20 marzo 2016

33…. PERSONAGGI IN CERCA D’AUTORE



Durante la S. Messa della domenica delle Palme, di solito, non vengono proposte le omelie perché la celebrazione della Parola è impegnativa e lunga, centrata sugli ultimi giorni di vita, la Passione  di Gesù. Queste ultime ore dell’esistenza terrena di Cristo iniziano da un monte, quello degli Ulivi, e finiscono sul monte Calvario. Si snodano sulla via, dapprima gioiosa, quella dell’entrata a Gerusalemme, poi su quella dolorosa, quella che esce oltre le mura per giungere alla collina detta del Cranio.
La via gioiosa coincide con la festa che viene tributata al Re dei Re, che entra in città sul dorso di un puledro, cui anche le “pietre gridano” giubilanti di mantelli e palme che vengono stesi davanti al Messia acclamato come Figlio di Davide.

E’ evidente, come dice Isaia che “il Signore Dio mi assiste” e come, invece, dice il Salmo “dal grembo di mia madre sei Tu il mio Dio…ecco l’opera del Signore”. Che bella espressione. Rendiamoci conto che vale per ciascuno di noi e per ogni essere umano che viene chiamato alla vita. Così come lo è stato per tutti quei personaggi che costellano il racconto della Passione secondo Luca e che ciascuno, nel proprio, meriterebbe un breve profilo utile per una comparazione con i comportamenti di oggi.
Per esempio gli Apostoli. Giuda che tradisce con un gesto di affetto, il bacio. Quante volte vediamo rappresentato questo gesto, la cui banalizzazione ormai rasenta la spudoratezza e non giova a nessuno, anzi l’affettività che rappresenta ne viene ulteriormente deprezzata.
Pietro che tradisce per paura, pur nella sua irruenza, un po’ come quanti si accendono per partire “lancia in resta” ed al primo ostacolo si ritirano in canonica.
Giovanni che, racconta l’altro Vangelo, non ha invece timore di restare sotto la croce, come quei cristiani di Aleppo, in Siria, che non fuggono, pronti al martirio pur di restare fedeli alla propria terra, alla propria dignità di figli di Dio.
Gli altri nove, di cui, invece, non si sa nulla e che certamente rimasero lì impalati o nascosti mentre portavano via il loro Signore, così come quelli fra di noi che si lasciano espropriare il crocifisso dalle scuole, i presepi dalle piazze, la famiglia dalle istituzioni.
Abbiamo, poi, gli anziani del popolo, i capi dei sacerdoti, gli scribi che pensano di essere nel giusto, senza capire che con la violenza non si ottiene nient’altro che ingiustizia, come quella di condannare un innocente.
I potenti di oggi sono ben rappresentati da Pilato e Erode che, addirittura, “diventano amici” nel lavarsi le mani dai problemi che, anzi, così facendo contribuiscono ad alimentare.
Simone di Cirene rompe la carrellata di pusillanimi che sfila sui nostri schermi. Non è ancora seguace di Cristo, ma il suo braccio sotto il palo della croce e attorno alle spalle di Gesù sono l’esempio vivente della futura carità cristiana.
Le donne del popolo non sono altro che le donne di oggi, disperate, piangenti a cui viene tolta anche la certezza della maternità, segno di una sterilità che prefigura la distruzione, e non solo come quella di Gerusalemme.
I malfattori che subiscono il loro, perché è ciò che ciascuno si merita quando persevera nel male. E non c’è speranza nella misericordia se non si è capaci di pentirsi umilmente e con
animo contrito.
I soldati che non si rendono conto di ciò che eseguono, come coloro che alzano pedissequamente la mano in Parlamento, salvo poi rendersi conto dell’assurdità cui hanno collaborato, come il centurione che “dava gloria a Dio” dicendo “veramente quest’uomo era giusto”.
Giuseppe d’Arimetea chiude questa galleria di uomini e donne nella Passione del Vangelo di Luca, che conferma il suo stile, quello della tenerezza, nel presentare un uomo “buono e giusto”.
Come cambierebbe il mondo se ciascuno di noi cercasse con tutte le sue forze, con tutto il suo cuore, di crescere nel e per il buono, di lavorare,d’impegnarsi per un mondo più giusto. Con lo stile di chi, come Giuseppe, è testimone delle prime opere di misericordia corporali e spirituali. Questo è quello che San Paolo ai Filippesi chiede “abbiate gli stessi sentimenti di Cristo…assumendo una condizione di servo”
Sta a noi scegliere, ora, a quale personaggio accostarsi per seguire Gesù sulla via della Croce.
Lc 19,28-40 / Is 50,4-7 / Sal 21(22) / Fil 2,6-11 / Lc 22,14-23,56

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