4 novembre 2017

LE CATTEDRE DI ROMA



Domenica XXXI T.O.(Anno A)
Sappiamo bene chi sta seduto sulla cattedra, non più dI Mosè, di Roma. Il Vangelo di Matteo vale anche per loro:
“…sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere…”
Non mi intendo più di tanto di scribi e farisei, ma non ci vuole molto per capire che nella Chiesa, cattolica, apostolica, romana, oggi vige una grandissima confusione.
Bisogna dire che c’è anche una notevole capacità di autocritica se si è disposti a lasciarsi prendere dalle invettive del profeta Malachia:
“…voi invece avete deviato dalla retta via e siete stati d’inciampo con il vostro insegnamento”.

Vi rendete conto di cosa ci sta dicendo la Parola? Chi devia dalla retta via se la dovrà vedere con il Signore nel suo giorno di giudizio, inoltre avrà a carico l’aggravante di essere stato d’inciampo con il suo insegnamento nei confronti di coloro che era tenuto ad istruire, sostenere, custodire.
C’è da dire che tale condanna è un po’ mitigata dalla saggezza di San Paolo che si esplica nella Lettera ai Tessalonicesi:
“…invece siamo stati amorevoli in mezzo a voi, come una madre che ha cura dei propri figli…l’avete accolta non come parola di uomini, ma come Parola di Dio che opera in voi credenti”.
Ancor più mi piace quell’espressione di San Paolo quando si equipara ad una madre, quella madre che ha cura dei propri figli.
Non so se direbbe la stessa cosa, se fosse proiettato ai nostri giorni. Ma questo è un altro discorso. Quella similitudine gli serviva per evidenziare come solo la Parola di Dio opera tra i credenti.
Ecco perché, se capisco quanto l’Apostolo comunica, voglio essere soggetto attivo come quello riportato dall’estensore del Salmo:
“…io invece resto quieto e sereno: come un bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è in me l’anima mia”.
In quella confusione al limite dell’apostasia, queste indicazioni del salmista sono di conforto. Ritorna anche il riferimento alla figura della madre. Il bimbo svezzato nelle sue braccia esalta la tenerezza di chi lo custodisce. Ed è bello pensare che, quando ascoltiamo con filiale obbedienza la Parola del Signore, Lui s’intenerisca e ci guarda come una madre che culla in cuor suo il bambino, frutto del dono della vita.
In quella confusione che non conosce tregua, che periodicamente avvinghia la Chiesa, cattolica, apostolica, romana, si capisce che il riferimento certo non rimane che, ancora una volta, il Vangelo:
…e non fatevi chiamare “guide” perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra di voi è il più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato.
Purtroppo è vero che la tentazione è sempre in agguato: tanto più ci si sente importanti, tanto più ci si gasa. Dimenticandosi di quale sia la nostra funzione nell’ambito della Chiesa, quella di essere “servo” e non capo di chissà che cosa. Perché il capo, nel corpo che è la Chiesa, posa solo in Cristo. Su questo non ci piove e chi lo dimentica avrà poi da pentirsene nella più miserevole umiliazione.
Non c’è cattedra che tiene, è una legge che vale per tutti.
Ml 1,14a--2,2b.8-10 / Sal 130(131) / 1Ts 2,7b-9.13 / Mt 23,1-12

digiemme