NOVE MESI PER LA VITA: NOVEMBRE 2019

Domenica 24 novembre 2019 ore 16,00  
alla Madonna degli Angeli 
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 LA VITA CI INTERPELLA:
 Vestire di amore  la vita : due ore e 11 minuti: una vita bellissima

Una storia bellissima e commovente che non si legge sulla“grande stampa”, un frammento di quell’umanità che resiste ad ogni tentativo forzato di omologazione. È stata la redazione di Aleteia.org (edizione francese) a raccontare quest’esperienza dolorosa e luminosa.
Di don Silvio Longobardi
28 ottobre 2019
Pablo e Marie, lui spagnolo e lei belga, hanno celebrato le nozze nella primavera 2018, vivono a Madrid. Il loro amore è subito benedetto dall’arrivo di un figlio, la lieta attesa si tinge di angoscia quando, alla ventesima settimana, scoprono che la loro bambina è affetta da anencefalia, una grave malattia del sistema nervoso incompatibile con la vita. La comunicazione del medico che opera l’ecografia non lascia scampo: “Il vostro bambino ha una malformazione molto grave. Avete intenzione di abortire?”. Malgrado la brutalità delle parole e il comprensibile shock per questa notizia, i due giovani genitori scelgono immediatamente di accogliere la vita e di donare a questa bambina tutto l’amore possibile.

IL REGNO DELL’AMORE


Gesù Cristo Re dell’universo (Anno C)
C’era un papa re. Ricordo un film, appunto, intitolato “In nome del Papa Re”, dove si raccontavano gli ultimi anni dello Stato Pontificio. Il fine era quello di screditare tale periodo del potere temporale della Chiesa. La storia, quella vera, sta ora rendendo giustizia a quella esperienza, ma il pensiero comune di una Chiesa illegittimamente foriera di privilegi e poteri non coincidenti con il Cristianesimo è duro a morire. Tant’è, anche del Regno d’Italia, per fortuna, se ne sono perse le tracce, pur se la dittatura del politicamente corretto assume, di volta in volta, connotati ugualmente fuorvianti ed illiberali. Per la verità, come cattolici, a noi interessa, in primis, un tipo di regalità ben diversa ed in questo siamo intimamente confortati quando festeggiamo, liturgicamente, la Regalità di nostro Signore Gesù Cristo. E’, infatti, Lui che ci introduce nel suo Regno, dove non contano le logiche mondane dei principi. Questo Regno è solo quello dell’Amore, inteso come Sacrificio di sé stessi, a gloria di Dio per la salvezza di tutti gli uomini, anche dei malfattori fuori e dentro la Chiesa stessa.
Valeva anche per i due ladroni, là sul monte Calvario:
“…non hai alcun timore di Dio?...Egli invece non ha fatto nulla di male. E disse: Gesù ricordati di me quando entrerai nel tuo regno.” (dal Vangelo di Luca)
Il Regno era già al suo fianco, l’aveva intuito, ma aveva bisogno del suo perdono per comprenderlo fino alla fine e lo comprese testimoniandolo al suo compagno di malefatte.

LA PAGLIA E LA PULA


Domenica XXXIII T.O. (Anno C)
Un’amica mi racconta che ogni qualvolta viene invitata a portare la sua testimonianza di moglie, madre, cristiana impegnata sul fronte della carità ed accoglienza, non prepara più di tanto ciò che deve dire, ma poco prima dell’incontro apre il piccolo Vangelo che tiene in tasca e vi trova sempre lo spunto da cui partire per la sua presentazione. Sembra riecheggiare la Parola di oggi, quando ascoltiamo:
“…mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa, io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.” (dal Vangelo di Luca)
Qui a dire il vero la situazione è un po' più critica perché si tratta di difendere la propria scelta di vita da chi ritiene che il cristianesimo e la Chiesa siano da cancellare dalla faccia della terra. Il Signore, però, non abbandona il suo discepolo. Mi viene in mente un passo di Isaia nel quale ci presenta il Buon Dio che ci nasconde: “la tua mano Signore mi ha nascosto”. Il Signore ci nasconde nella sua mano perché ci ama e ci protegge. E’ bella questa immagine della mano che si stende verso il figlio che rischia di soccombere, ricorda quelle mani di mamma che si appoggiano sul proprio ventre gravido come ad accudire e, quasi, accarezzare il figlio che cresce in attesa di nascere.

L’ACCERCHIAMENTO


Domenica XXXII T.O. (Anno C)
 Guerra del Rogue River(1855-56)
Avete presente quei film western dove i coloni in carovana vengono improvvisamente attaccati dagli indiani o, comunque, da nemici in numero superiore? Per difendersi si dispongono a cerchio riparandosi dietro ai carri e comincia il carosello, finché non arrivano i rinforzi a toglierli dai guai, ma non sempre, purtroppo con la vittoria dei buoni. Ecco, a me sembra di essere in quelle condizioni: accerchiato da nemici che improvvisamente hanno deciso che la mia vita deve cambiare. Devo cominciare a ritenere non più valide certe convinzioni come la famiglia, formata da un uomo e una donna. Se non sei d’accordo gli attacchi saranno spietati ed infatti arrivano le frecce della parificazione per i matrimoni omo, della logica democratica del divorzio, della legalizzazione dell’aborto, dell’educazione gender, della procreazione artificiale, dell’affitto dell’utero, della soppressione dei più deboli con l’eutanasia e altri dardi cui l’immaginazione non riesce a star dietro.

