Quarta Domenica di Quaresima (anno A)
Passando, mentre era sulla strada:
“…passando, vide un uomo cieco…”.
Riusciamo ad immaginare la scena? E’ come se,
in attesa di entrare in chiesa per la messa domenicale, ecco, passando, Lui ci
guarda, ha compassione della nostra opacità e ci cerca (chiede di noi e capisce
che riusciamo a vedere solo la punta del nostro naso), si fa conoscere (non
recitiamo forse il Credo?), ci tocca (ci ricrea, ecco il senso dell’impastare e
dello spalmare) , ci invia, manda a lavarsi nella piscina (non c’immergiamo
forse nell’acqua al segno della croce?).
“…va’ a lavarti nella piscina di Siloe, che
significa “Inviato”, si lavò e tornò che ci vedeva.”
Il non vedente, come si direbbe oggi,
incredulo che qualcuno s’interessasse di lui, non aveva nulla da perdere e
fiducioso fece quello che gli veniva ordinato.
Noi, invece, fiduciosi solo di noi stessi,
certi di vederci più che bene, scantoniamo, non obbediamo ai comandi e non ci
laviamo gli occhi neanche a piangere in cinese. Di conseguenza, ancora non ci
vediamo, ancora non riusciamo a cogliere che:
“…ora il frutto della luce consiste in ogni
forma di bontà, giustizia e verità…non partecipate alle opere delle tenebre che
non danno frutto, ma piuttosto condannatele apertamente.” (Lettera agli Efesini).
Se ancora dubitiamo che bontà, giustizia e
verità possano cambiare il volto della società, se ancora partecipiamo
all’indifferentismo che caratterizza il vivere quotidiano, se ancora non ci
arrischiamo a condannare apertamente il male, vuole dire che siamo proprio
fermi all’apparenza.
“…non conta quel che vede l’uomo; infatti
l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore.” (dal primo libro di
Samuele).
Se il Signore, però, vede, ed è così, il
nostro cuore, com’è bello, allora, poter gioire con il Salmo: “…Sì, bontà e
fedeltà mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita.”
Il Signore ci dice, inoltre, che se anche
avessimo peccato, se anche i nostri genitori avessero peccato, come per il
cieco nato e i suoi genitori, non sarebbe questa la causa della nostra cecità,
ma è perché in noi siano manifestate le opere del Buon Dio.
Siamo inviati, diamo perciò testimonianza,
come il cieco, onoriamo la sua divinità, lasciamo che si manifestino in noi le
sue opere, non abbiamo timore perché Lui è il Buon Pastore, (il Signore è il
mio pastore, non manco di nulla) ci invita alla sua mensa, vede nell’intimità
del nostro cuore, Lui che per primo è bontà, è fedeltà.
Lui ci toglie dalle tenebre, ora siamo luce
del Signore, al punto di poter dire “credo Signore”.
Solo così riusciremo anche a non partecipare
più alle opere delle tenebre e a condannarle apertamente.
Lasciamoci ungere, il Battesimo l’abbiamo
ricevuto, l’acqua ci ha lavato dalla cecità, l’olio ci ha segnato alla
vocazione, diciamo “credo Signore” e non avremo più alcun timore, “anche se me
ne vado per una valle oscura”…perché tu, Signore, sei con me, tu sei con noi.
1Sam 16,1°.4.6-7.10-13 / Sal 22(23 / Ef
5,8-14 / Gv 9,1-41
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