Domenica XXXI T.O.(Anno A)
Sappiamo bene chi sta seduto sulla cattedra,
non più dI Mosè, di Roma. Il Vangelo di Matteo vale anche per loro:
“…sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli
scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite
secondo le loro opere…”
Non mi intendo più di tanto di scribi e
farisei, ma non ci vuole molto per capire che nella Chiesa, cattolica,
apostolica, romana, oggi vige una grandissima confusione.
Bisogna dire che c’è anche una notevole
capacità di autocritica se si è disposti a lasciarsi prendere dalle invettive
del profeta Malachia:
“…voi invece avete deviato dalla retta via e
siete stati d’inciampo con il vostro insegnamento”.
Vi rendete conto di cosa ci sta dicendo la
Parola? Chi devia dalla retta via se la dovrà vedere con il Signore nel suo
giorno di giudizio, inoltre avrà a carico l’aggravante di essere stato
d’inciampo con il suo insegnamento nei confronti di coloro che era tenuto ad
istruire, sostenere, custodire.
C’è da dire che tale condanna è un po’
mitigata dalla saggezza di San Paolo che si esplica nella Lettera ai
Tessalonicesi:
“…invece siamo stati amorevoli in mezzo a
voi, come una madre che ha cura dei propri figli…l’avete accolta non come
parola di uomini, ma come Parola di Dio che opera in voi credenti”.
Ancor più mi piace quell’espressione di San
Paolo quando si equipara ad una madre, quella madre che ha cura dei propri
figli.
Non so se direbbe la stessa cosa, se fosse
proiettato ai nostri giorni. Ma questo è un altro discorso. Quella similitudine
gli serviva per evidenziare come solo la Parola di Dio opera tra i credenti.
Ecco perché, se capisco quanto l’Apostolo
comunica, voglio essere soggetto attivo come quello riportato dall’estensore
del Salmo:
“…io invece resto quieto e sereno: come un
bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è in me l’anima
mia”.
In quella confusione al limite
dell’apostasia, queste indicazioni del salmista sono di conforto. Ritorna anche
il riferimento alla figura della madre. Il bimbo svezzato nelle sue braccia
esalta la tenerezza di chi lo custodisce. Ed è bello pensare che, quando
ascoltiamo con filiale obbedienza la Parola del Signore, Lui s’intenerisca e ci
guarda come una madre che culla in cuor suo il bambino, frutto del dono della
vita.
In quella confusione che non conosce tregua,
che periodicamente avvinghia la Chiesa, cattolica, apostolica, romana, si
capisce che il riferimento certo non rimane che, ancora una volta, il Vangelo:
…e non fatevi chiamare “guide” perché uno
solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra di voi è il più grande, sarà vostro
servo; chi invece si esalterà sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato.
Purtroppo è vero che la tentazione è sempre
in agguato: tanto più ci si sente importanti, tanto più ci si gasa.
Dimenticandosi di quale sia la nostra funzione nell’ambito della Chiesa, quella
di essere “servo” e non capo di chissà che cosa. Perché il capo, nel corpo che
è la Chiesa, posa solo in Cristo. Su questo non ci piove e chi lo dimentica
avrà poi da pentirsene nella più miserevole umiliazione.
Non c’è cattedra che tiene, è una legge che
vale per tutti.
Ml 1,14a--2,2b.8-10 / Sal 130(131) / 1Ts 2,7b-9.13 / Mt 23,1-12
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