia. Si auspica sempre un qualche lascito, una casa o un terreno, oppure un bel gruzzolo. Pur sapendo che, alla fin fine, non è quello che ci permetterà di pareggiare i conti al tramonto dell’esistenza:“…mille anni, ai tuoi occhi, sono come il giorno di ieri che è passato, come un turno di veglia nella notte.” (dal Salmo).E’ proprio vero, quasi non ce ne accorgiamo e siamo alla soglia della vecchiaia, ci voltiamo un attimo e la vita di tizio o di caio è già finita, eppure erano giovani. Ci diciamo, ma ho ancora tanto tempo da vivere, perciò devo fare in modo di godermelo. Stolti che siamo! Quando, durante il servizio militare, ero di guardia, il turno di sentinella sembrava non finisse mai. Ci si inventava varianti su varianti per fare trascorrere quel tempo che scandiva l’andare avanti e indietro nel silenzio più assoluto. Eppure, in realtà, non era così. Il tempo si bruciava e ci si trovava al cambio guardia senza la dovuta attenzione. Il capoposto ci trovava addormentati o impegnati nella lettura di un libro e questo non era né saggio, né prudente:
“…Per questo pregai e mi fu elargita la prudenza, implorai e venne in me lo spirito di saggezza.” (dal Libro della Sapienza).

IL BENE DELLA CHIESA

XXVII Domenica T.O.  (Anno B)
Pace sulla Chiesa. Parafrasando un breve del Salmo, fermiamoci a chiedere davvero la benedizione del Signore sulla Chiesa di oggi. Da sempre, non sono mancate le persecuzioni, le distruzioni, le diaspore, le crisi. Anche oggi una crisi, forse d’inaspettata gravità, serpeggia fra i palazzi vescovili e le semideserte navate di un popolo di Dio sempre più smarrito. Si fatica a capirne le cause. Ma ormai è assodato che il nemico è in casa nostra. I peccati che si consumano nelle stanze ecclesiali sono sacrilegi che si sommano alle inadempienze morali di una chiesa che vuole inseguire a tutti i costi il mondo. Per questo torna più che mai urgente ritornare a pregare:“…ti benedica il Signore…possa tu vedere il bene di Gerusalemme tutti i giorni della tua vita. Possa tu vedere i figli dei tuoi figli. Pace su Israele.” (dal Salmo 127)