DIARIO DI UN PELLEGRINO: Pamplona – Puente La Reina 8 Agosto 2007

Come Don Chisciotte della Mancia contro i mulini a vento

C’è proprio da crederci!...quando si alza la testa ed in lontananza si vedono disseminati i moderni mulini a vento e le gigantesche sagome di pellegrini a cavallo sull’Alto del Perdon, nel caldo del pomeriggio che vela e deforma paesaggio e cielo, sembra di essere parte del famoso romanzo di Cervantes.
Di certo, io e il Gianni, di mattino presto abbiamo vissuto una scena da film western. A Pamplona scarichiamo gli altri dieci e, alla guida dei due pulmini partiamo alla volta di Puente La Reina per lasciarne uno là e ritornare a Pamplona con l’altro. Prima di avviarci anche noi per la camminata odierna, decidiamo di farci un caffè e ne approfitto per andare ai servizi. A metà del bello sento il Gianni che mi urla di muovermi, di uscire e di andarcene velocemente perché presso il bancone del bar un diverbio si è trasformato in rissa con bottiglie rotte e mani sanguinanti. Abbiamo rinunciato a fare gli sceriffi dalla stella d’oro e ci siamo sbrigatamente allontanati verso Cizur Menor.
In questo paesino c’è un ostello dei Cavalieri di Malta, con tanto di bandiera con croce rossa su vessillo bianco, ma non li abbiamo chiamati perché nel frattempo era già arrivata una macchina della Guardia Civil.
Poco oltre questo paesino riusciamo a ricongiungerci con gli altri. Evidentemente l’esperienza vissuta ci ha messo le ali ai piedi, nonostante fossi stato costretto a camminare con i mocassini perché mi ero scordato gli scarponi a Zubiri: li avevo messi fuori ad asciugare e…lontano dagli occhi…lontano dai bagagli.
Dopo una breve sosta presso il villaggio di Zariquiegui (che nomi ragazzi!), tutti insieme riprendiamo il faticoso sentiero che ci porterà all’Alto del Perdon (770mt.) fra cespugli e campi di girasole che spingono all’armamento di macchine fotografiche per catturare colori e ombre. Una grossa chiesa campestre, diroccata e abbandonata ci invita alla posa per l’obiettivo, prima di riposare vicino alla Fonte del diavolo. La leggenda dice che il demonio creò questa fuente de la Riniega (la fonte del rinnegamento) per tentare i pellegrini offrendo acqua in cambio del rinnegamento della fede.
Quando la Marisa giunse sul colle osservò che la fonte è secca perché in tanti hanno voluto accettare l’acqua…io, invece, penso lo sia perché quel commercio, in quel punto, fosse poco redditizio, essendo troppo vicino ad un colle del “Perdono” che non lascia sedimentare le scorie del male.
Il fascino di questa giornata è proprio questo Alto del Perdon. Tralasciando di essere un po’ distratti dal monotono movimento delle eliche di questi ciclopici tralicci per la produzione di energia dal vento che soffia impetuoso, ma solo sul versante che dà su Pamplona, lo sguardo si perde nei profili di borghi e città fino agli Alti dei Pirenei. Poi il cuore ammira il monumento ai pellegrini rivolti verso Santiago, che offre alle stanche membra di riprendersi e di ristorarsi in una disincantata e poetica meraviglia che recita “ donde se cruza el camino del viento con el de las estrellas” (dove si incrocia il cammino del vento con quelle delle stelle).
La discesa verso Puente La Reina, in alcune guide, è presentata come difficile. A me non è sembrato, ma sicuramente lo è stato per il Giampiero che, appena intrapresa, s’è trovato senza una suola di una scarpa.
Poco prima del paesino di Uterga, dove avremmo pernottato, un simpatico e mastodontico sacerdote, con fattezze orientali, bardato come se fosse un disperso di guerra, seduto ai piedi di una colonna “crucerios”, donava a chi gli rivolgeva saluto la medaglietta della misericordia. La Mariella la tiene come una reliquia.
Dopo Maruzabal e Obanos ecco che ci immettiamo “donde el camino se hace uno”. Qui si congiungono i due cammini, quello “francese”, il nostro, e quello “Aragonese” che praticamente termina dopo aver fiancheggiato la Ermita Santa Maria di Eunate, piccola chiesa a stampo romanico ottagonale che richiama un’origine ed un’impronta di carattere templare: un gioiello architettonico.
Anche Obanos è un centro interessante con una chiesa ed una piazza che fanno il cuore di questo interessante paese.
Poco prima di entrare in Puente superiamo un pellegrino siciliano, dichiaratamente in difficoltà, zoppicante, a piccoli passi arrancava, molto probabilmente una tendinite, cui abbiamo offerto il nostro aiuto. Cortesemente e decisamente ci risponde che lui arriverà a Santiago, lui non si arrende, e ce la farà. Questo è lo spirito che anima la maggior parte dei pellegrini, altri ne abbiamo incontrati nel prosieguo del cammino.
E finalmente ci troviamo sul ponte romanico dell’ XI secolo, bellissimo, fatto costruire dalla regina Munia per facilitare il transito. Ecco il perché del nome Puente La Reina. La città si sviluppa su un’unica via, Calle Mayor (tutti i paesi, noterò, hanno una calle mayor), che evidenzia come la crescita urbanistica ed economica siano condizionati dalla dimensione religiosa che è pure testimoniata da due significative chiese: quella del “Crocifisso”, anche questa di fondazione templare, e quella di “Santiago” situata al centro del paese con un’importante facciata romanica ed un grandioso “retablo”. Il retablo è una costante di tutte le chiese spagnole: un altare quasi sempre dorato di stile baroccheggiante che racconta fatti biblici e rappresenta personaggi che presentano la testimonianza alla santità. In particolare non si può non sostare davanti a un Crocifisso ligneo a forma di Y del XIV detto “Cristo Renano”. Contemplarlo è facile e mi aiuta una preghiera di San Tommaso d’Aquino “…fa’ che io cammini verso di Te, Signore, per una via sicura, che conduca alla meta, una via che non si smarrisca né fra le prosperità né fra le avversità, così che io Ti renda grazie nelle cose prospere e nelle cose avverse io conservi la pazienza, non lasciandomi né esaltare dalle prime, né abbattere dalle seconde”.
E dopo la fatica e la preghiera, il riposo. Con i pulmini torniamo a Uterga, proprio quattro case ai piedi del Perdon, dove, però c’è un Hostal che ci offre tutti presupposti per una sera e una notte serene,in vista di un riposo tranquillo.   

Gaetano Mercorillo