Domenica XXXIII T.O. (Anno C)
Un’amica mi racconta che ogni qualvolta viene
invitata a portare la sua testimonianza di moglie, madre, cristiana impegnata
sul fronte della carità ed accoglienza, non prepara più di tanto ciò che deve
dire, ma poco prima dell’incontro apre il piccolo Vangelo che tiene in tasca e
vi trova sempre lo spunto da cui partire per la sua presentazione. Sembra
riecheggiare la Parola di oggi, quando ascoltiamo:
“…mettetevi dunque in mente di non preparare
prima la vostra difesa, io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri
avversari non potranno resistere né controbattere.” (dal Vangelo di Luca)
Qui a dire il vero la situazione è un po' più
critica perché si tratta di difendere la propria scelta di vita da chi ritiene
che il cristianesimo e la Chiesa siano da cancellare dalla faccia della terra.
Il Signore, però, non abbandona il suo discepolo. Mi viene in mente un passo di
Isaia nel quale ci presenta il Buon Dio che ci nasconde: “la tua mano Signore
mi ha nascosto”. Il Signore ci nasconde nella sua mano perché ci ama e ci
protegge. E’ bella questa immagine della mano che si stende verso il figlio che
rischia di soccombere, ricorda quelle mani di mamma che si appoggiano sul
proprio ventre gravido come ad accudire e, quasi, accarezzare il figlio che
cresce in attesa di nascere.
Tutto vero, ma c’è anche il retro della
medaglia. Possiamo intuirlo quando leggiamo:
“…sentiamo, infatti, che alcuni fra di voi
vivono una vita disordinata, senza fare nulla e sempre in agitazione.” (dalla
seconda lettera di San Paolo ai Tessalonicesi)
La confusione che pervade la Chiesa di oggi,
è inutile nasconderci dietro un dito, è un dato di fatto, nasce proprio a causa
di tanti che vivono sugli allori, soprattutto vivono una vita da cristiani
tiepidi, assoggettati alle direttive del mondo. Certo ci sono responsabilità
diverse, ciascuno, però, guardi se stesso. Non possiamo adeguarci, non
lasciamoci trasformare in pula che a nient’altro serve se non ad essere dispersa
dai venti che spazzano pericolosamente la bimillenaria storia della nostra
Chiesa, della civiltà che ha plasmato, della tradizione che ci è stata
tramandata.
Non dimentichiamoci, poi, che saremo
giudicati quando la fine giungerà alla nostra porta: “…il Signore viene a
giudicare la terra, giudicherà il mondo con giustizia.” (dal Salmo 97)
E giudicherà ciascuno di noi. San Giovanni
insiste molto sul fatto che Gesù ci ama fino alla fine. Egli, infatti, porta il
giudizio al compimento quando ci ama peccatori strappandoci il male per
assumerlo sulla croce. Questo è il vero giudizio, che ci spinge alla salvezza,
ad aggiustare la vita, anche quando sembra perduta e tutto torna a posto, più
bello e splendente di prima. Saremmo proprio ottusi se rifiutassimo questa opportunità, saremmo come quelli di cui parla il Profeta
Malachia:
“…allora tutti i superbi e tutti coloro che
commettono ingiustizia saranno come paglia.” E come paglia bruceranno.
Purtroppo di superbi, di stolti, di canaglie in giro ce ne sono tanti e spiace
perché dovrebbe essere compito nostro contrastarli con la nostra testimonianza,
i nostri valori, la nostra fede, le nostre opere. Però, il peccato a volte ci
sovrasta, senza trovare il coraggio di ammetterlo ed umilmente andare a
confessarlo. Ci potrebbe aiutare questa preghiera:
“Dio che sei per me padre e madre e tutto, ti
ringrazio per l’umiliante rivelazione del mio errare. Disperso e disorientato
voglio ricominciare da capo, come un neonato, come un bambino, come un
fanciullo per rallegrarmi dei tuoi doni e come figlio tuo per sperare tutto da
te.”
Ml 3,19-20a / Sal 97(98) / 2Ts 3,7-12 / Lc
21,5-19
digiemme