alla Madonna degli Angeli
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LA VITA CI INTERPELLA:
Critiche alla statua pro-life di Mentone
A Mentone, nel giardino dell’Hôtel des Ambassadeurs, sede della prima Biennale
d’Arte ontemporanea Sacra, che ha come tema «Ode alla vita», è stata installata
una scultura monumentale in
bronzo, realizzata dalla
nota artista Daphné du
Barry; questa scultura,
divenuta simbolo
dell’importante
manifestazione, raffigura la Vergine Maria piangente, china nell’atto
di raccogliere sette bimbi abortiti, per terra, ai suoi piedi. Per questo è stata intitolata
«Notre-Dame des Innocents»,
Nostra Signora degli Innocenti. Appena installata, è divenuta subito
bersaglio di feroci proteste da parte dei gruppi pro-choice,
scatenatisi anche via social: han definito l’opera d’arte «brutale», il suo messaggio «choccante», forti pressioni sono state subito esercitate sul Sindaco affinché la rimuova o quanto meno la faccia sparire dalla vista dei passanti. Secondo l’associazione Planning Familial 06 del Dipartimento delle Alpi Marittime, in questo caso l’arte sarebbe servita «come pretesto per colpevolizzare le donne»: «È di cattivo gusto – ha commentato la coordinatrice dell’organizzazione abortista, Claire Moracchini –. Una statua, che urta per il messaggio negativo, cui rimanda sull’aborto». A dar manforte ad abortisti e femministe sono subito giunti i media, che la sera stessa dell’inaugurazione della mostra hanno trasmesso servizi interessati più a scagliarsi contro la statua che a descrivere l’evento. L’autrice della statua, Daphné du Barry, dal canto suo, ha spiegato di aver voluto «semplicemente rendere testimonianza della bellezza, che rappresenta la vita. Quanti bambini non nati avrebbero potuto essere dei genii?». In realtà il messaggio, che la scultura vuol trasmettere, è davvero bello e profondo. A farsene interprete, è stata sulla stampa la presidentessa della Biennale, Liana Marabini, ripresa da FranceInfo: quelli raffigurati «sono bambini non voluti. Salvandoli», la Vergine «cerca di salvare anche le anime dei genitori, che li hanno rifiutati», ha dichiarato. E precisa: nessuna colpevolizzazione, dunque, anzi proprio l’opposto; le polemiche divampate sono del tutto «infondate», per cui l’opera d’arte «resterà al suo posto, davanti all’hotel. Per sempre». (da un articolo di Mauro Faverzani - Corrispondenza romana 16 ottobre 2019).
scatenatisi anche via social: han definito l’opera d’arte «brutale», il suo messaggio «choccante», forti pressioni sono state subito esercitate sul Sindaco affinché la rimuova o quanto meno la faccia sparire dalla vista dei passanti. Secondo l’associazione Planning Familial 06 del Dipartimento delle Alpi Marittime, in questo caso l’arte sarebbe servita «come pretesto per colpevolizzare le donne»: «È di cattivo gusto – ha commentato la coordinatrice dell’organizzazione abortista, Claire Moracchini –. Una statua, che urta per il messaggio negativo, cui rimanda sull’aborto». A dar manforte ad abortisti e femministe sono subito giunti i media, che la sera stessa dell’inaugurazione della mostra hanno trasmesso servizi interessati più a scagliarsi contro la statua che a descrivere l’evento. L’autrice della statua, Daphné du Barry, dal canto suo, ha spiegato di aver voluto «semplicemente rendere testimonianza della bellezza, che rappresenta la vita. Quanti bambini non nati avrebbero potuto essere dei genii?». In realtà il messaggio, che la scultura vuol trasmettere, è davvero bello e profondo. A farsene interprete, è stata sulla stampa la presidentessa della Biennale, Liana Marabini, ripresa da FranceInfo: quelli raffigurati «sono bambini non voluti. Salvandoli», la Vergine «cerca di salvare anche le anime dei genitori, che li hanno rifiutati», ha dichiarato. E precisa: nessuna colpevolizzazione, dunque, anzi proprio l’opposto; le polemiche divampate sono del tutto «infondate», per cui l’opera d’arte «resterà al suo posto, davanti all’hotel. Per sempre». (da un articolo di Mauro Faverzani - Corrispondenza romana 16 ottobre 2019).
La Parola: Lc. 1,39-45
In
quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una
città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena
Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu
fra le donne e benedetto il frutto
del tuo grembo!
A che cosa
devo che la
madre del mio
Signore venga da
me? Ecco, appena il tuo saluto è
giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E
beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».