Terza Domenica T.O.(Anno C)
Mi viene in mente quella canzone che diceva:
“domenica è sempre domenica, si sveglia la città con le campane…”, famosa ai
tempi del “Musichiere”, mentre si soffermano gioiose immagini di persone che
vanno verso la chiesa per la Messa. Poi mi scuoto e rileggo le Parole di
Neemia:
“…questo giorno è consacrato al Signore, non
fate lutto e non piangete.”
E’ bastata una generazione per rendere la
domenica il giorno del consumo, dello svago, dello sballo. Tranquilli, al lutto
chi ci pensa più, a maggior ragione il piangere è da escludere per lasciar
posto ad un divertimento solo fine a sé stesso. Al Signore, al giorno a Lui
consacrato non ci pensa quasi più nessuno. La creazione, però, quella non molla
e continua a richiamare, con le sue meraviglie, alla contemplazione del creato
quale opera di Dio:
“…i cieli narrano la gloria di Dio, l’opera
delle sue mani il firmamento. Il giorno al giorno ne affida il racconto e la
notte alla notte ne trasmette notizia.” (dal Salmo)
Allora, noi, che non vogliamo e possiamo
rinunciare alla gioia di onorare il Signore nella sua liturgia, affianchiamoci
a quell’inno della natura, consapevoli che la Chiesa ha una sua specifica
Missione. “La Chiesa è missionaria o non è: non si tiene una fiaccola sotto il
moggio. E’ proprio della comunità dei credenti dire al mondo ciò per cui vale
la pena vivere, amare, soffrire, morire. Rendere vivo e reale l’incontro fatto
personalmente e comunitariamente con chi ha promesso la felicità qui e la vita
eterna” (Monica Mondo).
Per fare questo ciascuno ha il suo specifico
compito nel corpo mistico. Ce lo ricorda San Paolo nella prima lettera ai Corinti:
“…Dio ha disposto il corpo conferendo
maggiore onore a ciò che non ne ha, poiché nel corpo non vi sia divisione, ma
anche le varie membra abbiano cura le une delle altre.”
Perciò nessuno si tiri indietro, lasciando
intendere che se non ci pensano i preti, il vescovo, il papa cosa vuoi che
possa mai fare io, povero e umile fedele senza arte né parte. E’ proprio qui il punto: non è vero che ci sono membri
importanti che possono fare a meno di altri meno importanti. Per andare avanti,
si va avanti insieme o si resta fermi, cioè si resta nel peccato. Gesù è venuto
al mondo per guidarci, Lui è il capo di questo corpo, del suo corpo:
“…lo Spirito del Signore è sopra di me; per
questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il
lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione, ai ciechi la vista,
a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del
Signore.” (dal Vangelo di Luca)
Conosce bene le scritture, conosce bene la
gente, il popolo di cui fa parte, perciò sa bene che riproporre la profezia di
Isaia con riferimento alla sua persona è dirompente. Lo è ancora anche per noi
perché alzandoci dai banchi, ricevuta la benedizione, uscendo dalla nostra
chiesa, non potremo più fare finta di niente. Siamo anche noi mandati ad
annunciare la Buona Novella ai poveri, a tutti quelli che sono poveri perché
lontani dal vero tesoro che è la fede in Dio; siamo anche noi chiamati a
proclamare la liberazione ai prigionieri dal consumismo, dall’egoismo, dall’ignavia
di fronte ai peccati del mondo, alla violenza contro la vita; siamo anche noi
invitati ad aprire gli occhi di chi non vuole o può vedere tutto il male che ci
circonda; siamo obbligati anche noi a tendere una mano per rialzare chi è
caduto, chi è oppresso dal proprio peccato; siamo anche noi chiamati a fare
festa presso la Casa del Signore, che sia nell’anno di grazia, o nella domenica
del Signore. E tutto questo solo e in forza del mandato che ci viene dal capo
della Chiesa, Gesù Cristo nostro Signore.
Ne
8,2-4°.5-6.8-10 / Sal 18(19) / 1Cor 12,12-30 / Lc 1,1-4;4,14-21
digiemme