IL BASTONE DI DIO


Domenica XXIX T.O. (anno C)
Mi basta, all’orizzonte, un’altura, un colle per essere immediatamente attratto dalla cima, per cercare la traccia più adatta per arrivarci e già m’immagino sfiancato e sudato mentre arranco verso quei monti:
“…Alzo gli occhi verso i monti, da dove mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore, Egli ha fatto cielo e terra.” (dal Salmo 120)
Sant’Agostino scriveva che i monti verso i quali il salmista guarda con fiducia sono le Sacre Scritture. In esse incontriamo un sacco di monti dove, sia nel Vecchio come nel Nuovo Testamento, avvengono fatti importanti, tutti buoni: Sinai, Tabor, Carmelo, Discorso della Montagna, il Monte degli Ulivi, il Calvario. Ma ci sono anche altri monti, alture, sui quali l’uomo si perde nell’idolatria, nell’ebbrezza del libertinaggio, della droga, del sesso, del piacere, del vuoto di una vita fine a sé stessa. Eppure anche da questi monti che sprofondano negli abissi si può alzare lo sguardo.
Quella della fatica nello scalare irti pendii ed ondulate cenge è certamente metafora per tradurre in termini facilmente comprensibili lo sfiancamento del vivere.
Chi, prima o poi, non si è trovato, o si trovi, a dover combattere la propria battaglia contro avversari più forti? Come una malattia propria o di un proprio caro; come un’oppressiva solitudine che tutto respinge, fin anche se stessi; come un urticante senso della vita che pretende di giustificare ogni nefandezza. Sono situazioni che senza l’aiuto del Signore difficilmente potranno trasformarsi in condizioni di vita accettabili. Bisogna, però, avere fiducia in Lui, confidare nella sua Chiesa, in essa ci sono quelle braccia pronte a sorreggere perché:
“…Domani io starò sulla cima del colle, con in mano il bastone di Dio.” (dal Libro dell’Esodo)

Mosè non alza solo lo guardo, ma pure le braccia per garantire la vittoria al suo popolo, quelle braccia che innalzano il bastone di Dio, l’unico garante dell’Antica e Nuova Alleanza perché:
“…Conosci le sacre scritture fin dall’infanzia: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene mediante la fede in Cristo Gesù.” (dalla Seconda Lettera di San Paolo a Timoteo).
Il popolo di Israele che ben conosceva le scritture fin dai tempi antichi può aver vinto, grazie alle promesse di Dio, battaglie su battaglie, conquistato territori e città, ma non ha capito che gli mancava solo la vittoria più importante: la salvezza portata da Gesù. Sapevano, a dire il vero, pregare con insistenza. Le loro liturgie erano meticolose e prolungate, nulla tralasciavano pur di accattivarsi il compiacimento del Signore. Pure se fra di loro c’era chi barava come il giudice del Vangelo di oggi. Tranquilli, il bastone di Dio si abbatterà pure su elementi come quelli, che sono della peggior specie. Si presentano con tutte le apparenze dell’uomo serio e morale. Costoro simulano un singolare rispetto ed un certo straordinario zelo verso la Legge, salvo approfittare della loro autorità per propri fini. Come quegli uomini che si celano in veste di agnello, ma nell’intimo sono lupi rapaci. Nulla, però, sfugge a Dio, passato, presente e futuro, e per loro non c’è scampo. Sarà sostegno quel bastone, invece, per gli oppressi e per i deboli:
“…E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di Lui? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente.” (dal Vangelo di Luca)
C’è solo da domandarsi se la storia non si ripete in ogni generazione, se anche in questo nostro tempo non viviamo condizioni simili: di scontri, di battaglie, di tradimenti, di travisamenti, di dubbi, di apostasie, di infiltrazioni, anche e soprattutto nella nostra Chiesa, al punto che non stentiamo a capire l’accorata domanda del Signore Gesù:
“…Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”
Es 17,8-13 / Sal 120(121) / 2Tm 3,14 – 4,2 / Lc 18,1-8

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