Domenica XXVI T.O.(Anno A)
Tanto per essere chiari e non farci
abbagliare da facili sovraesposizioni: il paradiso non è pieno di miscredenti e
prostitute a discapito di chi nella vita ha cercato di essere fedele alla Legge
del Signore:
“…in verità io vi dico: i pubblicani e le
prostitute vi passano avanti nel Regno di Dio.…perché hanno creduto a
Giovanni…” (Vangelo di Matteo)
Hanno creduto, questa è l’azione che li porta
avanti, proprio perché credendo hanno cambiato stile di vita. Pensiamo, tanto
per intenderci, a Matteo stesso, o come si dice, a Maria Maddalena. Mi viene
spontaneo il suo ricordo quando agli incroci delle strade velocemente si
svendono quelle poveracce. Non è in quel modo di vivere, fermo restando la
volontà di perseguirlo, che si garantiscono il passaggio verso il Regno. Che
poi ci vorrebbero tanti nuovi “Don Oreste Benzi”, ma questo è un altro
discorso.
Se non altro, però, c’introduce all’ascolto del profeta Ezechiele:
Se non altro, però, c’introduce all’ascolto del profeta Ezechiele:
“…Ascolta dunque casa di Israele: non è retta
la mia condotta o piuttosto non è retta la vostra?”
Ci mette o no in difficoltà questa domanda
del Signore? Effettivamente tante volte ci lamentiamo per questo o per quello,
per le tante disgrazie che accadono nel mondo, per le stragi di innocenti che
sistematicamente avvengono negli ospedali, nei ventri materni, senza che il
Buon Dio intervenga nel castigo o nel riequilibrare le condizioni ingiuste.
Molti non credono in Dio proprio per la sua “assenza” o per una presunta condotta
che non coincide con gli standard politicamente corretti degli uomini. Appunto,
questo modo di ragionare è la condotta che viene condannata chiaramente dal
Signore, chiamandoci alla conversione che ci viene consigliata e proposta, per
esempio, con il Salmo:
“Mi proteggano integrità e rettitudine perché
in te ho sperato…A te Signore innalzo l’anima mia…Chiunque in Te spera non
resta deluso.”
Una canzone offertoriale utilizza
quest’ultima espressione per sottolineare:
“io ti offro la mia vita, o mio Signore, io
ti offro tutto di me, tutto di me…chiunque in te spera non resta deluso…”
Ecco come in questa speranza viene messa in
offerta la nostra vita e, se l’intenzione è veramente questa, come risulta
ancora più comprensibile la gioia di San Paolo quando incontra i Filippesi:
“…rendete piena la mia gioia con un medesimo
sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi.”
Non è per niente scontato quanto auspica
l’Apostolo delle genti, cioè quell’essere unanimi e concordi, come ben dimostra
l’attuale situazione della nostra Chiesa. E la colpa è quasi sempre da
addebitare a noi “ministri ordinati” che ci comportiamo come quei Giudei cui
Gesù rinfaccia la loro incredulità nei confronti di Giovanni:
“…voi, avete visto quel che faceva Giovanni,
ma poi non vi siete neppure pentiti così da credergli.” (Vangelo di Matteo)
Sostanzialmente dovevano credere al Battista
che “…venne a voi sulla via della giustizia”, ma lasciamo perdere i sofismi di
quegli ebrei e veniamo a noi. Adesso noi non abbiamo solo Giovanni, ma abbiamo
soprattutto Gesù e la giustizia che ci propone di perseguire sulla via della
nostra vita è proprio lui stesso. Allora potremmo anche essere stati
volutamente non credenti, potremmo anche esserci venduti al mondo alla stregua
delle prostitute, ma proprio in forza della ricerca di quella “via di
giustizia” che diventa la nostra, allora potremo davvero avere qualche chance
di passare avanti.
Ez 18,25-28 / Sal 24(25) / Fil 2,1-11 / Mt
21, 28-32
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