NELLA CASA, LA VITA


Domenica XXXI  T.O. (Anno C)
Guidami innanzi, oscura è la notte, lontano sono da casa (Jphn Henry Newman).
E’ una preghiera rivolta al Signore affinché lo sappia condurre attraverso il tempo, rocce e precipizi, montagne e deserti, attraverso sentieri sconosciuti. Dove verrà condotto, se non verso casa. Perché Gesù ci vuole in casa, nella sua casa che di volta in volta è la Chiesa, la nostra vita, il nostro cuore:
“…Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature.” (dal Salmo 144).Nessuno è escluso, tutti possono e devono trovare un posto dove posare il capo e quel posto è la casa, è la famiglia. Qui Lui è presente nell’intimità dei coniugi, che lo hanno chiamato, un po' come Zaccheo, con il Sacramento del Matrimonio.

IL SEGRETO DELLA PREGHIERA


Domenica XXX  T.O. (Anno C)
acquarello di Maria Cavazzini Fortini, ottobre 2016
Alcuni anni fa si cantava una canzone che diceva: “…t’ho cercato e t’ho trovato Signor!...T’ho sentito palpitare nel silenzio di una chiesa…” Ecco, quando entro in una chiesa per una preghiera, mi ritorna in mente quel ritornello e quel silenzio che riesco a sentire è come quel palpito del cuore che trova corrispondenza nel Salmo:
“…ho cercato il Signore: mi ha risposto e da ogni paura mi ha liberato. Guardate a lui e sarete raggianti, i vostri volti non dovranno arrossire.”
E’ così che bisognerebbe uscire, poi, dalla chiesa. Sicuri, senza alcuna paura di testimoniare il suo Nome, forti della speranza, per cui, con fermezza e serenità, nessuno ci costringerà più in difesa. Perché anche noi saremo in grado di ascoltare il grido di chi soffre, infatti:
“…non trascura la supplica dell’orfano, né della vedova…Chi la soccorre è accolto con benevolenza, la sua preghiera arriva fino alle nubi.” (dal Libro del Siracide)

NOVE MESI PER LA VITA: OTTOBRE 2019

Domenica 27 ottobre 2019 ore 16,00 
alla Madonna degli Angeli
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LA VITA CI INTERPELLA: 
Critiche alla statua pro-life di Mentone

A Mentone, nel giardino dell’Hôtel des Ambassadeurs, sede della prima Biennale d’Arte ontemporanea Sacra, che ha come tema «Ode alla vita», è stata installata una scultura  monumentale  in  bronzo,  realizzata  dalla  nota artista  Daphné  du  Barry;  questa  scultura,  divenuta simbolo  dell’importante  manifestazione,  raffigura  la Vergine Maria piangente, china nell’atto di raccogliere sette bimbi abortiti, per terra, ai suoi piedi. Per questo è stata  intitolata  «Notre-Dame  des  Innocents»,  Nostra Signora degli Innocenti. Appena installata, è divenuta subito bersaglio di feroci proteste da parte dei gruppi pro-choice,

IL BASTONE DI DIO


Domenica XXIX T.O. (anno C)
Mi basta, all’orizzonte, un’altura, un colle per essere immediatamente attratto dalla cima, per cercare la traccia più adatta per arrivarci e già m’immagino sfiancato e sudato mentre arranco verso quei monti:
“…Alzo gli occhi verso i monti, da dove mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore, Egli ha fatto cielo e terra.” (dal Salmo 120)
Sant’Agostino scriveva che i monti verso i quali il salmista guarda con fiducia sono le Sacre Scritture. In esse incontriamo un sacco di monti dove, sia nel Vecchio come nel Nuovo Testamento, avvengono fatti importanti, tutti buoni: Sinai, Tabor, Carmelo, Discorso della Montagna, il Monte degli Ulivi, il Calvario. Ma ci sono anche altri monti, alture, sui quali l’uomo si perde nell’idolatria, nell’ebbrezza del libertinaggio, della droga, del sesso, del piacere, del vuoto di una vita fine a sé stessa. Eppure anche da questi monti che sprofondano negli abissi si può alzare lo sguardo.
Quella della fatica nello scalare irti pendii ed ondulate cenge è certamente metafora per tradurre in termini facilmente comprensibili lo sfiancamento del vivere.

LA NOSTRA PURIFICAZIONE


Domenica XXVIII T.O. (Anno C)
acquarello di Maria Cavazzini Fortini, ottobre 2016
Oggi la lebbra non è più una malattia che segrega, che marchia le persone al punto da rigettarle fuori dal contesto sociale, dal vivere in comune. E’ così perché il cristianesimo ha saputo plasmare un tessuto sociale nuovo. Sull’esempio di Gesù molti suoi discepoli, pensiamo a San Francesco, a Raoul Follereau, non solo hanno creato condizioni sanitarie adatte per curare la malattia, ma hanno soprattutto accompagnato quei malati verso una vita di riscatto nel rispetto della loro dignità di uomini e donne, figli di Dio.
“…il tuo servo non intende compiere più un olocausto o un sacrificio ad altri dei, ma solo al Signore.” (dal 2° Libro dei Re)
Così che l’olocausto o il sacrificio consisteva, per quei discepoli, nello spendersi per i bisogni dei sofferenti, dei diseredati, dei poveri. Raoul Follereau così pregava: “Signore insegnaci a pensare agli altri, ad amare in primo luogo quelli che nessuno ama. Abbi pietà dei lebbrosi, ai quali tu così spesso hai sorriso quando eri su questa terra.” E il Vangelo di questa domenica ne dà conferma:
“…Appena li vide Gesù disse loro: “Andate e presentatevi davanti ai sacerdoti.” E mentre essi andavano, furono purificati.” (dal Vangelo di Luca)